Etna (∿3400 m. s.l.m.) - Data:
Domenica 09 novembre 2025
Alba:
06:32
Tramonto:
16:55
Fase Lunare:
Gibbosa calante 🌖
Meteo:
Nuvoloso -0.9°C
Monte Cucco
▶Immagini grandi ▶Icone
Nome:
Monte Cucco
Comune: Francavilla di Sicilia
Località: Monte Cucco
Foto di: Etnanatura -
Descrizione:
Contesto geografico e archeologico. Monte Cucco è una collina arenaria nei pressi di Francavilla di Sicilia, parte del contesto paesaggistico della Valle dell’Alcantara, tra i Monti Peloritani. Su questa collina si trovano numerosi palmenti rupestri: vasche scavate nella roccia arenaria usate un tempo come opifici agricoli per la trasformazione dell’uva in vino
I Palmenti Rupestri.
Struttura: tipicamente composti da due vasche poste su livelli diversi e collegate da un foro. La vasca superiore era usata per la pigiatura, la inferiore per il raccolto del mosto.
Origine: Gli studiosi non hanno ancora una datazione certa, ma si tratta di strutture dalla rilevanza storica e culturale significativa per il territorio
Ricerche: Studi come quelli del progetto "Immensa Aequora" hanno documentato questi palmenti, includendoli in un atlante dei palmenti rupestri e promuovendone la valorizzazione
Valore culturale e ambientale. I palmenti rappresentano una testimonianza tangibile della tradizione vitivinicola locale, radicata in epoca antica e ancora visibile nel paesaggio
L’escursione offre anche contesti naturali suggestivi, con boschi, panorami sull’Etna e sul territorio circostante
Fonte I.A.
Monte Cucco è noto per la presenza di diversi palmenti rupestri di origine incerta anche se molti li fanno risalire alla preistoria. Sicuramente significativo (e fra i più belli dell'area dell'Alcantara) il palmento che si trova in cima al monte.
Sui palmenti rupestri della Sicilia Orietale riportiamo un articolo dell'amico Enzo Crimi già Commissario Superiore del Corpo Forestale della Regione Siciliana, saggista, divulgatore ambientale e naturalista, esperto di problematiche del territorio.
Cari amici, oggi mi permetto di riproporvi ancora un’altra intrigante lettura che interessa un suggestivo aspetto etno-antropologico del nostro territorio. Sono notizie di cultura territoriale di mia personale conoscenza e frequentazione dei siti, confortate dalla letteratura di settore e sintetizzate per opportunità divulgativa in questo mio post: i palmenti rupestri della valle dell’Alcantara.
Nelle nostre escursioni nella natura, tante volte, attraversiamo a piedi in lungo e in largo alcune parti del nostro affascinante territorio rurale pedemontano e presi come siamo dall’entusiasmo del nostro cammino verso una meta, nemmeno ci accorgiamo di questi preziosi reperti che rappresentano secoli di storia che hanno visto protagonisti questi territori, pezzi del nostro passato oramai concessi all’oblio in paziente attesa del definitivo dissolvimento. I reperti che oggi man mano vengono alla luce nella Valle del fiume Alcantara, ci fanno capire che le straordinarie civiltà del passato più remoto, hanno tracciato come una via maestra che periodicamente nel tempo, viene percorsa ed arricchita da nuovi patrimoni intellettuali e concreti, sino ai giorni nostri. Tutti ci hanno lasciato, quali segni della loro presenza, incontrovertibili prove di grande rilievo culturale, tra queste, vogliamo ricordare i palmenti rupestri, un potente linguaggio universale senza tempo inciso sulle pietre del nostro territorio e da esse testimoniato alle generazioni future. Solo da pochi anni, grazie ad una rinnovata sensibilità, i rinvenimenti di questi arcaici manufatti in pietra hanno attratto l’interesse di ricercatori e la curiosità di semplici escursionisti, impegnati nella ricerca continua di testimonianze del passato, di natura antropologica, dalle quali potere risalire alle epoche di utilizzo, all’uso che si è fatto da parte dei vari popoli che si sono succeduti ed alle particolari condizioni ambientali di questa area.
