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Foto - Santa Lucia di Mendola
Per saperne di più: pagina Etnanatura--> Santa Lucia di Mendola

Foto di: Angelo Vaccaro

Descrizione:
La chiesa sorge presso un luogo ricco di acqua, molto frequentato in periodo paleocristiano come attesterebbero le varie opere di canalizzazione e le cisterne sotterranee e proprio alcune di queste si trovano sotto la grotta di Santa Lucia, riutilizzate come sepolcreto.
La chiesa è scavata in un costone di roccia degradante verso Est ed è al centro di altri ambienti anch’essi scavati nel banco roccioso.
Presenta una pianta basilicale, probabilmente con copertura lignea, come si evince dai fori di alloggiamento delle travi. Ad ovest si apre un presbiterio e quindi un’abside semicircolare priva di catino con subsellia in blocchi sagomati.
A sinistra dell’abside si apre una navatella divisa da tre arcate dall’invaso centrale e sul fondo di essa si nota un sistema per poter convogliare l’acqua che scorreva da una sorgente situata nelle immediate vicinanze. Tale particolarità permette di riconoscere nell’ambiente un possibile battistero.
A destra dell’abside si apre un vano di forma irregolare con grandi nicche destinate a contenere arredi sacri e quindi due ambienti contigui collegati da un ambulacro con sulle pareti tracce di pittura. La grotta è menzionata per la prima volta da un diploma del 1103 con cui Tancredi, conte di Siracusa, concede al monastero di S. Maria di Bagnara, la chiesa di Santa Lucia “de Montaneis”, quindi la si ritrova in un diploma di Ruggero che conferma la donazione e, ancora, in una bolla papale di Celestino III del 1192, fino alle decime ecclesiastiche per gli anni 1308-1310.
Lo stato degli affreschi è pessimo e si possono intravedere solo flebili stralci di materia pittorica e qualche lettera. Dai pochi dati in possesso si può asserire che si trattava di un programma iconografico con figure di santi.
La grotta di Santa Lucia della Mendola, in quanto dipendente dell’abbazia di Bagnara, appare d’importanza fondamentale per la ricristianizzazione e latinizzazione dell’altopiano acrense. Essa potrebbe in realtà essere considerata solo un’appendice della ben più grande chiesa normanna del 1103, di cui restano solo alcuni elementi architettonici pertinenti al coronamento esterno “alla lombarda” e mensole a protomi antropomorfi, configurandosi piuttosto come un sorta di cappella semirupestre a sinistra della quale sgorgava una sorgente la cui acqua era raccolta in una vasca scavata al centro della navata, probabilmente usata come battistero.
Fonte Ministero dei Beni Culturali.
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