Descrizione |
I crateri Barbagallo si formarono in seguito all'eruzione del 2002. Grande eruzione durata dal 27 ottobre al 29 gennaio 2003. Questa eruzione é stata denominata l'eruzione perfetta. Essa é da considerarsi tra le piú esplosive degli ultimi 100 anni. Ô da considerarsi anche la piú distruttiva dal punto di vista infrastrutturale. Nella notte del 26 ottobre 2002 una forte scossa sismica avvió la fase eruttiva, che distrusse tutta la zona turistica di Piano Provenzana sul versante Etna-Nord in localitá di Linguaglossa. Tutte le infrastrutture turistiche-ricettive e sportive furono ricoperte dalla colata lavica, che in una nottata azzeró trent'anni di investimenti e progetti di una intera comunitá. Le ferite della colata sono tuttora visibili non appena si raggiunge la localitá Piano Provenzana, dove uno scenario lunare ha preso il posto del un paesaggio che offriva la vista della pineta incastrata ai piedi dell'enorme montagna. (1)
Guide dell' Etna di padre in figlio, dall' inizio dell' Ottocento sino al 1977. Il primo si chiamava Alfio Barbagallo, nacque nel 1801 e diede il via alla dinastia che divenne un punto di riferimento per tutti gli illustri visitatori desiderosi di conoscere le bellezze della montagna etnea. Ad Alfio successe Giuseppe Barbagallo - attivo nella seconda metá dell' Ottocento - e poi ancora suo figlio Alfio, per finire con Vincenzino, nominato aspirante guida nel 1925. L' Etna attrae i viaggiatori dell' Ottocento e d' inizio Novecento, ma suscita anche preoccupazione e inquietudine. I Barbagallo sono lí, pronti a dare conforto e aiuto, mettendosi in testa alla fila ed ascoltando il respiro dei loro clienti, per capire se vanno in debito di ossigeno avvicinandosi ai tremila metri. Sono fra i fondatori di quelle che é considerata la prima associazione di guide alpine italiana, mentre giá nel 1875 viene istituita a Catania una sezione del Club alpino italiano. Vincenzino Barbagallo nasce nel 1909 ed é giá ufficialmente sul campo nel 1925: di lí a poco viene anche nominato custode dell' osservatorio vulcanologico, allora esistente a quota 2900, entrando cosí alle dipendenze della Regia Universitá con la qualifica di bidello, ma con la mansione assolutamente singolare di raggiungere in ogni stagione quell'avamposto d' alta montagna, dove raccogliere dati meteorologici. Durante il ventennio fascista l' Etna é sempre presente nei cinegiornali dell' istituto Luce. Luogo simbolo di un mito italico, il vulcano diventa teatro di piccole e grandi imprese amplificate dal regime. Le guide vengono tenute in grande considerazione e Vincenzino ottiene la segnalazione per andare a seguire un corso di perfezionamento militare in alta montagna. Negli anni Cinquanta viene incaricato per qualche anno di gestire il rifugio Sapienza a quota 1900, dove termina "l' autostrada" Nicolosi-Etna. E quando gli spazzaneve si fermano qualche chilometro prima del rifugio, impedendo cosí ai torpedoni di turisti di raggiungere i campi di sci, con indubbio senso della notizia mette due belle ragazze con l' attrezzatura sciistica su un carretto siciliano trainato da un mulo e manda la foto a tutti i giornali con la didascalia "carro-seggiovia per il rifugio Sapienza". Negli anni Sessanta mancarono le grandi eruzioni, ma per i giornalisti, che di lui si occupavano assiduamente, era il "Ciclope dell' Etna", il "guardiano dei crateri". A Vincenzino Barbagallo si rivolgeva il professor Rittmann, lo scienziato svizzero allora direttore dell' Istituto vulcanologico, per raccomandargli di dare il benvenuto a studiosi italiani e stranieri. Divenne amico di Haroun Tazieff: il vulcanologo francese protagonista di tante polemiche con i colleghi siciliani. Tazieff venne nominato ministro della Repubblica ai tempi di Mitterand, ma quando poteva scriveva al "Caro Vincenzino", mentre si trovava in giro per il mondo a caccia di colate. Nelle interviste Barbagallo raccontava dell' Etna come di una donna amata, per la quale si era spesa una vita intera. Colpiva i suoi interlocutori spiegando che una volta venne raggiunto da una piccola bomba vulcanica su una spalla che gli spaccó una clavicola, ma non riuscí a considerarla un' offesa dalla sua Etna, quanto un bacio - a suo modo - dalla creatura amata. Organizzatore di gare di sci negli anni Cinquanta, Vincenzino riuscí a portare sulle piste del vulcano anche il campione olimpico Zeno Coló, che venne peró squalificato per una scritta pubblicitaria che portava sulle scarpe. Altri tempi. Appassionato cine-operatore, nel 1971 fece confluire le sue immagini in un documentario didattico intitolato "Anatomia di un vulcano". Ma il 1971 fu anche l' anno della distruzione dell' osservatorio. Raccontano che continuó ad aggirarsi in mezzo a quelle spesse mura di pietra fino a quando la lava non riuscí a penetrare da tutte le parti. Poi si spostó su una collinetta lí vicino e rimase ad osservare il crollo del "suo" osservatorio, come se fosse l' agonia di un essere umano. (2)
(1) Wikipedia.
(2) Giuseppe Riggio. La Repubblica.
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