Come accade oggi con i palmenti “moderni”, anche in antichità i palmenti rupestri servivano a produrre vino e questa attività, a volte integrata con la spremitura delle olive, secondo alcuni illustri studiosi (prof.ssa Gloria Olcese), verosimilmente risale al primo millennio a.C. in piena età del bronzo, ovviamente precedente alla colonizzazione greca. Nella nostra epoca, questo periodo è considerato incerto, dato che col passare dei secoli è possibile che siano stati modificati dal tempo o riusati dall’uomo varie volte in rapporto alla loro struttura originale, ma anche perché questi siti non sono mai stati sottoposti ad appropriate indagini scientifiche, nè sono stati rinvenuti nelle loro adiacenze, reperti archeologici quali riferimenti fittili o epigrafici, o ceramiche che potessero fare risalire ad una data certa del sito e quindi alle civiltà e agli uomini che li hanno eventualmente creati, modellati, utilizzati o riutilizzati.
Trascorsi i secoli, sembra che furono i greci di Naxos nell’VIII° sec. a.C., a introdurre per la prima volta sul territorio isolano nuove cultivar di vitigni e la coltivazione vera e propria della vite. Dunque, la valle dell'Alcantara, culla primeva della cultura ellenica nella nostra isola, può considerarsi sicuramente custode di questa antica pratica della produzione vinicola e la testimonianza tangibile, si ritrova appunto, nei numerosi palmenti rupestri situati su tutto il territorio. Un’antica attività enologica che è comunque rimasta radicata a quest'area geografica, infatti, oggi la valle dell’Alcantara ospita una delle maggiori produzioni vitivinicole che per qualità si accosta al vino Etna DOC dell'area etnea, che è la rappresentazione di un prodotto d’eccellenza di queste terre. Nella valle del fiume Alcantara sono censiti in particolare: i palmenti rupestri di Rocca Pizzicata in territorio di Santa Domenica Vittoria e Roccella Valdemone, i palmenti di Santa Maria La Scala, Pietramarina, Orgale e monte Cucco in territorio di Castiglione di Sicilia e i palmenti coperti del Monastero di San Salvatore della Placa che sorgeva sulla “Rocca della Batiazza", un massiccio banco arenario nei pressi di Francavilla di Sicilia.
La presenza di questi palmenti rupestri, è stata segnalata, non solo in aree territoriali a vocazione agro-vinicola, ma anche in località oggi non propriamente con questa inclinazione, ed estremamente marginali alla produzione del vino. Dunque, già in antichità, il territorio primario, forse a causa delle condizioni climatiche o delle arcaiche tradizioni di quei popoli, svolgeva una sorta di selezione naturale per quanto riguarda l’acclimatazione delle colture. Infatti, se nella parte mediobassa della Valle dell’Alcantara sono stati trovati numerosi palmenti rupestri, nella parte alta, i rinvenimenti sono stati modesti e ciò fa pensare che la “coltivazione” della vite era marginale.
A dimostrazione di tale ipotesi, due siti di valore archeologico rupestre, sono stati rinvenuti nell’estrema propaggine nord-occidentale delle terre dell’Etna, che possono considerarsi come anello di congiunzione tra il dominio vulcanico etneo e, più in generale, con i terreni calcari-sedimentari posti a settentrione, caratterizzati geologicamente da argille variegate e quarzareniti identificate in letteratura geologica con il nome di “Flysch Numidico”. Il primo sito, dove sono stati rinvenuti due piccoli palmenti rupestri, è ubicato nell’estremità occidentale del bacino dell’Alcantara e precisamente nella località “Pizzo Filicia” in agro di Maletto. Il secondo sito si trova in contrada “Monte Colla” di Bronte su terreni calcarei argillosi all’interno del bacino del fiume Simeto. La ricerca archeologica lungo il corso del fiume Alcantara nel corso degli anni passati, non può considerarsi abbastanza sistematica, tanto da potere considerarla completa. Lo studio del passato è stato sempre affidato all’iniziativa individuale di pochi al punto che ancora oggi ci troviamo di fronte a poche luci e molte ombre che avvolgono questo eccezionale settore, pertanto, tanti palmenti o insediamenti rupestri, sicuramente saranno ancora scoperti, in particolare quando la sensibilità verso l’arte si sarà fortemente radicata nella popolazione locale e quando un giorno, questi siti saranno considerati parte integrante del paesaggio archeologico locale e veri e propri beni culturali da tutelare e valorizzare.
