La Timpa di Santa Tecla o Falconiera va dalla località Grotte di Acireale alla contrada Mortara, nei pressi di Santa Maria Ammalati. La sua base, contrariamente alle altre porzioni della Timpa, non è a diretto contatto con il mare, ma al di sotto di essa si estende una spianata (Pedi ‘i Timpa) in cui si sviluppa un’area coltivata a limoni e vi è insediato il borgo marinaro di Santa Tecla. La vegetazione naturale si è qui ben conservata nei terreni a ripida pendenza solcati da naturali canaloni (lavanara) formati dal deflusso delle acque, mentre le superfici più accessibili furono messe a coltura con lavori di dissodamento (scatinu) e di sistemazione con terrazzamenti (custeri) in pietra lavica.
La linea ferroviaria dismessa offre l’opportunità di attraversare longitudinalmente la Timpa di Santa Tecla consentendo una vera e propria immersione in questa parte della Riserva. Il vecchio tracciato ferroviario è una tratta della ferrovia statale a binario unico costruita nella seconda metà del secolo XIX e disattivata negli anni sessanta in seguito alla realizzazione del nuovo tracciato a doppio binario in galleria a monte della medesima. Il tratto in disuso prende avvio da località Grotte e termina presso la contrada Mortara, accanto alla nuova strada ferrata. Tutto il percorso, lungo circa 3 Km (cioè per l’intera estensione della Timpa di Santa Tecla) si presenta perfettamente pianeggiante e procede in parte incassato fra gli alti muraglioni paraterra in pietra lavica, in parte lungo quattro tunnel e, per lunghi tratti, consente ampie vedute sulla sottostante spianata.
Si potranno osservare, a distanza ravvicinata, le particolari rocce che compongono la Timpa, le “opere d’arte” della antica ingegneria ferroviaria e soprattutto la vegetazione che cresce lungo i suoi fianchi, costituita da essenze della macchia, non che da tratti di vegetazione boschiva, composta da Querce e Bagolaro. Da qui si potranno ammirare, sul lato mare, bei panorami verso la borgata di Santa Maria La Scala e, a monte, ville e imponenti opere di terrazzamento abbandonate. Avanzando per qualche centinaio di metri ci si inoltrerà fra alte pareti paraterra, imbattendosi nei resti di una galleria di scorrimento lavico. Questa grotta venne tranciata in due parti durante lo scavo della linea ferrata: nel troncone rivolto a marina si notano chiaramente le sezioni di due caratteristici rotoli laminari, mentre il troncone a monte è protetto da manufatti in muratura, in quanto esso fu modificato come luogo di riparo per gli addetti alla manutenzione ferroviaria. Procedendo ancora verso nord ci si parerà davanti l’ingresso di un primo tunnel ferroviario, lungo circa 250 metri, che riceve luce dalle due estremità e da un’ampia finestra che si apre sul lato di levante.
Andando ancora avanti vi sono altre due tunnel, il primo dei quali è rettilineo e breve (circa 150 metri), pertanto risulta decisamente illuminato dalla luce solare; nel suo interno troviamo varie nicchie laterali, ricavate per accogliere gli operai che lavoravano sulla linea ferrata al passaggio dei treni. Il secondo è lungo 468 metri, come si legge su una targa applicata nell’ingresso sud: per attraversarlo è necessario munirsi di una torcia.
Sulla chiave dell’arco del suo ingresso nord si trova incisa la data “1912”: risale all’epoca in cui furono effettuati lavori di consolidamento a protezione del tunnel. Appena fuori dalla galleria lo sguardo si apre sul sottostante paesaggio, in cui emergono le borgate di Santa Tecla, Stazzo e Pozzillo. Sul lato a monte sarà invece possibile ammirare la boscaglia a Roverella tra cui spicca, proprio accanto un lavanara, un bellissimo esemplare di Lentisco. Da qui inizia un lungo tratto scoperto (circa 1200 m), in cui il lato a monte si rivolge verso aree collinari terrazzate e quello a mare sovrasta il già menzionato Pedi ‘i Timpa, con tutto il paesaggio multicolore delle colture e della costa ionica che si perde all’orizzonte. Al di là dell’insensato cancello si trova la parte settentrionale della Timpa di Santa Tecla, cioè la contrada Mortara, caratterizzata da estesi poderi coltivati a limone, straordinariamente abbarbicarti su precari terrazzamenti.
Informazioni tratte da http://riservalatimpa.blogspot.it/2011/06/la-timpa-di-santa-tecla.html
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