Rometta

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Panorama da Porta Messina

Panorama da Porta Messina

Viene fondata in età bizantina, il suo nome in greco vuol dire le difese, le fortezze (ta erymata). Dopo lunghissima resistenza viene occupata dagli Arabi e il suo nome viene pronunciato rimtah, da cui il medievale Rametta e successivamente nel XVI secolo Rometta. Nel territorio romettese sono state trovate testimonianze di vita che risalgono alla prima età del neolitico, nella sua prima fase appartenente alla cultura di Stentinello (4000 anni prima di Cristo), all’età del ferro, per giungere alla necropoli del V-III secolo a.C. Intorno al V secolo d.C. a Rometta si formò la comunità greco-latina che, in fuga dai centri della costa, venne qui a cercare rifugio dalle devastanti invasioni vandale. Ben presto Rometta assunse un preciso ruolo strategico: dall’alto delle sue mura e delle sue torri controllava un buon tratto dell’antica strada che da Messina conduceva a Palermo.

Chi possedeva il controllo militare di questa potente città-roccaforte, possedeva la chiave per prendere Messina. Rometta era l’ultima fortezza che poteva rallentare la marcia di un esercito invasore verso la città dello stretto.

Tra il 725 e il 780, a Rometta trovò asilo il vescovo di Catania, san Leone da Ravenna, detto il Taumaturgo. Dopo l’opposizione dell’altro prelato all’istituzione delle disposizioni iconoclastiche da parte degli imperatori bizantini, Costantino V (741-775) ordinò l’arresto del vescovo oppositore. Dopo essersi rifugiato in alcuni centri dei Nebrodi, Leone trovò riparo a Rometta. Qui si ritirò sulle boscose colline peloritane dove visse per alcuni anni in una grotta, da eremita. Fece ritorno a Catania dove morì nel 789.
Salendo verso il centro storico, si scorge il Monte Dinnamare
Durante la conquista araba della Sicilia, a Rometta si concentrò l’ultima difesa bizantina contro l’invasione araba. In particolare, dal 963 al 965, Rometta sostenne un durissimo assedio e i suoi abitanti si contraddistinsero per un atto estremo di eroismo. Tra il 24 e il 25 ottobre 964, fra la spiaggia e la roccaforte assediata, avvenne una sanguinosa battaglia. L’armata bizantina, forte di 30.000 uomini, inviata nell’isola da Costantinopoli per spezzare l’assedio arabo su Rometta e riconquistare all’impero la Sicilia, impegnò l’esercito assediante con impeto e con cariche di cavalleria. Ma gli Arabi, sebbene inferiori di numero, riuscirono a fermare l’avanzata degli avversari e, incitati dal proprio condottiero, Ibn ʿAmmār, costrinsero i bizantini alla fuga. Al termine della battaglia, oltre diecimila soldati di Bisanzio giacevano morti sul campo mentre il resto fu tratto prigioniero. Si narra che sul campo fu trovata una spada appartenuta al profeta dell’Islam, Maometto che era stata catturata dai bizantini in una precedente battaglia.

Ruderi  chiesa del 1696

Ruderi chiesa del 1696

L’assedio a Rometta continuò sino al maggio successivo, quando, ormai, i difensori, senza alcuna speranza di ulteriori aiuti da Costantinopoli, stremati dalla fame e dai continui assalti portati dagli assedianti, inviarono fuori dalle mura le donne, i bambini e gli anziani superstiti che furono accolti nel campo nemico. All’alba del 5 maggio 965, gli Arabi, dopo aver offerto ripetutamente la resa ai guerrieri romettesi e ricevutone da questi il rifiuto, sferrarono l’attacco decisivo alle mura di Rometta con tutte le loro forze. I pochi difensori li accolsero con le armi in pugno: caddero tutti, ad uno ad uno, combattendo. Rometta fu saccheggiata e data alle fiamme.

Rometta sarà riconquistata dai bizantini nel 1038, grazie alla spedizione imperiale di Giorgio Maniace che riconquistò parte della Sicilia, ma il dominio fu breve, tanto che la Sicilia, Rometta compresa, caddero di nuovo nelle mani degli arabi nel 1043. Sempre nell’XI secolo Rometta con tutta la Sicilia fu conquistata dai Normanni.