Per quello che emerge dall’osservazione odierna e dalle determinazioni degli esperti, questi palmenti rupestri erano dei semplici manufatti composti da due, raramente tre rocce calcaree piane scavate a forma di tinozze con dimensioni variabili, posizionate in dislivello l’una rispetto all’altra ma comunicanti tramite un foro o una canaletta, a volte, erano dotati di coperture precarie in legno e fibre vegetali. La “vasca” superiore veniva utilizzata per il versamento e pigiamento dell’uva, mentre l’altra più bassa di quota, faceva da “tino” ricevitore, all’interno del quale, attraverso il buco, il mosto defluiva per la fase di fermentazione.
Se non si riusciva a trovare una roccia di considerevoli dimensioni, dalla quale potere ricavare due o tre vasche definite plurime, non era difficile che questi palmenti venissero prodotti a una sola vasca singola, sempre con un foro d’uscita che consentiva al mosto di riversarsi all’interno di un apposito recipiente predisposto allo scopo. La pigiatura avveniva primariamente con le mani, con i piedi e attraverso l'utilizzo di una pietra particolare predisposta per l'occasione, l’opera di spremitura veniva completata con l’utilizzo di una sorta di primitivo “torchio”, realizzato con materiali vegetali intrecciati, il quale, veniva appoggiato sopra l’uva all’interno della “vasca” e pressato con forza, in modo da spremerla intensamente e farne sgorgare il più possibile il mosto. Nella Valle del fiume Alcantara, sono state riscontrate anche tipologie di questi palmenti un pò più complessi, con vasche aventi una parte o un lato aperto che la letteratura di settore definisce “Letti o Troni” o anche localmente a “parete”.
Erano strutture composte da due o tre “vasche plurime” a forma rettangolare o quadrate, spesso scavate o appoggiate ad un'altra roccia verticale più grande che si erigeva come una sorta di parete, con i due bordi laterali di altezza degradanti verso il lato anteriore aperto, insomma, possiamo dire che era una forma di palmento rupestre un tantino più evoluto. I palmenti rupestri dell’Alcantara fanno parte del paesaggio rurale del nostro territorio e sono ben visibili, ovunque accessibili e a portata di tutti basta cercarli fuori dai raggruppamenti urbani, all’interno di fondi in coltivazione, piuttosto che in terreni nudi e abbandonati o adibiti al pascolo degli animali. Comunque, la condizione primaria è sicuramente che si possono trovare solo dove esistono banchi di rocce arenarie affioranti, che ne hanno elargito la materia prima per la loro realizzazione.
A cura di Enzo Crimi.
Comune: Francavilla di Sicilia
Località: Monte Cucco
Foto di: Etnanatura -
Descrizione:
Contesto geografico e archeologico. Monte Cucco è una collina arenaria nei pressi di Francavilla di Sicilia, parte del contesto paesaggistico della Valle dell’Alcantara, tra i Monti Peloritani. Su questa collina si trovano numerosi palmenti rupestri: vasche scavate nella roccia arenaria usate un tempo come opifici agricoli per la trasformazione dell’uva in vino
I Palmenti Rupestri.
Struttura: tipicamente composti da due vasche poste su livelli diversi e collegate da un foro. La vasca superiore era usata per la pigiatura, la inferiore per il raccolto del mosto.
