Le grotte dell’Etna spesso si associano a leggende e a fiabe orride legate alla presenza di una “truvatura” (tesoro) resa inaccessibile da malefici e iatture. La grotta dello Scannato (nomen hominem) già dal nome evoca fantasmagorici terribili scenari di sangue e di ferocia. Ma, al di là delle rappresentazioni evocative, si tratta di una delle più significative grotte etnee, purtroppo di difficile accesso in quanto sita in una proprietà privata. Formatasi da una colata lavica del 394 a.C., è stata fra l’altro sicuro riparo dai bombardamenti della seconda guerra mondiale per gli abitanti della costiera Acese. Oggi, come ci informa l’amico Gaetano Fichera (non a caso detto papàstrello, forma sincopata di papà dei pipistrelli), annovera la presenza di una colonia di pipistrelli miniotteri. La grotta costituisce per i pipistrelli un luogo ideale per l’accoppiamento e per lo “swarming” una sorta di scuola dove gli adulti insegnano ai giovani pipistrelli le tecniche di caccia e di volo.