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Descrizione:
L'eruzione dell'Etna del 1669 generó enormi flussi di lava che coprirono numerosi casali situati alle pendici del vulcano, arrivando fino a Catania. Tra i casali seppelliti dalla lava vi fu quello di Malpasso, facente parte del territorio del Principato di Paternó. I cittadini di detto casale fuggirono, e il principe Luigi Guglielmo Moncada La Cerda fece emanare dal Vicerè di Sicilia un decreto nel quale, ricordando il vincolo che legava gli abitanti alla terra e al loro signore, stabiliva: «nessuna persona di qualsiasi stato, grado et condizione che sia delli quattro casali di Malpasso, Nicolosi, Guardia e Camporitundo presuma nè tenti uscire di coteste terre con le loro robbe e famiglie per andare ad habitare in altro luogo baronale,ma dover habitare nella nuova terra che si sta per fabricare sotto pena di anni tre di carcere e d'altre a nostro arbitrio riservate». Il sito individuato per la ricostruzione del nuovo casale fu piú a sud di Malpasso, nelle vicinanze del feudo di Valcorrente, su una proprietá del Monastero di San Placido di Catania, detta Carmena. Il Principe di Paternó diede all'ente proprietario l'equivalente in altri fondi rustici e nella localitá ricca d'acqua e piú lontana dal pericolo delle eruzioni dell'Etna si inizió la costruzione della nuova cittá denominata Fenicia Moncada. Il nuovo toponimo, con la sua allusione alla fenice, mitico uccello che rinasce a nuova vita dopo essere stato bruciato dal fuoco, voleva esprimere un augurio e rendere omaggio al Principe Moncada, signore di Malpasso. Il piano regolatore venne redatto da Carlo Manosanta, architetto degli Stati del Principe di Paternó, su commissione di Stefano Riggio, principe di Campofiorito, governatore generale di questi Stati. Il nuovo centro abitato prese subito forma, e nel 1670 era giá attiva la chiesa madre, che venne completata nel 1682. La popolazione di Fenicia Moncada al 1682 contava 1.500, e subí un ulteriore incremento con la nascita del quartiere Stella Aragona, passando a circa 2.900 abitanti nel 1686. L'insediamento di Stella Aragona si sviluppó sull'antico casale di Guardia, coperto dalla lava del 1669. Il terremoto del Val di Noto del 1693 che colpí e distrusse gran parte dei centri della Sicilia orientale, e causó numerose vittime, colpí anche Fenicia Moncada e Stella Aragona, completamente distrutte dal sisma. Le vittime causate dal terremoto a Fenicia Moncada furono 14 su un totale di 1.651 abitanti, e gli abitanti superstiti, anche a causa della malaria provocata alle vicine paludi di Valcorrente, abbandonarono il sito e in accordo con Francesco Notarbartolo, inviato del Principe di Paternó, si trasferirono in localitá San Nicola dove venne fondato il nuovo centro di Belpasso. Dell'antico abitato di Fenicia Moncada, ai giorni nostri non rimangono che pochissime e poco visibili tracce, malamente soverchiate e sostituite da un recente agglomerato residenziale abusivo.
Fonte Wikipedia.
L’indagine archeologica, condotta dalla Soprintendenza di Catania nel 2007, ha portato alla luce una fattoria romana, caratterizzata da molteplici fasi di vita (III-VII sec. d.C), nella zona di un precedente insediamento ellenistico (IV-II sec. a.C.). In età tardo bizantina (VIII-prima metà del IX secolo d.C.) è stata costruita una basilica a tre navate con nartece, in parte distruggendo i resti della fattoria e quelli di una di una frequentazione insediativo-rurale più tarda della zona (VIII secolo d.C.). La basilica è stata modificata più volte, poi trasformata in un deposito amorfo di pietre. La sua planimetria (21,90 m E/W x 16,60 m N/S) si inquadra in un forma aritmetica di 5×4 quadrati che comprende il nartece e l’abside, con un rapporto 2:1 per la larghezza della navata centrale da quelle laterali, e una base metrica dimensionata in base a un piede di m. 0,2964, con un modulo base di m. 4,15 corrispondenti a 14 piedi. Questa pianta è simile a quella di altri edifici religiosi siciliani tradizionalmente datati tra il V e il VI sec. d.C., rivelandosi così ben ancorata alla tradizione costruttiva della tarda antichità.
La centralità dell’insediamento (non lontano dall’acquedotto romano che attraversava questa zona e accanto a rete stradale di lunga distanza in uso dall’epoca romana a quella tardo-medievale), spiega la continuità della vita di un insediamento che era chiaramente snodo cruciale di questa zona.
Fonte Fastionline.
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