Linum usitatissimum
Linum usitatissimum
Nome:
Linum usitatissimum
Descrizione:
Il lino comune (Linum usitatissimum L., 1753) è una pianta della famiglia delle Linacee. <br>Storia. È stata una delle prime colture domesticate: fin dall'antichità è stato ampiamente coltivato in Etiopia e in Egitto; in una grotta, nella Repubblica della Georgia, sono state trovate fibre di lino tinte, databili al 30000 a.C.. Si stima che la coltivazione del lino, probabilmente originario della zona compresa tra il Golfo Persico, il Mar Caspio e il Mar Nero, risalga a circa 8.000 anni fa, ma si può dire che la sua storia abbia avuto inizio nell’epoca Neolitica, tra il 3000 e il 1000 a.C.. Intorno al 3700 a.C., dall’ Egitto, dove se ne utilizzava l’olio per confezionare unguenti e le fibre per l’abbigliamento e per fasciare le mummie, si esportava a Roma, in Grecia, in Irlanda, in Inghilterra, in Bretagna e in Spagna. In seguito la coltura e la lavorazione della sua fibra si svilupparono in tutto l’ Impero romano. A partire dal 1700 a.C., le esportazioni di lino stigliato e tessuto raggiungono l’ India e poi la Cina. La coltivazione e lavorazione del lino richiedono molta acqua e dunque la coltivazione si è diffusa laddove maggiori erano le disponibilità idriche. Fra il XII ed il XIV secolo il lino si estese dai paesi del bacino del Mediterraneo alla Francia, alle Fiandre, all'Inghilterra, alla Germania, alla Russia. Nel XVII secolo gli artigiani protestanti delle Fiandre si trasferirono nelle province settentrionali dei Paesi Bassi e quelli francesi in Irlanda e Scozia, imprimendo ulteriore sviluppo al settore. Nella prima metà del XX secolo, la localizzazione dell'industria continua ad accentrarsi nell'Irlanda del Nord, in Scozia e nello Yorkshire, in Germania che importa materia prima dal Belgio, dalla Lituania, dalla Russia e dalla Lettonia, filati dalla Cecoslovacchia, dal Belgio, dall' Estonia ed esporta tessuti per lo più negli Stati Uniti. L’età moderna segnò l’inizio del suo declino con l’affermazione di fibre naturali alternative (principalmente il cotone) e successivamente delle fibre sintetiche. In Europa, dopo aver raggiunto la massima espansione verso la metà del XIX secolo, andò progressivamente perdendo terreno. Nel XXI secolo la coltivazione del lino in Europa copre 75.000 ettari ed il Nord della Francia è leader mondiale nel settore delle fibre di lino. Apparso nel continente nordamericano circa quattrocento anni fa, il lino si è diffuso in tutto il continente. <br>Caratteri botanici. È una pianta erbacea annuale con un ciclo vegetativo di tre-quattro mesi, ha radice fittonante ed è alta tra i 30 e i 60 cm con fusto eretto, molto fragile, ramificato nella parte finale. Nella corteccia del fusto sono presenti da 20 a 35 fasci di fibre della lunghezza di 20–50 mm e di 16-25 μ di diametro. I fasci di fibre sono avvolti in sostanze gommose, dette pectine, che li fanno aderire alle cellule della corteccia. Le foglie sono alterne, sessili o brevemente picciolate, lanceolate, intere, strette, glabre. I fiori sono solitari o riuniti in corimbi, grandi, di colore azzurro-cielo con 5 sepali, 5 petali e 5 stami gialli. La fioritura, scalare, dura dai 10 ai 20 giorni. I frutti sono capsule ciascuna contenente due semi di piccole dimensioni, leggeri, lisci, piatti, lucidi, e di colore dal bruno scuro al giallo paglierino, a seconda delle varietà, e ricchi di olio. Il lino da fibra comprende forme a taglia alta, stelo elastico, fibre lunghe e duttili, infiorescenze ridotte, semi piccoli, mentre quello da olio comprende forme a taglia ridotta, a portamento rigido, con steli brevi e robusti, ramificati alla base, con semi più grandi]. <br>Esigenze ambientali. La coltura del lino è diffusa in tutti i continenti, in situazioni edafiche e climatiche anche molto differenti. Il lino da seme viene coltivato in una gamma abbastanza ampia di condizioni, mentre il lino da fibra richiede abbondante umidità e clima fresco durante la stagione di crescita e caldo e secco durante la raccolta. La temperatura ottimale per la coltivazione è intorno ai 10 °C per la germinazione del seme, 15 °C per la fioritura e 20 °C per la maturazione; le temperature superiori ai 30 °C sono mal sopportate. Il lino da tiglio sopporta male condizioni di carenza idrica soprattutto nella prima metà del ciclo e predilige terreni tendenzialmente acidi, non salini, ricchi e profondi, ben strutturati, possibilmente di medio impasto o leggeri, ben drenati, ma con buona ritenzione idrica. L’eccesso di azoto ne può favorire l’allettamento, cui va soggetto. <br>Tecnica colturale. Il lino è una coltura molto tecnica che richiede know-how ed alcune attrezzature specifiche. Nella rotazione il lino da fibra apre la rotazione o succede a un prato o a un cereale vernino, mentre quello da seme segue una coltura da rinnovo. È bene che il lino non torni sullo stesso terreno prima di cinque-sei anni, per evitare la stanchezza del terreno e prevenire lo sviluppo di parassiti e malattie. Gli insetti più frequenti e dannosi sono le altiche e i tripidi. Tra i parassiti fungini, Botrytis cinerea, agente del marciume grigio, che è il più dannoso, Pythium sp., Asterocystis radicis, Thielaviopsis basicola, oidio e sclerotina. Le quantità di fertilizzanti da apportare alla coltura da