• Terme romane

    Terme romane

  • Consigliati

    Consigliati

  • Mare

    Mare

  • Archeologia

    Archeologia

  • Greci

    Greci

  • Grotte

    Grotte

  • Riserva Fiumedinisi

    Riserva Fiumedinisi

  • Speciali

    Speciali

  • Valle san Giacomo

    Valle san Giacomo

  • Palazzi storici

    Palazzi storici

  • Timpa Acireale

    Timpa Acireale

  • Alberi secolari

    Alberi secolari

  • Iblei

    Iblei

  • Chiese

    Chiese

  • Romani

    Romani

  • Vendicari

    Vendicari

  • Alcantara

    Alcantara

  • Nebrodi

    Nebrodi

  • Bosco di Aci

    Bosco di Aci

  • Cave di Ispica

    Cave di Ispica

Italiano English Etna - Giovedì 23-05-2024 20:57:27 - Il sole sorge alle 05:42 e tramonta alle 20:11 - Luna gibbosa calante luna
Le news di Etnanatura -- I vandali. -- Schiena dell Asino monte Pomiciaro -- Schiena dell'Asino Piano del Vescovo -- Villa Capuana -- Grotta sant'Agrippina -- Hanno visitato il sito: 93.398.339 utenti - Nel 2024: 2.078.081 - Nel mese di Maggio: 291.997 - Oggi: 18.046 - On line: 282
Tragopogon
Tragopogon
Tragopogon
Il nome deriva dal greco "tragos" che significa caprone, becco e da "pogon" che significa barba. Non é ben chiaro a quale caratteristica si potesse riferire Linneo che cosí ha battezzato il Genere: non certo ai bellissimi fiori dalle ligule violetto metallico o alle appuntite squame verde azzurro che fanno da corona al fiore. Nè tantomeno alle foglie, che sono giá definite simili a quelle del porro dal nome della specie: porrifolius, appunto. Certo le paragonava ai porri selvatici o coltivati in altri tempi e non ai porri coltivati oggi, con foglie lisce ed enormi. Ma allora, a che cosa si riferiva? Forse la spiegazione sta nel fatto che dopo la fioritura le squame si chiudono fino alla maturazione dei frutti. Resta fuori un piccolo ciuffetto di pappi piumosi: una certa somiglianza con una barba di caprone in effetti c'é. Durante la fioritura, i fiori, pur bellissimi, si aprono appena per poche ore, dopodiché le squame si chiudono, per riaprirsi il giorno dopo. La sua radice si puó consumare cotta e pare abbia un delicato sapore di noce. Anche le giovani foglie che spuntano a primavera si possono usare nelle insalate miste, ma non sono per niente facili da riconoscere in mezzo all'erba. La Barba di becco violetta non é pianta comunissima, quindi va raccolta con parsimonia, avendo cura di lasciarne sempre qualcuna perchè possa nuovamente riseminarsi. Cresce da 0 a 1000 m di altitudine in tutto il Centro e il Sud d'Italia, al Nord solo in alcune regioni. Predilige prati aridi, scarpate, bordi stradali. Ha bisogno di molta luce. Pianta erbacea annuale o biennale, dotata di un lungo e tenace apparato radicale. A seconda delle condizioni ambientali, le sue dimensioni possono variare da 20 a 125 cm. Le foglie basali sono lineari, con il margine ondulato, lunghe anche fino a 15 cm. I fusti sono robusti e portano foglie piú piccole, dotate di ampie porzioni basali che avvolgono il fusto come una guaina. L'infiorescenza a capolino é grande e appariscente, con ligule di un bellissimo colore cangiante dal lilla, al viola chiaro, al rosa con riflessi metallici. Le squame appuntite che avvolgono il capolino possono essere lunghe anche due volte le ligule. Alla maturazione dei semi le squame si riaprono, facendo comparire una grande sfera piumosa, formata dagli acheni con il loro pappo: ogni pianta puó produrne veramente molti, anche piú di 300. Da http://www.parcobotanico.it.
Link percorso: Monte Ilice
Comune: Trecastagni - Località: Monte Ilice
Coordinate. Inizio percorso: 37°39'53''-15°04'29''- Fine percorso: 37°39'53''-15°04'59''
Quota. Inizio percorso: 902 m - Fine percorso: 902 m
Avvertenze - Chi siamo - Mappa del sito - Siti amici - Sitografia Etna - Scrivici

© 2024 Etnanatura.it - Camillo Bella - Tutti i contenuti del sito sono distribuiti con licenza Creative Commons attrib. non comm.4.0 Italia(CC BY-NC-SA 4.0 DEED)