Descrizione:
Il cotogno (Cydonia oblonga, Mill. 1768) è una pianta della famiglia delle Rosaceae coltivata per i suoi frutti.
è una delle più antiche piante da frutto conosciute: era coltivato già 4.000 anni fa dai Babilonesi, tra i Greci era considerato frutto sacro ad Afrodite e in epoca romana era ben noto, venendo citato da Catone, Plinio e Virgilio.
Le varietà con i frutti a forma di mela sono dette meli cotogni, mentre quelle con i frutti più allungati sono dette peri cotogni. Ovviamente, trattandosi di specie ben definita, pur avendo il frutto a pomo che può assumere diverse forme, il cotogno è una pianta da frutto distinta da meli e peri.
Si presenta come un piccolo albero deciduo, che può raggiungere i 5-8 m di altezza.
Le foglie alternate, semplici, sono lunghe 6-11 cm, con margine intero, pubescenti (finemente pelose).
I fiori sono bianchi o rosa, con cinque petali, con corolle di 5-7 cm di diametro; la fioritura avviene tardivamente (fine aprile inizio di maggio), e si ha dopo la emissione delle foglie.
I frutti, di colore giallo oro intenso, sono di dimensioni variabili, (a volte molto grandi in alcune varietà) asimmetrici, maliformi o piriformi. La buccia del frutto è fittamente ricoperta di peluria che scompare a maturazione ed è comunque facilmente rimossa. La polpa è facilmente ossidabile (scurisce all'aria), poco dolce ed astringente.
I semi sono poligonali, numerosi, spesso agglutinati tra loro da uno strato di mucillagine.
è l'unica specie del genere Cydonia. Altre specie in precedenza incluse in questo genere sono oggi attribuite ad altri generi. Tra esse il cotogno cinese (Pseudocydonia sinensis), e alcune specie del genere Chaenomeles.
Originario dell'Asia Minore e della zona del Caucaso, oggi è diffuso principalmente nell'areale occidentale del Mediterraneo ed in Cina; un tempo molto diffuso anche in Italia, dagli anni '60 ad oggi si è verificata una notevole contrazione della produzione dato che la distribuzione dei frutti non interessa le grandi reti commerciali.
Data la limitata dimensione propria delle piante di cotogno, governata anche da opportune potature, i cotogni trovano spazio e sono ancora coltivati in orti e frutteti domestici.
Non è possibile il consumo allo stato fresco dei frutti, hanno polpa dura anche a maturità, pochissimo dolce ed astringente.
Il frutto è usato per la preparazione di confetture, gelatine, mostarde, distillati e liquori.
La condizione di limitata dolcezza della polpa non significa assenza di zuccheri, ma la loro presenza sotto forma di lunghe catene glucidiche, che danno l'effetto soggettivo della scarsa dolcezza; con la cottura, nella preparazione di confetture, e quindi con la frammentazione dei polisaccaridi la polpa assume una dolcezza intensa, e la liberazione di un profumo di miele. L'elevato contenuto di pectina produce un veloce addensamento della confettura o della gelatina, limitando i tempi di cottura. In epoca precedente la diffusione dello zucchero raffinato la confettura semisolida di cotogne era con il miele (costosissimo) uno dei pochi cibi dolci facilmente disponibili e soprattutto ben conservabili.
I frutti venivano anche posti negli armadi e nei cassetti per profumare la biancheria.
Un liquore a base di Cotogna denominato sburlon viene prodotto nel parmense e in particolare più precisamente nella Bassa vicino a Roccabianca (PR).
La cosiddetta Cotognata, gelatina semisolida in piccoli pezzi, è famosissima nel "Ragusano", nell'area dell'Etna e nel Basso Lodigiano, soprattutto a Codogno.
Il frutto del cotogno è usato come nutrimento dalle larve (bruchi) di alcune specie di lepidotteri (farfalle) quali Bucculatrix bechsteinella, Bucculatrix pomifoliella, Coleophora cerasivorella, Coleophora malivorella.
La parola marmellata viene dal portoghese marmelo che è il nome lusitano del cotogno.
Da Wikipedia.