• Monastero Musolino

    Monastero Musolino

  • Fico della Rotonda

    Fico della Rotonda

  • Grotta Giuffrida

    Grotta Giuffrida

  • Santa Maria di Nuovaluce

    Santa Maria di Nuovaluce

  • Torre Mina

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  • Nido di Aquila

    Nido di Aquila

  • Grotta della Taddarita

    Grotta della Taddarita

  • Castagno di Serruggeri

    Castagno di Serruggeri

  • Monte Lepre

    Monte Lepre

  • Torre Albospino

    Torre Albospino

  • Mulini di Aci

    Mulini di Aci

  • Acquedotto romano Porrazzo

    Acquedotto romano Porrazzo

  • San Giuseppe Aci Catena

    San Giuseppe Aci Catena

  • Bocche di Santoro

    Bocche di Santoro

  • Schiena dell Asino Piano Vescovo

    Schiena dell Asino Piano Vescovo

  • Lago Ogliastro

    Lago Ogliastro

  • Monte Mojo

    Monte Mojo

  • Monte Recavallo

    Monte Recavallo

  • Palazzo Corvaja Taormina

    Palazzo Corvaja Taormina

  • Coda di Volpe

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Foto - Cava Renna
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Foto di: Angelo Vaccaro

Descrizione:
Cava Renna Il percorso descritto espone la parte più naturalistica della Cava, la più settentrionale di una lunga incisione valliva che partendo dalla periferia sud di Ragusa sfocia dopo circa 30km nel Mar Mediterraneo tra Marina di Ragusa e Punta Secca : in successione infatti abbiamo da nord a sud oltre la citata Cava Renna, la Cava Zannafondo, la Cava di San paolo, il Vallone Grassullo e la Cava Biddemi. Così come il tratto della Cava di San Paolo prende il nome da una presunta grotta rupestre dedicata al santo che abbiamo decritto in altra occasione, la c.da Renna cui la Cava Renna è il solco vallivo che la caratterizza , è un toponimo che si origina dalla corruzione popolare del cognome di tal gesuita Girolamo Renda Ragusa (1665-1727) agiato proprietario del feudo che alla morte donò ai frati gesuiti ragusani (fonte : Giuseppe Cultrera, “I monaci rubacuori di Cava Renna” del 05/08/2022). La storia del paesaggio della Cava Renna ( e di tutto il territorio circostante fino al mare), così come oggi lo vediamo, inizia nel XV° secolo allorchè il Conte di Modica concede queste terre in enfiteusi che vengono quasi subito parcellizzate : testimonianze tipiche di questo passaggio è la sistematica spietratura dei vasti terreni dal cui materiale si realizzeranno i caratteristici interminabili filari di muretti a secco che ritaglieranno intere vallate e pianori destinati al latifondo estensivo. Questo lavoro con la relativa messa in produzione purtroppo sacrificherà la primigenia copertura vegetale a bosco (soprattutto querceti a lecci e roverelle ma in particolar modo le sughere di cui ne rimane un unico esemplare a monte di Cava Renna). Oggi la residua copertura vegetale è riscontrabile solo con piccole leccete nei fondovalle rocciosi e incoltivabili e con la residua macchia mediterranea scampata al pascolo e agli incendi.
Angelo Vaccaro
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