Castello Fiumedinisi

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Sito Etnanatura: Castello Fiumedinisi.

Non esistono attestazioni documentarie che rendano nota la data di fondazione del castello. Il 28 settembre 1197, Enrico VI, padre di Federico II, muore a Fiumedinisi in seguito ad una tragica fatalità 1). Nel 1271 l’abitato è attestato come casale 2) e nel 1296 è ricordato come feudo del miles Ruggero de Vallone da Messina 3). Nel 1354 casale e castello, del quale si ricorda l’esistenza, vengono conquistati dal miles Giovanni Saccamo e l’anno seguente riconquistati dal conte di Aidone

4). Re Federico IV, nel 1357, concede Fiumedinisi, casale e la fortezza, e Limina a Giovanni Mangiavacca capitano e castellano di Francavilla 5). Ancora, in questo interminabile passaggio di consegne, Tommaso Romano Colonna riceve l’abitato dal re Martino e dalla regina Maria nel 1392 6). L’abitato di Fiumedinisi ed il castello rimarranno in mano ai Colonna Romano sino all’abolizione del feudalesimo 7). Il Bembo, nel 1495, ricorda il castello con il toponimo di “Niso”, descrivendolo come ” (situato) sopra una rupe a strapiombo del monte e che è visibile da ogni parte ai viaggiatori…” 8) 9). Sulla presenza di gallerie, che collegavano la fortezza alle limitrofe miniere circostanti, esistono tarde attestazioni documentarie prive di riscontro materiale. 
Il castello trova posto sulla sommità di una rocca, il “Belvedere”, dall’eccezionale posizione strategica. La visuale che si gode dalla vetta è eccezionale; è, infatti, possibile mantenere sotto costante controllo il mare e la costa per una distanza di miglia e miglia. La fortezza si distribuisce sul colle attraverso una pianta poligonale irregolare. Al suo interno si possono distinguere, presso il lato meridionale, creste murarie inerenti a pareti divisorie di ambienti interni. La porzione settentrionale è la meglio conservata: in essa si possono distinguere, nell’angolo nord-orientale, gli imponenti resti del mastio insieme con alcuni ambienti sottomessi, e, a nord occidente, l’ingresso principale del castello. Il lato occidentale risulta per buona parte interrato, mentre quello orientale presenta una grossa porzione della cinta muraria sganciata dalla muratura ed adagiata, letteralmente, sul bastione, con conseguente rischio di crollo. Presso il lato meridionale è presente una cisterna di grandi dimensioni e dalla profondità approssimativa di circa m. 5. In ultimo la cinta muraria presenta ancora tracce superstiti dei camminamenti di ronda. La sommità della rocca offre una conformazione geomorfologica irregolare: in essa, infatti, si aprono caverne di medie e piccole dimensioni solo in parte esplorate. Il massiccio roccioso compie una brusca discesa in direzione est, dove, tramite un dislivello di circa 100 metri, si stende una ulteriore piattaforma. Essa sorge isolata dal territorio circostante grazie alla presenza di grandi pareti a strapiombo che isolano il luogo lungo i lati orientale e meridionale. Un piccolo sentiero permette di accedervi da nord, evitando così di passare per il Belvedere, posto ad ovest. Nonostante questo piattaforma possieda il nome di Castellaccio, non è stato possibile individuare alcuna relazione tra il toponimo e la relativa area. Dalla fortezza di Fiumedinisi non si nota alcuna presenza di ruderi che possano richiamare all’esistenza di una torre o di un piccolo forte secondario. Non si esclude, comunque, l’esistenza di una struttura del genere in tempi passati. Adesso vi è il grande sospetto che la piattaforma rocciosa ai piedi del castello, in tempi di gran lunga più antichi, ospitasse l’antico abitato greco indigeno di Fiumedinisi, la cui acropoli, con buona probabilità, esisteva ove adesso sorge l’imponente fortezza. 
Da Medioevo Sicilia

Foto di Mario Calì.

Sito Etnanatura: Castello Fiumedinisi.

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