Basilica del Murgo

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28-05-2015 21-23-36I resti della Basilica del Murgo presso Agnone Bagni trovano posto non lontano dalla costa lentinese. Il complesso, mai ultimato, avrebbe dovuto ospitare i monaci di Roccadia. Il trasferimento in un sito apparentemente più consono, sarebbe dovuto avvenire, sulla base di una affermazione del Manriquez, per volontà di Federico II [R. Pirri 1733, vol. II, pag. 1306]. E’ bene precisare che non rimane alcun documento, databile al XII/XIII secolo, che confermi il trasferimento della comunità cistercense di Lentini dalle colline verso la costa.

E’ possibile che il documento non venisse scritto a causa del non completamento delle fabbriche di Agnone Bagni: il cantiere, infatti, giunto circa a tre metri di alzato venne smantellato o abbandonato e mai più ripreso. Le motivazioni di questa sospensione sono a tutt’oggi sconosciute, per quanto le ragioni forse debbano essere trovate nella crescente ostilità del papato nei confronti della politica federiciana e ancora nella forzata partenza dell’imperatore verso la Terrasanta. Qualunque corso abbiano avuto le vicende, quel che rimane ai giorni nostri è, in sostanza, l’impianto di una basilica a tre navate, con tre absidi quadrate e orientamento est-ovest. La tecnica edilizia rimanda senza alcun dubbio, e nei materiali e nella perfezione delle misure, ad una fabbrica federiciana come quella di Castel Maniace o, come attualmente preferisce la storiografia più recente, a Castello Ursino di Catania, al quale i ruderi di Agnone Bagni si vuole siano vicini cronologicamente [S. A. Alberi 2000, pag. 449 e seg.] [ G. Agnello 1935, pag. 235]. I resti dell’edificio sacro sono composti da un alzato che solo sul fianco settentrionale raggiungono circa tre metri di altezza. La muratura, spessa cm. 260,32, è formata da un comune nucleo centrale di pezzame e malta e due paramenti, esterno ed interno, composti da doppia fila di conci squadrati e stilati a chiodo. Quel che rimane del prospetto principale è appena sufficiente per dare una semplice visione d’insieme dell’imponenza dell’impianto: esso si conserva per l’altezza di nove assise di conci alti in media cm. 35 e larghi sino a m. 1,50. I filari posseggono un andamento ordinato, sebbene esso risulti ovviamente interrotto in corrispondenza dell’innesto con quel che rimane del portale, costituito da conci più alti, nei quali risultano intagliate le decorazioni. Questo ingresso ha una larghezza di oltre cinque metri e presenta un profilo a “greca” che ha indotto alcuni studiosi a paragonarlo al portale principale di Castel Maniace. In realtà pare che le analogie permangano solo per l’ampiezza e la forma delle basette di colonna. Ultimamente si ritiene che maggiori corrispondenze si possano, invece, trovare con il portale della basilica di Maniace, presso Bronte, almeno relativamente alle colonne maggiormente aggettanti sul filo del muro rispetto a quelle presenti presso il castello Maniace di Siracusa. Le tre navate della chiesa sono suddivise da dodici pilastri centrali e tredici semi colonne addossate alle pareti interne e realizzate da pile di conci di altezza compresa tra i 25 e i 40 cm., la cui disposizione e il cui taglio sembrerebbe ricordare più da vicino la fabbrica del Castello Ursino. L’area presbiterale si compone di un transetto rettangolare, sporgente sulle navi per una misura pari alla profondità delle navate laterali, largo tanto quanto la navata centrale e profondo in misura simile alla larghezza. Inoltre il muro nord del transetto presenta un’apertura archiacuta, ancora oggi ben visibile. Riguardo alle absidi, invece, è possibile osservare un ampio rimaneggiamento dovuto all’impianto di fabbriche moderne che hanno trasformato soprattutto l’abside centrale in cappella padronale. A causa di queste radicali trasformazioni purtroppo rimangono solo pochi metri di alzato relativi all’ampio arco di trionfo composto da pilastri rientranti ed angoli a quarti di colonna. La muratura delle tre absidi è formata, all’esterno, da conci regolari di grandezza inferiore rispetto a quelli osservati nel resto dell’edificio e solo i cantonali si mostrano rinforzati da conci di grandezza pari a quella precedentemente analizzata, ad esempio, nel prospetto. Inoltre l’attacco a terra si offre mediato da uno zoccolo unito alla parete per mezzo di un’unica cornice composta da una scozia profonda compresa da due tori. I recenti studi hanno analizzato con maggiore dovizia i moduli costruttivi utilizzati per erigere la basilica del Murgo. L’unità di base utilizzata è, pare, la misura di cm. 32.54, in sostanza il piede delle misure arabe canoniche. La profondità complessiva dell’impianto è pari a 254 moduli più uno legato alla base esterna della colonna del portale principale, per un complessivo totale di 255 moduli. I rilievi in pianta hanno inoltre evidenziato che il transetto è la metà esatta della lunghezza totale dell’edificio, tolto lo spessore murario delle absidi. La nave, inoltre, possiede un’ampiezza pari ad un terzo della lunghezza totale, similmente al lato breve de transetto. Le due navate laterali contano 17 moduli, quella centrale 35. Secondo quest’analisi, alcuni studiosi ritengono possibile evincere una metodologia costruttiva che non preveda prima il completamento delle absidi e del transetto, ma, la realizzazione del corpo di fabbrica sembrerebbe procedere dall’esterno verso l’interno, cioè attraverso l’edificazione prima delle navate laterali e delle absidi, successivamente della navata centrale e del transetto [S. A. Alberi 2000, pag. 450]. Tecnica simile sembra osservarsi pure nell’edificazione di Castel Maniace a Siracusa e Castello Ursino a Catania, con il quale sembrerebbero risaltare alcune similitudini relativamente alla tessitura muraria dell’interno e, come precedentemente accennato, alla modalità di realizzazione delle semi colonne. Forse sulla base di queste semplici osservazioni si potrebbe dire che la basilica incompiuta di Agnone Bagni sia da porre in un arco cronologico compreso tra i due citati castelli, in un periodo più vicino alla realizzazione del castello catanese. Per certi versi la basilica del Murgo rimane un “unicum” edilizio che per alcuni versi unisce la Sicilia alle tecniche edilizie continentali. L’utilizzo di absidi quadrate, ad esempio, per quanto non sia del tutto avulso dalla cultura isolana, certamente non è diffusissimo fra le superstiti chiese cronologicamente più o meno coeve (fra gli esempi noti si ricordino l’abside centrale della chiesa dei SS. Pietro e Paolo di Agrò o le absidi del Priorato di S. Andrea presso Piazza Armerina). Anche le altre caratteristiche edilizie osservate spingono a immaginare l’immissione in suolo siciliano di maestranze provenienti dal continente e opportunamente inserite nel tessuto sociale e artistico dell’isola per volontà di Federico II. Che queste maestranze, almeno quelle adibite alla direzione dell’opera, fossero di origine cistercense rimane l’ipotesi più credibile, sebbene probabilmente l’apporto di manodopera locale fosse quantitativamente non indifferente, vista anche l’ampiezza progettuale rimasta purtroppo solo nella mente dei realizzatori.
Da Medioevosicilia.

Foto di Rosaria Privitera Saggio

Sito Etnanatura: Basilica del Murgo.

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