Ci piace presentarvi monte Castelaccio (Castiddaci) come un luogo da fiaba dove anticamente (non sappiamo quando e se) esistevano ricche miniere di oro alle quali attingevano i greci prima e poi i romani, i saraceni e tutti quelli che hanno fatto della Sicilia terra di conquista (e dico ció con un'accezione non sempre negativa considerando che peggio dei siciliani nessuno ha mai amministrato le nostre terre). I cristiani poi decisero di edificare sulla cima sud del monte un monastero basiliano dedicato a S. Emilione i cui resti (ma forse i resti di altri edifici ricostruiti sul monastero) ritroviamo ancora oggi nel nostro percorso insieme ai resti di antiche (quando?) mura, ad un pozzo con copertura semisferica di sicura senescenza, alle tracce di un altro edificio, ad una vecchia dirupata ma non per questo meno affascinante casa padronale. Non ho detto finora del panorama che abbraccia il mare di Taormina per svolgere l'occhio fino alle terre calabre per un verso e l'entroterra arso e pittato dall'altro.
Per notizie piú scientifiche potete leggere il bell'articolo di Giuseppe Tropea su medioevosicilia.eu.
Indicazioni percorso: Imboccate la sterrata a sinistra prima del cimitero di Gallodoro. Mantenete sempre la sinistra. Lungo il sentiero troverete due cancelli che peró non sono chiusi con catenacci. Arrivati presso una bella casa padronale (dove potete ammirare uno strano pozzo con copertura semisferica) se volete potete salire lungo la collina a destra dalla cui cima si ammira uno splendido panorama. Ma per ritrovare i resti dell'antica chiesa dovete proseguire dritti lasciando sulla destra la cima piú alta del monte Castellaccio e ritrovando a sud una seconda cima meno alta che conserva i ruderi. Accanto ai ruderi si trova una quercia ben visibile anche da lontano.