30 luglio 1943, la rivolta di Catania

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Anfiteatro romano di piazza Stesicoro

Anfiteatro romano di piazza Stesicoro

Catania, Una pattuglia tedesca giunse in piazza Stesicoro. Dagli autocarri balzano armatissimi, paracadutisti della Goering, scendono la scassata scala di legno che porta al grande rifugio antiaereo naturale ricavato dai sotterranei del teatro romano. Negli umidi ambienti, in mezzo a rifiuti e ad escrementi vivono da lungo tempo circa diecimila persone. Abitanti del quartiere marinaro, cosidetto della “Civita”, hanno perduto tutto, nessuno pensa a loro, muoiono di fame e di tifo.
Alcuni tedeschi bloccano le uscite con mitragliatrici. Gli altri penetrano nel rifugio. Con pistole spianate e con lanterne accese lo percorrono quasi tutto. Cercano «qualcosa»: donne.


Quattro ragazze sono «scelte» e costrette a seguirli. Le pistole puntate fino a quando i paracadutisti non escono dai sotterranei e le mitragliatrici poi, impediscono agli uomini, colti di sorpresa, di intervenire in difesa delle loro donne.
Compiuta l’ operazione , trascinando a viva forza le ragazze che si dibattono disperatamente (una fu colpita al seno, violentemente, con il calcio d’una pistola d’ordinanza), i paracadutisti balzano sugli autocarri, il motore non era stato spento, e si allontanano rapidi.
Poco dopo giungeva sul posto un gruppo di carabinieri che qualcuno aveva avvisato.
Un popolano, sulle cui guance la fame e le angosce avevano giocato senza misericordia di scalpello, scalzo, con indosso un ormai ridicolo simulacro d’abito, si staccò dal gruppo d’uomini salito in piazza e gridò: «Vogliamo le armi! Semu siciliani e difenderemo da noi le nostre donne. Cacceremo questi assassini! ».
Al suo grido si unirono gli altri e tutti corsero alla caserma di piazza del Carmine e ai depositi d’armi abbandonati. Ognuno ebbe un’ arma. Vecchi e donne, uomini e ragazzi. E da quel momento i tedeschi non ebbero più un momento di requie. Di notte ed anche di giorno, dalle finestre dei palazzi, quando passavano per le vie del centro, dai buchi più impensati, quando transitavano in periferia, erano fatti segno a fucilate precise che non perdonavano, a fucilerie nutrite al termine delle quali parecchi erano i nazisti che non si rialzavano più.
Ai popolani si uniscono presto agenti di PS. e anche carabinieri. Particolare curioso. Una notte, ai Quattro Canti di città, si trovarono a sparare contro i tedeschi, con il fucile piazzato tra 1le macerie del palazzo San Demetrio un agente di pubblica sicurezza, toscano, comunista di vecchia data, e un evaso dalle carceri giudiziarie, che doveva diventare un arditissimo patriota….

Igor Mann

Articolo pubblicato su il “Partigiano” di Genova

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