Origine: Gli studiosi non hanno ancora una datazione certa, ma si tratta di strutture dalla rilevanza storica e culturale significativa per il territorio
Ricerche: Studi come quelli del progetto "Immensa Aequora" hanno documentato questi palmenti, includendoli in un atlante dei palmenti rupestri e promuovendone la valorizzazione
Valore culturale e ambientale. I palmenti rappresentano una testimonianza tangibile della tradizione vitivinicola locale, radicata in epoca antica e ancora visibile nel paesaggio
L’escursione offre anche contesti naturali suggestivi, con boschi, panorami sull’Etna e sul territorio circostante
Fonte I.A.
Monte Cucco è noto per la presenza di diversi palmenti rupestri di origine incerta anche se molti li fanno risalire alla preistoria. Sicuramente significativo (e fra i più belli dell'area dell'Alcantara) il palmento che si trova in cima al monte.
Sui palmenti rupestri della Sicilia Orietale riportiamo un articolo dell'amico Enzo Crimi già Commissario Superiore del Corpo Forestale della Regione Siciliana, saggista, divulgatore ambientale e naturalista, esperto di problematiche del territorio.
Cari amici, oggi mi permetto di riproporvi ancora un’altra intrigante lettura che interessa un suggestivo aspetto etno-antropologico del nostro territorio. Sono notizie di cultura territoriale di mia personale conoscenza e frequentazione dei siti, confortate dalla letteratura di settore e sintetizzate per opportunità divulgativa in questo mio post: i palmenti rupestri della valle dell’Alcantara.
Nelle nostre escursioni nella natura, tante volte, attraversiamo a piedi in lungo e in largo alcune parti del nostro affascinante territorio rurale pedemontano e presi come siamo dall’entusiasmo del nostro cammino verso una meta, nemmeno ci accorgiamo di questi preziosi reperti che rappresentano secoli di storia che hanno visto protagonisti questi territori, pezzi del nostro passato oramai concessi all’oblio in paziente attesa del definitivo dissolvimento. I reperti che oggi man mano vengono alla luce nella Valle del fiume Alcantara, ci fanno capire che le straordinarie civiltà del passato più remoto, hanno tracciato come una via maestra che periodicamente nel tempo, viene percorsa ed arricchita da nuovi patrimoni intellettuali e concreti, sino ai giorni nostri. Tutti ci hanno lasciato, quali segni della loro presenza, incontrovertibili prove di grande rilievo culturale, tra queste, vogliamo ricordare i palmenti rupestri, un potente linguaggio universale senza tempo inciso sulle pietre del nostro territorio e da esse testimoniato alle generazioni future. Solo da pochi anni, grazie ad una rinnovata sensibilità, i rinvenimenti di questi arcaici manufatti in pietra hanno attratto l’interesse di ricercatori e la curiosità di semplici escursionisti, impegnati nella ricerca continua di testimonianze del passato, di natura antropologica, dalle quali potere risalire alle epoche di utilizzo, all’uso che si è fatto da parte dei vari popoli che si sono succeduti ed alle particolari condizioni ambientali di questa area.
Come accade oggi con i palmenti “moderni”, anche in antichità i palmenti rupestri servivano a produrre vino e questa attività, a volte integrata con la spremitura delle olive, secondo alcuni illustri studiosi (prof.ssa Gloria Olcese), verosimilmente risale al primo millennio a.C. in piena età del bronzo, ovviamente precedente alla colonizzazione greca. Nella nostra epoca, questo periodo è considerato incerto, dato che col passare dei secoli è possibile che siano stati modificati dal tempo o riusati dall’uomo varie volte in rapporto alla loro struttura originale, ma anche perché questi siti non sono mai stati sottoposti ad appropriate indagini scientifiche, nè sono stati rinvenuti nelle loro adiacenze, reperti archeologici quali riferimenti fittili o epigrafici, o ceramiche che potessero fare risalire ad una data certa del sito e quindi alle civiltà e agli uomini che li hanno eventualmente creati, modellati, utilizzati o riutilizzati.