fibra sono contenute: non più di 40-50 Kg/ha di azoto, 70 Kg/ha di fosforo ed altrettanti di potassio. La semina va realizzata in primavera, su un suolo ben preparato con un’aratura profonda e un paio di erpicature, per assicurare una germinazione rapida, regolare e un buon sviluppo del sistema radicale delle piantine. In Canada si è sperimentata con successo la coltivazione con lavorazione presemina minima o nulla. L’investimento ottimale, che si aggira attorno a 1.800-2.000 piante per metro quadrato, si può ottenere seminando - alla profondità di 2–4 cm - 120-140 Kg di seme su file distanti 8–10 cm. Per conseguire un raccolto pulito dalle infestanti, si praticano diserbi in pre-emergenza. Negli ambienti semiaridi, la coltura necessita due o tre interventi irrigui. La raccolta si effettua quando il terzo inferiore dello stelo ha perduto le foglie. Le piante devono essere estirpate dal terreno in modo da assicurare la massima lunghezza utile della fibra, presente anche nella radice. Le piante vengono disposte in andane, esposte all’azione del sole, della rugiada e della pioggia e rivoltate periodicamente per favorire la macerazione della corteccia, che serve a disgregare la pectina permettendo alle fibre di separarsi dal resto dello stelo. Alla macerazione presiedono speciali enzimi prodotti da batteri che proliferano negli steli stesi sui campi dopo l'estirpazione (macerazione a terra). La macerazione si può anche conseguire immergendo i fusti tagliati in acqua stagnante. La raccolta delle andane si realizza alla conclusione della macerazione. La resa varia da 35 q/ha (in Italia) a 68 quintali ad ettaro (in Francia) di paglia essiccata. Tutte le operazioni colturali sono eseguite con mezzi meccanici. Per la coltura da olio si impiegano una semina più rada con 80–90 kg/ha di seme e una concimazione azotata più elevata. La raccolta si esegue con la mietitrebbiatrice da grano, quando le capsule si sono imbrunite; la resa può arrivare a 20-25 q.li/ha. Operazioni post-raccolta. Dopo la macerazione, gli steli vengono sottoposti all’essiccamento, poi alla sgranatura, alla gramolatura (maciullatura della paglia) e alla stigliatura, con la quale si separano le fibre tessili dal restante materiale corticale e legnoso. la filaccia che se ne ricava viene distinta in fibre lunghe (il "lungo tiglio") e corte (la "stoppa"). Il lungo tiglio sottoposto alla pettinatura per eliminare i frammenti corticali e legnosi rimasti impigliati nelle fibre. Alla pettinatura segue la filatura. I semi, destinati alla semina dell’anno seguente, sono separati dalla paglia con una sgranatrice. <br>Cultivar. Nel mondo ci sono circa 10.000 linee pure o ecotipi conservati nelle collezioni. Ci sono più di 200 varietà coltivate nell'elenco OCSE per il commercio internazionale; nell'Unione Europea ce ne sono 180. In tutto il mondo esistono 84 banche di risorse genetiche vegetali di lino. Le principali collezioni nazionali (compreso il lino selvatico, circa 200 nel mondo) sono in Russia, Romania, Canada, Etiopia, Stati Uniti, Cina e Francia. Le varietà moderne di lino da tiglio si caratterizzano per l’importanza dello stelo unico, corto ciclo vegetativo, resistenza all’allettamento ed ai parassiti, la produttività e le qualità tecnologiche delle fibre. La gamma delle varietà è molto ampia ed i criteri di scelta dipendono dalle condizioni specifiche di coltivazione, tenendo presente i problemi delle malattie e la natura dei suoli. Posizione nell’ecosistema. Secondo il Rapporto della Commissione al Consiglio e al Parlamento Europeo del 20 maggio 2008 “la coltivazione del lino ha effetti positivi sulla diversità degli ecosistemi e offre un benefico stacco ambientale per la qualità del suolo, la biodiversità e i paesaggi”. Il lino è una specie da considerarsi a basso impatto ambientale, infatti non solo richiede ridotte concimazioni, ma la robustezza della sua fibra allunga il ciclo di vita dei prodotti ottenuti e anche alla fine del ciclo, essendo 100% naturali, sono totalmente biodegradabili. È considerato miglioratore del terreno, perché ha un basso bisogno di input, quali fertilizzanti, antiparassitari e diserbanti, e soprattutto per l’apparato radicale che si sviluppa in profondità, apportando un miglioramento della struttura e della fertilità del terreno. <br>Produzione. Nel mondo sono coltivati circa quattro milioni di ettari di lino dei quali 3,5 milioni per la produzione di olio. Il lino da fibra rappresenta meno dell'1% della produzione mondiale di fibre tessili. L'UE (Francia, Belgio, Paesi Bassi e Germania, ) partecipa per il 75-80% alla produzione m
Link percorso:
Comune:
Tripi
Località:
Casale
Coordinate inizio percorso:
38°03'15''-15°06'18''
Coordinate fine percorso:
38°03'15''-15°06'22''
Quota inizio percorso:
365 m
Quota fine percorso:
345 m
Mappa percorso:
I sapori di Sicilia Dipartimento botanica Cutgana Parco botanico del Chianti Fungaioli siciliani Masseria Fontanazza Fiori di sicilia Sebastiano D'Aquino
La catalogazione dei fiori e della flora di questa pagina è stata possibile grazie alla competenza ed alla squisita cortesia del prof. Alfonso La Rosa, responsabile del gruppo facebook Flora spontanea siciliana, e di tutti gli iscritti al gruppo. A tutti un caloroso ringraziamento!
Camillo Bella
Copyright Camillo Bella 2009