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Foto - Sieli
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Descrizione:
Compreso tra i centri urbani di Motta S. Anastasia (colline: Ninfo, Cannicciola, Milione, Sieli, Valanghe d'Inverno, Rinazzo), di Misterbianco (colline: Port.la dei Sieli, Mezzocampo, Gilestri) e di Catania (colline: Gilestri e Monte Po) e delimitato dalla rete viaria principale che li collega, si identifica un sistema collinare con un'altimetria che non supera i 600 m slm. L'area è attraversata nella parte centrale dalla strada provinciale 12/II, Incarozza. Segnando nella cartografia IGMI relativa tre vertici in Bivio Bottoga, in P.go Cravona/Monte Po e in contrada Rinazzo, si ottiene un triangolo rettangolo dalla superficie di circa 1200/1300 ha. Le colline hanno un suolo prevalentemente sedimentario-alluvionale e in alcune limitate zone di tipo roccioso (Neck di Motta S. Anastasia con colonne basaltiche prismatiche alla base, ed altre rocce basaltiche affioranti nel vallone dei Sieli in cui scorre il torrente omonimo). Tale sistema collinare si è originato nel corso di un tempo estremamente lungo ed è stato plasmato dalle forze geologiche, dal vento, dall'acqua (precipitazioni meteoriche, torrenti, fiumi o corpi idrici superficiali, ambienti di sedimentazione: fluviale, lacustre, lagunare, transazionali, marino, chimico-evaporitico), dal clima e dalla rapida o lenta deposizione in acqua dei diversi componenti di terra (scheletro, sabbia, limo ed argilla). Attualmente l'area collinare è interessata da alcuni corsi d'acqua con portata idrica intermittente (torrenti: Sieli, Rosa, Cubba). La stratigrafia del suolo, prevalentemente di tipo sedimentario-alluvionale, in riferimento ai vari costituenti del terreno, si compone di strati di sabbia alternati a strati di argilla grigio azzurra di diverso spessore. La formazione di tale sistema è il risultato di un'evoluzione geomorfologica iniziata nell'era uaternaria o Neozoica, divisa in due epoche: il Pleistocene (Glaciale o Diluviale) e l'Olocene. L'era Neozoica vede la comparsa dell'uomo. Essa è compresa da 1.8 milioni di anni a 11.000 anni fa (Epoca del Pleistocene) e da 11.000 anni ai giorni nostri (Epoca dell'Olocene). Il sistema collinare si situa tra l'edificio vulcanico dell'Etna e la piana di Catania e nel passato doveva essere ricoperto da una sufficiente vegetazione e protetto dai processi d'erosione, che nel nostro tempo in considerazione della scarsa copertura vegetale e degli alberi sono divenuti davvero imponenti ed evidenti e in direzione di un drastico e negativo mutamento della geomorfologia del territorio. La flora e la vegetazione del sistema collinare rientrano nelle fascie vegetazionali * dell'Oleastro e del Carrubo, del Leccio, della Roverella, caratterizzate dalla coltivazione dei cereali, della vite, degli ortaggi, degli agrumi, del mandorlo e del fico d'India. Delle specie arboree caratterizzanti quali la roverella e il leccio si rinvengono adesso solo qualche raro o unico esemplare, mentre l'agricoltura è ormai compromessa e ridotta al minimo (* In riferimento all'altitudine si indentificano dieci fasce vegetazionali : 1) dell'Oleastro e del Carrubo 2) del Leccio 3) della Farnia, del Carpino e del Frassino 4) della Roverella e della Rovere 5) Medio europea 6) Illirica 7) Sannitica 8) Colchica 9) del Faggio 10) del Peccio o Abete rosso). Nei nostri tempi le colline comprese tra Motta S. Anastasia, Misterbianco e Catania sono quindi coinvolte in un rapido mutamento della loro geomorfologia, che non è dovuto a fattori ed elementi naturali ma è il risultato di azioni antropiche attive in maniera sproporzionata in tutta l'area che accelerano l'erosione, quali Il moto cross, le cave, i vari movimenti terra inclusi quelli privi di