Trascorsi i secoli, sembra che furono i greci di Naxos nell’VIII° sec. a.C., a introdurre per la prima volta sul territorio isolano nuove cultivar di vitigni e la coltivazione vera e propria della vite. Dunque, la valle dell'Alcantara, culla primeva della cultura ellenica nella nostra isola, può considerarsi sicuramente custode di questa antica pratica della produzione vinicola e la testimonianza tangibile, si ritrova appunto, nei numerosi palmenti rupestri situati su tutto il territorio. Un’antica attività enologica che è comunque rimasta radicata a quest'area geografica, infatti, oggi la valle dell’Alcantara ospita una delle maggiori produzioni vitivinicole che per qualità si accosta al vino Etna DOC dell'area etnea, che è la rappresentazione di un prodotto d’eccellenza di queste terre. Nella valle del fiume Alcantara sono censiti in particolare: i palmenti rupestri di Rocca Pizzicata in territorio di Santa Domenica Vittoria e Roccella Valdemone, i palmenti di Santa Maria La Scala, Pietramarina, Orgale e monte Cucco in territorio di Castiglione di Sicilia e i palmenti coperti del Monastero di San Salvatore della Placa che sorgeva sulla “Rocca della Batiazza", un massiccio banco arenario nei pressi di Francavilla di Sicilia.
La presenza di questi palmenti rupestri, è stata segnalata, non solo in aree territoriali a vocazione agro-vinicola, ma anche in località oggi non propriamente con questa inclinazione, ed estremamente marginali alla produzione del vino. Dunque, già in antichità, il territorio primario, forse a causa delle condizioni climatiche o delle arcaiche tradizioni di quei popoli, svolgeva una sorta di selezione naturale per quanto riguarda l’acclimatazione delle colture. Infatti, se nella parte mediobassa della Valle dell’Alcantara sono stati trovati numerosi palmenti rupestri, nella parte alta, i rinvenimenti sono stati modesti e ciò fa pensare che la “coltivazione” della vite era marginale.
A dimostrazione di tale ipotesi, due siti di valore archeologico rupestre, sono stati rinvenuti nell’estrema propaggine nord-occidentale delle terre dell’Etna, che possono considerarsi come anello di congiunzione tra il dominio vulcanico etneo e, più in generale, con i terreni calcari-sedimentari posti a settentrione, caratterizzati geologicamente da argille variegate e quarzareniti identificate in letteratura geologica con il nome di “Flysch Numidico”. Il primo sito, dove sono stati rinvenuti due piccoli palmenti rupestri, è ubicato nell’estremità occidentale del bacino dell’Alcantara e precisamente nella località “Pizzo Filicia” in agro di Maletto. Il secondo sito si trova in contrada “Monte Colla” di Bronte su terreni calcarei argillosi all’interno del bacino del fiume Simeto. La ricerca archeologica lungo il corso del fiume Alcantara nel corso degli anni passati, non può considerarsi abbastanza sistematica, tanto da potere considerarla completa. Lo studio del passato è stato sempre affidato all’iniziativa individuale di pochi al punto che ancora oggi ci troviamo di fronte a poche luci e molte ombre che avvolgono questo eccezionale settore, pertanto, tanti palmenti o insediamenti rupestri, sicuramente saranno ancora scoperti, in particolare quando la sensibilità verso l’arte si sarà fortemente radicata nella popolazione locale e quando un giorno, questi siti saranno considerati parte integrante del paesaggio archeologico locale e veri e propri beni culturali da tutelare e valorizzare.
