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San Filippo Fragalà
Nome: San Filippo Fragala
Comune: Frazzano
Località:San Filippo di Fragalà
Foto di:Rosangela Russo e Gaetano Cannavò
Descrizione La chiesa di San Filippo di Fragalá con le strutture del primitivo monastero dell'Ordine basiliano, costituiscono un aggregato religioso ubicato in territorio di Frazzanó in Val Demone, Sicilia.
A pochi chilometri dal centro abitato - arroccato sul monte Castro - sorge l'antico monastero italo - greco di San Filippo di Fragalá, detto anche di Demenna o di Melitiro, dedicato a San Filippo di Agira. Con la sua posizione domina le vallate dei monti Nebrodi, lungo il corso della via Francigena o Regia Trazzera. Istituto cenobitico basiliano di origini assai antiche, verosimilmente dedicato a San Nicola di Mira, la sua esistenza risale al 495.[3] I religiosi, di rito bizantino, riconoscevano l'autoritá del Papa.
In epoca araba, pur non subendo eccessive vessazioni, l'istituzione frazzanese ebbe a soffrire un periodo di decadenza. La costruzione dell'abbazia fu opera dell'abate igumeno Gregorio nel 1090 grazie alle volontá disposte e ai favori concessi dal conte Ruggero e dalla regina Adelasia,[1] privilegi elencati in un diploma di rifondazione redatto nel 1145. Disposizioni e concessioni ampiamente documentate dallo storico benedettino Goffredo Malaterra e viaggiatore, cartografo arabo Muhammad al-Idrisi. vCentro culturale italo - greco, uno dei piú importanti del meridione normanno. Patrocinato dagli ufficiali greci della corte, i suoi monaci lodavano ed elevavano "incessanti preghiere" a favore del conte Ruggero e consorte. La reggente e i successivi sovrani normanni confermarono il loro sostegno a questa istituzione che era posta sotto la loro diretta autoritá. vIntorno al 1131 Ruggero II d'Altavilla[1] lo pose, con gli altri monasteri siciliani di rito greco, sotto l'autoritá dell'archimandrita del monastero del Santissimo Salvatore di Messina. Sempre al sovrano é dovuta la variazione del titolo, da San Nicola l'aggregato é dedicato al "siciliano" San Filippo d'Agira.[4]
Completamente indipendente dal controllo dei vescovi, traeva le sue risorse economiche dai vasti possedimenti gestiti attraverso una rete di cellule o metochi ed altri piccoli monasteri assoggettati. L'area spaziava dal territorio messinese alle terre del versante settentrionale dell'Etna.
Il 27 novembre 1171 la regina Margherita di Navarra conferma all'abate Bonifacio tutti i diritti e privilegi concessi dal Conte Ruggero. In epoca normanna il monastero ospitava tra formazione religiosa o soggiorni, il monaco Lorenzo da Frazzanó, Luca di Demenna, Leoluca di Corleone, Vitale di Castronovo, Elia di Castronovo, San Cono di Naso.[8] E ancora San Cristoforo da Collesano, i figli Saba il Giovane e Macario di Collesano, Kalí.[8]
La chiesa della fine dell'XI secolo, strutture ancora visibili come parte degli fabbricati del monastero, fu costruita con pianta a T, con una sola navata, un transetto e tre absidi. Le pareti sono decorate con affreschi, oggi scarsamente conservati, risalenti al piú tardi ai primi anni del XII secolo, che accomunano tradizioni bizantine, italo - greche e siculo - normanne, come evidenziato dal ciclo raffigurante episodi di vita di San Filippo di Agirá realizzati sulle parti superiori della navata. Il monastero decadde sotto la dinastia Aragona e perse la sua struttura architettonica iniziale durante le modifiche nel XVII secolo.
Il 12 aprile 1491[9] Ferdinando II d'Aragona e Papa Innocenzo VIII aggregano l'abbazia di San Filippo di Fragalá e l'abbazia di Santa Maria di Maniace con le rispettive dipendenze, pertinenze e rendite all'Ospedale Grande e Nuovo di Palermo.
