Castello Calatabiano

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Sito Etnanatura: Castello di Calatabiano.

Il castello fu costruito dagli arabi e successivamente rimaneggiato dai normanni. Per la sua grande importanza militare svevi e aragonesi vi apportarono migliorie difensive. Alla famiglia dei Cruyllas si deve l’ampliamento che portò la fortezza alle dimensioni attuali. Di maggior interesse sono il portale di ingresso, costituito da un arco a sesto acuto di pietra arenaria e pietra lavica, e il “Salone dei Cruyllas”, diviso simmetricamente da un arco in pietra lavica il cui concio reca le insegne della famiglia. Nella parte più elevata del maschio si trova un’uscita di emergenza sul pendio più ripido e difficilmente accessibile del monte. Solo qualche rudere rimane invece del borgo abbandonato nel 1693. Sul monte Castello,trenta metri più in basso del maniero, la Chiesa del Santissimo Crocifisso, inaugurata il quattro marzo 1484, ha forme tardo gotiche, un massiccio campanile merlato e due portali ogivali d’ingresso, a ovest e a sud. Sulla facciata vi è un’iscrizione recante la data d’apertura al culto dell’edificio da parte del vescovo Eufemio. Vi è custodito il simulacro di San Filippo Siriaco. Nella celletta alla base del campanile, cui si accede direttamente dall’aula tramite una porta ad arco leggermente bicentrico a conci regolari radiali in pietra bianca, di tipo catalano, è situato nella parete ovest un affresco di Madonna e Bambino che reggono una grossa catena che ha alla fine un giogo a due anelli. L’affresco, di buona fattura inscrivibile non oltre i primi quindici anni del Cinquecento,da considerarsi unico nella regione di filiazione antonellesca, dai Peloritani agli Iblei, che rischia danni definitivi per l’umidità di risalita e per la sottovalutazione dell’importanza, ha un modello stante di tipo desalibesco, col Bambino in piedi (postura riscontrabile nei piccoli monumenti funerari di Antonello Freri) sulla gamba destra della Madre, ed è sensibile alla moda ‘rilassata’ di un Befulco o di uno Scacco, a loro volta mediatori al sud della naturalezza raffaellesca, con voluti grafismi neobizantini (mani e occhi) e una caratteristica unica: la Madonna guarda con bonaria introspezione, “alla greca”, verso l’osservatore.Un forte e distribuito uso del color marrone farebbe pensare a un tentativo di sinopia poi ridipinto. Da Wikipedia.

Sito Etnanatura: Castello di Calatabiano.

 

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