Per quello che emerge dall’osservazione odierna e dalle determinazioni degli esperti, questi palmenti rupestri erano dei semplici manufatti composti da due, raramente tre rocce calcaree piane scavate a forma di tinozze con dimensioni variabili, posizionate in dislivello l’una rispetto all’altra ma comunicanti tramite un foro o una canaletta, a volte, erano dotati di coperture precarie in legno e fibre vegetali. La “vasca” superiore veniva utilizzata per il versamento e pigiamento dell’uva, mentre l’altra più bassa di quota, faceva da “tino” ricevitore, all’interno del quale, attraverso il buco, il mosto defluiva per la fase di fermentazione.
Se non si riusciva a trovare una roccia di considerevoli dimensioni, dalla quale potere ricavare due o tre vasche definite plurime, non era difficile che questi palmenti venissero prodotti a una sola vasca singola, sempre con un foro d’uscita che consentiva al mosto di riversarsi all’interno di un apposito recipiente predisposto allo scopo. La pigiatura avveniva primariamente con le mani, con i piedi e attraverso l'utilizzo di una pietra particolare predisposta per l'occasione, l’opera di spremitura veniva completata con l’utilizzo di una sorta di primitivo “torchio”, realizzato con materiali vegetali intrecciati, il quale, veniva appoggiato sopra l’uva all’interno della “vasca” e pressato con forza, in modo da spremerla intensamente e farne sgorgare il più possibile il mosto. Nella Valle del fiume Alcantara, sono state riscontrate anche tipologie di questi palmenti un pò più complessi, con vasche aventi una parte o un lato aperto che la letteratura di settore definisce “Letti o Troni” o anche localmente a “parete”.
Erano strutture composte da due o tre “vasche plurime” a forma rettangolare o quadrate, spesso scavate o appoggiate ad un'altra roccia verticale più grande che si erigeva come una sorta di parete, con i due bordi laterali di altezza degradanti verso il lato anteriore aperto, insomma, possiamo dire che era una forma di palmento rupestre un tantino più evoluto. I palmenti rupestri dell’Alcantara fanno parte del paesaggio rurale del nostro territorio e sono ben visibili, ovunque accessibili e a portata di tutti basta cercarli fuori dai raggruppamenti urbani, all’interno di fondi in coltivazione, piuttosto che in terreni nudi e abbandonati o adibiti al pascolo degli animali. Comunque, la condizione primaria è sicuramente che si possono trovare solo dove esistono banchi di rocce arenarie affioranti, che ne hanno elargito la materia prima per la loro realizzazione.
A cura di Enzo Crimi.
Segnalazione utenti
Data segnalazione: 01/09/2025 - Frane sul sentiero
Data segnalazione: 01/09/2025 - Frane sul sentiero
Dati sentiero
Mappe
Mappa Google
Mappa Open Street
Mappa Wikiloc
Powered by Wikiloc
Download mappe
Qrcode (clicca sul qrcode per ingrandire)
Indicazioni percorso: Il sentieero inizioa di fronte la cartiera Puglisi sulla sp7i che collega Francavilla a Castiglione.
Mappa altimetrica
Altre informazioni
6.68 km
4/10 - Facile/E
15°07'57'' - 37°53'38''
15°07'00'' - 37°53'38''
375 m.s.m.
375 m.s.m.