Porta Messina

Porta Messina

Porta Messina. Essa era, un tempo, una delle due vie di accesso alla “città fortificata”, detta anche Porta Messina o Porta Castello. Recentemente, degli scavi hanno portato alla luce le opere difensive che s’innalzavano a difesa della Porta d’entrata. Numerose grotte si aprono nella parete sotto le mura, costruite secondo la tradizione dai Saraceni durante gli assedi portati alla città fortificata. Sulle sue mura, intere generazioni di romettesi hanno combattuto contro le numerose invasioni dei secoli. Qui, il 5 maggio del 965, alla fine di un durissimo assedio durato due anni, caddero gli ultimi difensori. Infatti, dal 963 al 965, Rometta resistette ai continui assalti portati alle sue mura dall’esercito saraceno che l’assediava. Alla fine gli abitanti superstiti si contraddistinsero per un atto estremo di eroismo. Tra il 24 e l’25 ottobre 964, fra la spiaggia e la roccaforte assediata, avvenne una sanguinosa battaglia. Il resoconto dello scontro rivive nelle pagine degli storici arabi e greci medioevali che ci hanno tramandato il fatto d’arme con dovizia di particolari.

Porta Milazzo

Porta Milazzo

Porta Milazzo. E’ conosciuta anche come Porta Terra o Borbonica. Da questa sino alle soglie del XIX sec. partiva la trazzera Regia che attraversando il contado conduceva a Milazzo. La sua costruzione, con molta probabilità, risale al periodo della dominazione saracena, come fanno supporre i resti di una torretta chiamata “dei saraceni” visibile, una volta, in prossimità della Porta. Fu ristrutturata e rinforzata al tempo di Federico II di
Svevia e ulteriormente fortificata dagli architetti militari spagnoli che ristrutturarono e potenziarono il muro di cinta e le torri poste lungo tutto il perimetro di queste. Di cui la Porta Milazzo con il suo torrione circolare ne costituivano la parte più nevralgica di tutto l’apparato difensivo creato a difesa della città-fortezza. Nel XX sec. la Porta fu allargata per permettere l’accesso ai Pullman e, in questa occasione, fu stravolta nelle sue forme architettoniche, simili a quella dell’altro accesso, Porta Castello o Messina di cui,  invece, ci è giunta nelle sue forme originali.

Basilica paleocristiana di Sotto San Giovanni o Santa Maria dei cerei

Basilica paleocristiana di Sotto San Giovanni o Santa Maria dei cerei

Basilica paleocristiana di Sotto San Giovanni. Sorge alle falde della collina di Rometta e fa parte del più vasto complesso ipogeo che si snoda per tutta l’area circostante. Individuata da Paolo Orsi come struttura basilicale paleocristiana fu fondo rilevata ed analizzata dall’archeologo Giacomo Scibona che ne mise in evidenza la sua originaria destinazione a luogo dove poter svolgere le funzioni liturgiche oltre che di riunione e di preghiera. Di forma rettangolare, l’ipogeo sacro possedeva dodici pilastri di forma rettangolare, ricavati durante l’escavazione, ripartiti in sei ordini che dividevano lo spazio interno in sette piccole navate. La navata centrale finiva con un ambiente absidale dove era riposto, in origine, l’altare. Dei pilastri ne restano integri solo quattro, mentre dei restanti si possono vedere solo i tronconi che pendono dalla volta. Da piccole tracce di affreschi posti nell’abside e sparse un po’ dovunque, hanno fatto supporre che la cripta doveva essere interamente ricoperta d’affreschi. Studi recenti fanno ipotizzare che la basilica fu adoperata come moschea dalla popolazione musulmana dal 965 d.C. in avanti. Lungo tutto il tratto del complesso ipogeo, nella parete rocciosa, si possono ammirare bellissimi esempi di stratificazione con laminazione incrociata intervallati da depositi fossiliferi a lamellibranchi e molluschi. In alcuni punti è possibile vedere diversi livelli argillitici lungo i quali avvengono fenomeni di solubilizzazione e trasporto di carbonati che danno origine a dei particolare strati (veli
penduli), in taluni casi lunghi oltre cinque metri.

Tomba rupestre d’età bizantina

Tomba rupestre d’età bizantina

Tomba rupestre d’età bizantina. Sul costone orientale, quasi a strapiombo, nei pressi delle fortificazioni di Porta Messina, si trova un ipogeo funebre di probabile epoca bizantina scavato nella roccia e rimaneggiato in epoche successive fino ad essere utilizzato come ricovero per animali ma anche come piccolo palmento. Vi si accede discendendo un ripido percorso, ricavato nella parete, frammisto a scalini e sentieri
ripidi. All’interno è tutt’ora visibile, frontalmente all’entrata, la parte rialzata, ricavata
nell’escavazione, dove era posto il corpo del defunto. La sua utilizzazione come sepoltura si deve certamente al periodo in cui Rometta, la greca Erymata, era una florida città-fortezza dell’Impero Romano d’Oriente, dal 535 al 965.

Foto di Rosangela Russo e Michele Torrisi.

Notizie dovute a Wikipedia.

Sito Etnanatura: Rometta.

Altre info si possono trovare nella pubblicazione del comune di Rometta: “Itinerario turistico di Rometta“.

Su Etnanatura vedi anche “Santa Maria dei Cerei“.

 

 

 

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