autorizzazioni e la Discarica dei RSU, che hanno come riflesso evidente l'impoverimento e talora la scomparsa della vegetazione e dell'attività agricola. L'erosione delle colline è così grave, che in un tempo molto più breve di quello naturale, si assiste adesso alla veloce variazione negativa altimetrica delle stesse con stravolgimento generale in negativo dell'intero territorio. Nell'ambito dei fenomeni geomorfologici, fatti, sono da evidenziare ( da relazione tecnica della Provincia ): "le forme di intensa erosione a calanchi di contrada Sieli -Valanghe d'Inverno che creano un paesaggio brullo e inospitale, il quale prelude a forme di grave dissesto se non si interviene con sistemazioni adeguate, idonee a frenare i processi erosivi. Tali fenomeni, anche se molto meno accentuati per la differente natura dei terreni, si riscontrano al limite settentrionale del territorio lungo l'allineamento collinare che delimita a sud la vallata di isterbianco. In data 2 agosto 1999, il Comune di Motta S. Anastasia comunica che tra i movimenti franosi quello più significativo si è verificato nel 1983 ed ha interessato tutto il costone ad iniziare dall'ingresso cittadino (nei pressi del cimitero)fino a sud (Via Vittorio Emanuele). Detto fenomeno è stato oggetto d'intervento di sistemazione idraulico-valliva ad opera della Regione Siciliana, con la realizzazione di pozzi drenanti e muri di contenimento con tiranti. L'ultimo evento franoso, in ordine di tempo, si è verificato nel 1996 ed ha interessato l'abitato all'altezza del cimitero comunale sulla strada provinciale all'innesto con C.so Sicilia. In corrispondenza di detta zona si notano avvallamenti e deformazioni del manto stradale che denunciano uno stato di dissesto dovuto presumibilmente anche all'infiltrazione di acque meteoriche, ma che comunque segnano l'elevato rischio cui è posta la zona. Tali fenomeni erosivi e di instabilità sono favoriti dalla litologia dei terreni di tipo a strati di argilloso plastico con strati di depositi incoerenti in cui si verifica una circolazione idrica, che determina l'azione predisponente al dissesto." Rimane da aggiungere che nella circolazione idrica stratigrafica adesso vi si immette anche il liquido o il percolato derivato dall'enorme deposito di rifiuti della Discarica dei RSU di contrada Tiritì - Motta S. Anastasia, che di certo è pregiudizievole per le falde acquifere sotterranee e per l'impiego delle risorse idriche dell'intera area ed anche lontano da questa. In ogni caso l'imbibizione dei terreni e la conseguente loro plasticizzazione, nonché l'aumento dei carichi apposti su di essi e l'esecuzione di sbancamenti creano condizioni di disequilibrio dei versanti. L'aumento dell'edificazione nelle periferie dei centri abitati è la causa dei sovraccarichi che poi peggiorano la stabilità del sistema e quindi l'evoluzione futura dei centri abitati circostanti che sono fortemente a rischio. Il comune di Motta S. Anastasia, alla luce di quanto sopra riportato, ha individuato ed inserito nel proprio PRG le aree di rischio classificandole anche in relazione alla situazione di dissesto idrogeologico delle colline, senza però programmare ancora alcuna azione concreta di imboschimento e l'adozione di un piano del verde, proprio per temperare o bloccare gli eventi erosivi e franosi per la tutela e della salvaguardia del paese e del sistema collinare così fortemente in una situazione di erosione accelerata e di degradazione. Da ciò consegue che la situazione in atto deve essere quantomeno mitigata con un cambio della politica del territorio, che non può più essere quella del non controllo, dell'abbandono, della distruzione e dello sfruttamento. Per salvare noi stessi non è rinviabile all'infinito la salvaguardia e il miglioramento del territorio mediante