3h
30'
Sentieri vicini
| Sentiero | D1(*) | D2(**) | Pagina | Mappa | Tipologia |
|---|---|---|---|---|---|
| Sentiero | D1(*) | D2(**) | Pagina | Mappa | Tipologia |
| Monte Cucco | 0 | 1.39 | Link | Link | Alcantara-Archeologia-Preistoria-Medioevo e Rinascimento-Peloritani |
| Palazzo Cagnone | 0.65 | 0.65 | Link | Link | Alcantara-Archeologia-Preistoria-Medioevo e Rinascimento-Greci-Palazzi storici-Musei |
| Castello Francavilla di Sicilia | 0.67 | 0.75 | Link | Link | Alcantara-Castelli e ruderi-Arabi e Normanni-Medioevo e Rinascimento |
| Alcantara Gurne | 0.67 | 0.67 | Link | Link | Aree protette-Ciclabili-Consigliati-Alcantara-Fiumi e laghi-Peloritani |
| Annunziata Francavilla | 0.92 | 0.92 | Link | Link | Chiese-Medioevo e Rinascimento-Barocco |
| Alcantara piccole gole | 1.48 | 2.68 | Link | Link | Aree protette-Alcantara-Fiumi e laghi |
| Cuba di Castiglione | 1.48 | 2.61 | Link | Link | Aree protette-Alcantara-Chiese-Bizantini-Cube |
| Medio Alcantara | 1.49 | 2.6 | Link | Link | Consigliati-Alcantara-Chiese-Archeologia-Bizantini-Medioevo e Rinascimento-Greci-Fiumi e laghi |
| San Nicola Castiglione | 1.5 | 1.08 | Link | Link | Alcantara-Chiese-Archeologia-Bizantini |
| Castello Lauria | 1.51 | 1.51 | Link | Link | Castelli e ruderi-Arabi e Normanni-Medioevo e Rinascimento |
| Grotticelle di Orgale | 1.52 | 2.49 | Link | Link | Grotte-Ciclabili-Alcantara-Archeologia-Preistoria-Catacombe Ipogei Necropoli |
| Orgale | 1.52 | 2.49 | Link | Link | Ciclabili-Consigliati-Alcantara-Archeologia-Preistoria |
| Pietro e Paolo Castiglione | 1.54 | 1.54 | Link | Link | Chiese-Medioevo e Rinascimento-Barocco |
| Convento Cappuccini Francavilla | 1.76 | 1.81 | Link | Link | Alcantara-Chiese |
| Badia san Vincenzo | 1.8 | 1.89 | Link | Link | Chiese-Medioevo e Rinascimento |
| Cannizzu | 1.82 | 1.99 | Link | Link | Castelli e ruderi-Arabi e Normanni-Medioevo e Rinascimento |
| Chiappazza Balsama | 2.47 | 3.67 | Link | Link | Grotte-Alcantara-Archeologia-Preistoria |
| Badiazza | 3.11 | 3.66 | Link | Link | Consigliati-Chiese-Castelli e ruderi-Bizantini-Medioevo e Rinascimento-Peloritani |
| Grotte Paglia Finaita | 3.48 | 3.59 | Link | Link | Grotte-Preistoria-Peloritani-Catacombe Ipogei Necropoli |
| Alcantara gole Ficarazzi | 3.72 | 3.71 | Link | Link | Aree protette-Alcantara-Fiumi e laghi |
(*) Distanza, misurata in km, in linea d'area dall'inizio del sentiero.
(**) Distanza, misurata in km, in linea d'area dalla fine del sentiero.
Previsioni meteo Francavilla di Sicilia
Altri siti
| Link siti |
|---|
| Link siti |
| - Buonastrada |
Etichette:
Monte Cucco (#montecucco) - Monte Cucco: mappa(#montecuccomappa) - Monte Cucco: foto(#montecuccofoto) - Francavilla di Sicilia(#francavilladisicilia) - Alcantara(#alcantara) - Archeologia(#archeologia) - Preistoria(#preistoria) - Medioevo e Rinascimento(#medioevoerinascimento) - Peloritani(#peloritani)
Monte Cucco (#montecucco) - Monte Cucco: mappa(#montecuccomappa) - Monte Cucco: foto(#montecuccofoto) - Francavilla di Sicilia(#francavilladisicilia) - Alcantara(#alcantara) - Archeologia(#archeologia) - Preistoria(#preistoria) - Medioevo e Rinascimento(#medioevoerinascimento) - Peloritani(#peloritani)
Numero visite:
Totale (*) 644 - Nel 2025 644 - Nel mese di Novembre 17 - Oggi 1 - (*) Da Agosto 2025
Totale (*) 644 - Nel 2025 644 - Nel mese di Novembre 17 - Oggi 1 - (*) Da Agosto 2025


























