Grotta dell’Eremita

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Sito Etnanatura: Grotta dell’Eremita.

Nel 1669 si ebbe un’eruzione tra le più grandi e disastrose che le genti dell’Etna ricordino, che iniziò l’8 marzo da una frattura a Nord di Nicolosi con terremoti continui, prima lievi e via via sempre più forti. Quella stessa eruzione arrivò fino a Catania, la seppellì in massima parte ed allontanò la costa per oltre un chilometro. Mompileri fu tra i paesi più colpiti e già il 13 marzo era stato completamente distrutto dalla lava che lo seppellì sotto una coltre spessa in alcuni punti anche 10 m. Una cronaca di questo grande disastro fu scritta nel 1688 dal cappellano di Mompileri, Don Antonino di Urso, che così racconta passo passo quei terribili giorni:

«(…) Nel giorno 11 del mese di Marzo e giorno di lunedì nelle ore tredici, un altro terremoto più forte, fece cascare tutte le Chiese e molte case della vicina terra delli Nicolosi (…) Nello stesso giorno, vicino il Monte Fusaro, si apriva molto terreno e molto foco e fumo usciva da quella bocca infernale. Era tanto il rumore che pareva il finimondo. Lo foco cominciò ad abbrugiare la Guardia di Malpasso e poi Malpasso. Lo Duca Massa, Signore di questa terra, temendo che la lava copertiasse il nostro paese e si coprissero le divine Statue della Madre di Dio, mandò il suo Governatore con molta gente, per trasportare le Statue dell’Annuntiata e portarle al sicuro (…)». I mompilerini si credevano sicuri per via del Monte di Mompileri che speravano riparasse il paese, ma il disinganno fu improvviso e tragico: «Tutti noi paesani havemo la speranza che il Monte (M. Mompileri) non facesse passare la lava. Ma ci ingannamu! Mentri lo foco calava e abbrugiava Malpasso, si divise in due braccia e copertò i quartieri di Potichelle, il Casale di Sant’Antonio e camminava contro la terra di San Pietro e Camporotondo (…) lo foco si spartì in due strade, uno brugiò il resto della Terra delli Nicolosi e l’altro circondò il detto Monte e minacciava il nostro paese, che sino a quella ora non havea havuto danno alcuno». I paesani erano così convinti che il Monte Mompileri riuscisse a trattenere la lava, deviandone il corso, che non vollero togliere nulla dalle case e dalla Chiesa Maggiore, in particolar modo l’effigie della loro Patrona. Ma si sbagliavano: la pressione esercitata dalla lava sfondò la base del Monte Mompileri ed un fiume di lava incandescente si riversò sul paese. Così continua il racconto di Padre Urso: «Il giorno 12 di Marzo, verso le hore 22, lo foco passò la parte del monte che guarda il nostro paese e cominciò a correre sopra la nostra terra e danneggiare ogni cosa. Copertò la strada che portava alli Nicolosi e poi lo foco camminando forte e senza risparmiare quello che incontrava, pervenne nella Chiesa maggiore e cominciò a copertarla e a diroccare il tetto, ch’era forte e solido (…) La lava dopo di havere covertato la Chiesa della Annunziata in poche ore covertò ancora tutte le case (…)» Di fronte al santuario si trova la Grotta dell’Eremita, un anfratto che si apre in un’altura lavica, ampliato dalla mano dell’uomo, abitato negli anni ’50 del secolo scorso da un anacoreta. Dalla grotta si estraeva la ghiaia rossa, utilizzata nel Catanese per le costruzioni e gli intonaci. Pare che la grotta sia stata ampliata nel tentativo di creare un accesso ai resti, sepolti dalla lava, del santuario e del villaggio di Mompilieri.

Da Wikipedia.

Foto di Etnanatura e Salvo Nicotra.

Sito Etnanatura: Grotta dell’Eremita.

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