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Aci Trezza
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Nome: Aci Trezza
Comune: Aci Castello
Località:Aci Trezza
Descrizione Aci Trezza é una frazione di 4 949 abitanti di Aci Castello, comune italiano della cittá metropolitana di Catania in Sicilia.
Centro di antica tradizione peschereccia, fondato alla fine del Seicento dal nobile palermitano Stefano Riggio come approdo marittimo per il proprio feudo, il paese si affaccia sul mar Ionio dinanzi al piccolo arcipelago delle Isole Ciclopi, sito di interesse naturalistico e geologico; dalla seconda metá del Novecento il borgo é divenuto anche una destinazione turistica.
Territorio. Si estende in riva al mare e ricade nella bassa fascia pedemontana del versante orientale dell'edificio vulcanico etneo. Confina a nord con Capo Mulini e Baracche, frazioni del Comune di Acireale, dalle quali é separata dal torrente Peschiera; a sud con Aci Castello, separata da quest'ultimo dal torrente Vallone grande; a ovest con Aci San Filippo, frazione del Comune di Aci Catena, con cui divide amministrativamente il Monte Vampolieri; infine a est é bagnata dal Mar Ionio. Il litorale di Aci Trezza é interamente compreso nei confini dell'Area marina protetta delle Isole Ciclopi.
Il paese si affaccia sul golfo di Acitrezza nel mar Ionio, e dista circa 9 chilometri da Catania. Ô il cuore della Riviera dei Ciclopi.
Geologia. Ô il luogo dove hanno avuto inizio le eruzioni etnee prima che i teatri eruttivi si spostassero verso occidente. Queste manifestazioni laviche sono avvenute in fondali argillosi che grazie ad un fenomeno di bradisismo negativo costituiscono le colline alle spalle del centro abitato. Il territorio di Aci Trezza é quindi costituito da ampi banchi lavici, come il geosito dei basalti colonnari e delle lave a cuscino e zone argillose.
Pedologia. La conformazione del suolo dove sorge il paese é di origine magmatica e sedimentaria, con piccoli affioramenti di roccia metamorfica. I terreni sedimentari che caratterizzano il versante orientale etneo risultano costituiti da argille grigio-azzurre, a volte sormontate da lembi di sabbie e conglomerati, riferibili al Pleistocene medio. Le argille del basamento etneo hanno un contenuto di carbonato di calcio pari al 10 - 15% caratterizzate da una poco evidente stratificazione e ad Aci Trezza raggiungono l'emersione piú importante per estensione. I terreni di origine magmatica costituiscono le prime manifestazioni vulcaniche del settore etneo e gli affioramenti piú interessanti si rinvengono all'interno del porto di Aci Trezza, con vulcaniti basaltiche e a est dell'abitato, rappresentate da ialoclastiti.
Orografia. Alle spalle di Aci Trezza si elevano due colline: Monte Fano e Monte Fanello; dietro di esse si trova il Monte Vampolieri, grande formazione argillosa suddivisa amministrativamente fra vari comuni. Grazie all'azione spartilava delle colline, il paese non é mai stato coperto da colate laviche.
Idrografia. La conformazione e composizione del terreno, impermeabile e facilmente soggetto ad erosione, crea un reticolo idrografico molto articolato. Sono otto i torrenti che dalla collina, scorrendo verso est, raggiungono il litorale trezzoto sfociando nello Ionio: Peschiera, Abramo, Barriera, Ciccuni, Demaniale, Spagnola, Feudo e Vallone Grande. Tutti hanno la sorgente che si colloca tra i 200 e gli 80 metri s.l.m, e una lunghezza inferiore al chilometro.
Sismologia. La frazione é classificata come "zona 2" di rischio sismico con pericolositá media dove possono verificarsi terremoti anche di forte intensitá. Dalla fondazione del paese, sono otto i terremoti registrati. Il primo fu il devastante Terremoto del Val di Noto del 1693 che rase al suolo il centro abitato e fece 17 vittime. Ingenti danni causó anche il Terremoto di Messina del 1908 e il conseguente maremoto la cui onda ad Aci Trezza superó i 7 metri, la piú alta registrata nell'intera fascia jonica-etnea.
Clima. Il clima é tipicamente mediterraneo. Le temperature subiscono l'influenza mitigatrice del mar Ionio, rendendo il clima particolarmente favorevole e mite. Le colline alle spalle la proteggono dai venti di tramontana. La classificazione climatica colloca Aci Trezza nella «zona B».
Origine del nome. L'origine del nome Trezza é incerto: la prima e piú accettata ipotesi lo fa derivare dalle tre cime (in siciliano tri pizzi) dei faraglioni. Invece, secondo l'arciprete De Maria, deriverebbe dalle fabbriche di laterizi che avrebbero dato il nome alla contrada: Acis Lateritie. Un'altra teoria vuole che il nome derivi da uno scoglio che si trova «a venti passi dalla ripa» chiamato Trizza e per metonimia lo abbia passato all'intera zona, ove successivamente sorse il paese.
Etá antica. Prima della fondazione del paese. La zona dove sorge Aci Trezza era il cuore dell'antica cittá siceliota di Xiphonia. A nord della stessa, al confine con l'attuale paese di Capo Mulini, sfociava il fiume Aci. Durante il periodo romano divenne un luogo di transito e approdo: ne sono testimonianze le diverse ancore e anfore che si trovano nei fondali della Riviera dei Ciclopi e il relitto di nave romana al largo di Aci Trezza.
