Prende il nome di “Grotta del Drago” una località che si trova qualche chilometro a nord-ovest del centro abitato di Scordia, in prossimità dell’altra denominata “Urgu Tintu”, da dove aveva origine il torrente che un tempo attraversava tutta la zona, prima di confluire nel Biviere di Lentini. Nel vallone prodottosi lungo il corso di questo torrente, le cui acque impetuose hanno inciso nel tempo il tufo delle rocce circostanti, soprattutto nella “Cava” e, appunto nella “Grotta del Drago”, è stato facile, fin dalla protostoria, trovare le condizioni favorevoli ad insediamenti umani.
Ne sono evidente testimonianze le numerose grotte artificiali che rendono così caratteristiche le zone di cui ci stiamo occupando. Nella “Grotta del Drago” ce ne sono una decina. Quella che dà il nome all’intera contrada in realtà è un vero e proprio sistema di ampi cameroni scavati su due piani nell’incantevole costone roccioso. Quella più bassa si collega alla più alta attraverso una scala scavata anch’essa nella roccia, all’inizio chiusa in un cunicolo che più in alto (forse a causa di qualche crollo) si vede dall’esterno. Numerosi sono gli interventi che si sono succeduti nel tempo, ad attestazione di un continuo riutilizzo degli ambienti da parte dell’uomo, che li ha continuamente riadattati alle proprie esigenze, riassegnando loro funzioni mai definitive (abitazione, sepolcro, luogo di culto, stalla, ovile etc.) leggibili ancora oggi nei numerosi segni che vi si notano. In assenza di studi approfonditi, si possono congetturare in queste grotte insediamenti siculi, greco-romani, bizantini etc., mentre in tempi più recenti esse sono state (in qualche caso sono ancora) utilizzate come depositi. Particolarmente significativo è il palmento costruito in una di queste grotte, testimonianza chiara della vocazione viticola del territorio di Scordia, nella prima fase di passaggio da un’agricoltura estensiva (cerealicoltura) ad un’altra di tipo intensivo che sarebbe culminata, a partire dagli ultimi decenni del XVIII sec., nell’agrumicoltura. Sull’origine del toponimo sono molte le spiegazioni, alcune molto fantasiose (rifugio di un feroce bandito; presenza di un uomo gigantesco; l’aspetto di un grande animale accovacciato che presenta il costone roccioso; etc.). Interessante, ma tutta da provare con criteri scientifici, l’interpretazione proposta da Antonio Cucuzza, che fa derivare il nome del luogo dal “carattere torrentizio del vallone”, dal termine alto medievale “draco”, indicante “fiumi o torrenti impetuosi e rovinosi”.
Nuccio Gambera da sito Comune di Scordia
Foto di Etnanatura e Emiliano Zito
Sito Etnanatura: Grotta del drago.