opere di imboschimento e di ripristino ecologico. In tale ambito è urgente intervenire per bloccare il moto-cross, che velocemente distrugge la vegetazione e ne impedisce la ricostituzione ed amplifica così e gravemente l'erosione. L'intensa attività estrattiva (circa 7 cave risultano ancora attive ed autorizzate dal COREMI), in considerazione del dissesto idrogeologico dell'area, dovrebbe essere più approfondita e regolata. La gestione del territorio e quella dei rifiuti in Sicilia, che coinvolge il sistema collinare proprio a causa della localizzazione nel suo seno della più grande Discarica di RSU, deve essere rinnovata con nuove e progredite tecnologie e la visione dell'insieme e non lasciata a se stessa ed alla regressione. La Discarica di Motta S. Anastasia, per la sua lunga durata di esercizio e la sua grandezza, ha ormai un impatto ambientale così rilevante che sicuramente non compatibile con la salute umana anche per l'estrema vicinanza dei centri abitati, a meno che non si voglia distruggere tutto. Ma è ovvio che tutto ciò non potrà realizzarsi fintantoché la politica continuerà sulla strada della fallimentare privatizzazione dei servizi pubblici e non mostrerà sensibilità ai problemi collettivi, lasciando la gestione dei rifiuti ad una ridicola disorganicità, che con la sparizione dei cassonetti e lo smaltimento quasi esclusivo nelle discariche disperde in ogni dove gran parte dei rifiuti, con gravi danni al turismo e all'economia dell'isola. Ciò nasce da un esasperato egoismo e dall'ostruzione del pensiero che purtroppo coinvolge non solo l'individuo ma la società intera e la politica, con la conseguenza che tutti soffrono e ne piangono le conseguenze. Tale ostruzione di pensiero deriva dal considerare l'ambiente separato da se stesso, mentre invero Uomo, Natura e Ambiente sono un tutto organico e funzionale. E purtroppo la dominanza del pensiero separativo non è isolata e priva di effetti, perché si traduce in sofferenza e malattie. Ô sufficiente a questo riguardo riflettere alle diverse emergenze siciliane, senza ancora giungere alla conclusione che per evitare il completo disastro culturale, sociale ed economico verso cui siamo diretti è indispensabile la tutela dell'ambiente e del paesaggio con l'integrazione dell'intero sistema vita in tutte le sue parti. L'uomo, la società e la politica non dovrebbero dimenticare che la Natura non ha bisogno dell'uomo ma è invece l'uomo che ha bisogno e dipende interamente dalla Natura. Certamente giungere all'integrazione ovvero alla concezione del monismo, cioè del tutto organico Uomo - Terra - Natura, rappresentato nell'antichità dal Dio Pan, non è facile in quanto questo concetto fondamentale è piuttosto ostico da assimilarsi. Ô idea comune, infatti, che ogni essere e ogni cosa siano separati ed abbiano vita autonoma e indipendente l'uno dall'altro e dall'intorno in cui vivono e che distruggere l'ambiente, odiare, ferire, uccidere altri consimili o altri viventi non sia invero distruggere, odiare, ferire o uccidere se stesso. In più viviamo in una società non perfettamente umanizzata basata sul denaro e sulla selvaggia privatizzazione di beni e servizi comuni, in cui ognuno di noi è ancora condizionato da un'educazione, da una struttura familiare, sociale, politica e religiosa frammentata, che è fortemente coinvolta ed incentrata nel paradigma della divisione. Tale paradigma o modello separativo però non corrisponde a ciò che è realmente la vita e per questo è un'illusione, che presto o tardi dovrà necessariamente, per la nostra evoluzione e sopravvivenza, essere abbandonata e sostituita dalla visione corretta ed integrale della vita, ovvero da ciò che è Amore.
Marcello Castroreale da http://www.misterbianco.com/
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