Nel 1497 per disposizione di Papa Alessandro VI, in considerazione della permanente carenza di figure religiose idonee, concedeva ai rettori dell'Ospedale Grande e Nuovo, di sostituire i religiosi basiliani con rappresentanti dell'Ordine benedettino. Nel 1559 perdurando la mancanza di vocazioni degli ordini predetti, si concedeva il permesso di sostituire i religiosi delle due abbazie con appartenenti ad altri ordini religiosi anche mendicanti. La sua biblioteca fu spostata dopo l'espropriazione dei beni nel 1866,[10] nella cittadina di Frazzanó, le pergamene greche e latine del Tabulario del monastero - transitate nell'archivio dell'Ospedale Grande e Nuovo - sono adesso custodite presso l'Archivio di Stato di Palermo. Altri documenti sono custoditi presso l'Archivio di Stato di Messina.
Riscoperto nel 1887 nelle escursioni archeologiche da Antonio Salinas, restaurato tra il 1903 e il 1921 con la rimozione di ornamenti barocchi dalla chiesa, il sito fu studiato dal 1929 grazie ai numerosi documenti superstiti. Nel 2000 inizio campagne di restauro.
Nel 2010 e 2012 la ricerca é stata condotta da un team universitario franco - italiano. L'intero aggregato ha un impianto a forma di quadrato irregolare. La chiesa insiste con le absidi a metá del lato rivolto a nord - est, i grandi corpi monastici sui lati contrapposti a nord - ovest e sud - est, l'ingresso quasi al vertice settentrionale del lato di sud - ovest. All'interno un cortile rettangolare con sviluppo maggiore sull'asse N - W / S - E. Da un portaletto manieristico si perviene ad un cortile quadrangolare. Al piano inferiore sono magazzini (per la conservazione di grano, vino e olio), foresterie per i pellegrini, stalle per allevamento e per il bestiame dei viaggiatori, refettorio, cucine e laboratori. A livello intermedio chiesa e chiostro. Una scala in pietra conduce al primo piano del monastero ove sono ubicate le celle, dormitori e appartamenti.
Un portale ad arco in stile normanno comprendente due ghiere di mattoni e una fascia esterna delimitata da fasce - con decorazione a rombi - reca sulle facce interne degli stipiti, incisi su ciascun blocco di laterizio, i versi di una benedizione rivolta ai religiosi ed agli abitanti del luogo.
Nell'ala meridionale (in restauro) si trovano le celle e l'alcova dell'abate, in cima alla scalinata i resti di una fontana barocca conchigliforme, il cui rivestimento marmoreo é stato trafugato. Attraverso il terrazzo si passa ad un ampio e restaurato salone che un tempo costituiva la sala capitolare. Alcuni ambienti e il cortiletto sono utilizzati per mostre, attivitá teatrali e concertistiche.
Sul lato orientale si trova la chiesa: dal portaletto marmoreo datato 1613, sulle fasce laterali a riquadri, in due di essi sono raffigurati le rappresentazioni del Bene e del Male.
Attraverso il varco si entra nella semplice aula, pavimentata con maioliche nasitane del XVI secolo, la pianta della chiesa é a croce commissa con una grossa abside centrale e due piccole absidi laterali (protesis e diaconicon) che recano bellissimi cicli di affreschi del XI – XII secolo. Mandorla con figura di Cristo, immagine della Vergine, raffigurazioni di angeli, vescovi, apostoli, monaci e l'abate Gregorio,[12] scene tratte dal Vecchio e Nuovo Testamento.[13]
Esternamente l'edificio presenta lesene in mattoni, il tamburo ottagonale in corrispondenza della crociera, una cupoletta sull'absidiola sinistra. Sul fianco sinistro un portaletto é decorato con elementi in cotto.
All'interno é presente una semplice edicoletta dedicata a Lorenzo da Frazzanó.
Fonte Wikipedia
Dati sentiero
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Indicazioni percorso:
Sulla strada provinciale 157 che da Frazzanó conduce a Longi. Se si vuole visitare l'interno é necessario prendere appuntamento.
Mappa altimetrica
Distanza: 0.6 km - Andata e ritorno.
Grado difficoltà:2/10
Attenzione, il grado di difficoltà è riferito solo alla lunghezza del percorso e non all'eventuale pericolosità del sito!
Coordinate inizio: 14°44'49'' - 38°03'27''
Coordinate fine: 14°44'41'' - 38°03'29''
Quota inizio: 671 m.s.m.
Quota fine: 733 m.s.m.
Tempo percorso: 20' - Andata e ritorno.
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(*) Distanza, misurata in km, in linea d'area dall'inizio del sentiero.
(**) Distanza, misurata in km, in linea d'area dalla fine del sentiero.
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