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Foto - Castello degli Schiavi
Per saperne di più: pagina Etnanatura--> Castello degli Schiavi

Foto di: Etnanatura, Angelo Tecchese La Spina, Mario Scuderi

Descrizione:
Il Castello degli Schiavi, gioiello del barocco rurale siciliano del '700, è ubicato sulla via Marina (anticamente Via Mulinelli), che da Fiumefreddo di Sicilia scende verso Marina di Cottone. Il nome del castello proviena da una leggenda. Si narra che, circa due secoli fa, un abile medico palermitano, certo Gaetano Palmieri, salvò da una gravissima malattia il figlio del Principe di Palagonia, il Gravina-Crujllas, e che questi, grato, gli donò un appezzamento del suo feudo situato vicino al fiume Fiumefreddo. Il Palmieri volle costruirvi una villa fortificata per abitarla per lunghi periodi dell'anno anche perchè quel luogo era molto gradito alla bella moglie, Rosalia, che amoreggiava, però, con un certo Nello Corvaja di Taormina. Un giorno, purtroppo, sbarcarono dei pirati turchi, i quali si diedero al saccheggio e, giunti al castello, rapirono i due proprietari; ma, mentre stavano per arrivare alla spiaggia per fuggire furono raggiunti da alcuni giovani armati, con a capo il Corvaja (che dall'alto di Taormina aveva visto approdare le tristi galere). I pirati furono così uccisi o vennero messi in fuga ed i Palmieri liberati. Per ringraziare il Padre Eterno fu eretta una chiesetta, accanto al castello, dedicata alla Madonna della Sacra Lettera, e fu costruita la loggia nella quale vennero poste le due statue di turchi, che sembrano guardare ansiosi verso il mare, come in attesa di essere liberati dai loro compagni, ed è proprio grazie a queste due statue che il Castello è stato soprannominato "degli Schiavi". Il castello è oggi di proprietà della Famiglia Platania, baroni di Santa Lucia. All'ingresso del castello vi è un maestoso portale con un arco di pietra lavica raffigurante, al centro, un saraceno dal viso arrabbiato, sormontato da una conchiglia tipica del migliore barocco catanese di quel periodo. L'arco poggia su due false mensole che stanno come a sostenere i due laterali lavici del portale. Tutto il portale alterna rettangoli spianati (con una linea chiusa incavata per tutto il perimetro, posta all'interno di questo di 2,5 cm.) con altrettanti aventi una piramide, atipica al vertice, in rialzo. Appena entrati si viene subito colpiti dalla loggia (alta 3 metri e larga 4,5 per 3 metri) presente sulla sommità del castello, dalle cui aperture stanno "�affacciate" le caratteristiche statue dei due mori e dalla quale il padrone delle terre poteva controllare i lavori nei campi. Gli interni della villa sono formati da un piano inferiore collegato con lo scantinato, dove non sembra esserci traccia di palmento, ma era, ed è, un luogo fresco dove mantenere a buona conservazione cibi e vini. In questo suggestivo ambiente è presente una botola, dalla quale inizia un passaggio sotterraneo che portava probabilmente alla Torre Rossa di Fiumefreddo. Proprio la suggestione che promanano questi ambienti sotterranei nel 1998 Franco Battiato lo scelse come per la produzione del video musicale Schock in My Town. Al piano superiore troviamo otto stanze, ricolme di pregevoli oggetti: quadri di antichi signori, lo stemma dei Gravina in toson d'oro di Spagna, la bandiera con lo stemma dei Savoia, libri di pregio, mobili del secolo scorso. Il castello gode di un ampio cortile dove è presente un pozzo, al centro di esso, e la chiesetta, anticamente dedita al culto di San Giovanni, edificata nel 1544 da Ferdinando Gravina-Crujllas, così come si legge nella lapide posta all'ingresso. In seguito, nel 1840 circa, la chiesetta fu dedicata al culto della Madonna della Lettera. Il Castello degli Schiavi è famoso in tutto il mondo perché è stato utilizzato più volte come set cinematografico. Nel 1968 Pier Paolo Pasolini vi girò alcune parti de L'orgia; raggiunse la fama mondiale grazie a Francis Ford Coppola che lo preferì per l'ambientazione delle scene principali de Il Padrino, sia parte I (1972) che II (1974), come l'indimenticabile esplosione della macchina dopo il matrimonio.
Da http://www.icastelli.it
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