Etá moderna. La fondazione e l'era dei Principi d'Aci. Il paese venne ufficialmente fondato alla fine del XVII secolo da Stefano Riggio. La scelta non fu casuale essendo questi proprietario dal 1672 della cittá di Aci Sant'Antonio e Filippo. Inizialmente nacque come approdo marittimo del principato dei Riggio poichè il sito denominato u locu di la Trizza era l'unico sbocco al mare del feudo e se debitamente sistemato sarebbe divenuto un ottimo scalo. Ben presto, grazie agli sforzi del principe Stefano II, divenne centro pulsante della vita commerciale locale: vennero costruiti un riparo per le barche, la chiesa, un emporio e un forno dove era possibile produrre anche la pasta. Infine attorno allo scalo vennero innalzati numerosi magazzini atti a contenere olio, ferro, salumi e formaggi. Il carricatore della Trizza divenne uno dei porti commerciali piú attivi di Sicilia. La neonata cittadina subí il devastante terremoto del Val di Noto del 1693 che fece diciassette vittime, numero ingente se paragonato alla cifra degli abitanti dell'epoca. Le salme vennero sepolte sotto le macerie dell'antica chiesa di San Giuseppe. La comunitá venne gestita da Stefano Riggio fino al 1678, dal figlio Luigi Riggio Giuffré fino al 1680, da Stefano Riggio Saladino fino al 1704, da Luigi Riggio Branciforte fino al 1757. Quest'ultimo peró risiedette in Spagna dove agli ordini del re Filippo V ricoprí incarichi di rilievo. Lasció quindi l'amministrazione del feudo allo zio Gioacchino Riggio. Prima di partire per la Spagna, Luigi Riggio Branciforte si dedicó ai restauri e alle ricostruzioni degli edifici colpiti dal terremoto e alla risistemazione del molo danneggiato dai marosi. Rientró nel suo feudo in etá avanzata dedicandosi alla trasformazione dello scalo di Aci Trezza: fece costruire altre case, magazzini e officine per i bastimenti che sempre piú numerosi approdavano in porto. Inoltre fece realizzare una strada carrabile per unire Aci Trezza con il resto dei quartieri del feudo che risultó essere una delle prime carrozzabili dell'intero territorio etneo. Infine fece erigere sulla marina di Aci Trezza un sontuoso palazzo, le cui rovine erano ancora visibili agli inizi del XX secolo. In seguito il feudo passó a Stefano Riggio Gravina fino al 1790 e a Giuseppe Riggio Grugno fino al 1792, quando divenne territorio libero. Giuseppe Riggio Grugno morí nel 1820 a Palermo, decapitato dalla folla in rivolta. Si estingueva cosí il ramo maschile della famiglia dei principi di Aci. In ogni caso il feudalesimo era giá stato abrogato in Sicilia nel 1812.
Etá contemporanea. La fine della dinastia Riggio condusse il paese in un periodo di decadenza: venne persa l'indipendenza dell'Universitas e la gestione amministrativa passó inizialmente ai giurati catenoti e successivamente al barone Pennisi. Furono anni travagliati in cui i trezzoti lottarono per riaffermare la loro autonomia e i loro diritti. Il 20 febbraio 1821 venne inviata al Presidente e ai Deputati del Consiglio provinciale del Vallo competente una petizione firmata da 34 cittadini per chiedere l'erezione a Comune di Acitrezza. Contestualmente gli abitanti di Aci Trezza capeggiavano una rivolta contro la cittá di Acireale a causa dei maceratoi di lino e canapa posti nella frazione di Capo Mulini, che rendevano l'aria malsana in un periodo storico dove il colera tornava a mietere vittime. La "guerra dei maceratoi" si risolse con l'accettazione delle istanze trezzote e la chiusura delle vasche nel 1825. Queste lotte portarono alla separazione, sancita dal decreto del Re delle Due Sicilie Francesco I, di Aci Trezza insieme a Ficarazzi, da Aci San Filippo e Catena per essere peró accorpata ad Aci Castello il 15 settembre 1828. La cittadina mantenne comunque una certa autonomia, espressa dall'Ufficio dell'eletto particolare avente sede nel centro storico di Aci Trezza; l'ufficio rimase attivo dal 1828 al 1867 e il segretario, che aveva anche funzioni di ufficiale dello stato civile, era dotato di timbro. Venne abrogato dal neonato Regno d'Italia.
Simboli. I comuni della Terra d'Aci hanno come simbolo i faraglioni di Aci Trezza e il Castello di Aci. Pur non avendo adottato ufficialmente tale emblema, é possibile vedere dentro la sacrestia della chiesa madre di Aci Trezza un lavabo in marmo raffigurante i due luoghi simbolo.
Mitologia. Cuore della Riviera dei Ciclopi, é il luogo dove secondo la tradizione é ambientato il IX canto dell'Odissea di Omero, nel quale Ulisse si scontra con Polifemo accecandolo dopo averlo fatto ubriacare. Cosí facendo riesce a fuggire dalla grotta dove era stato intrappolato con i suoi compagni. Il Ciclope, cieco e iracondo, scaglia contro le navi dei greci in fuga degli enormi massi che secondo la tradizione divennero le Isole dei Ciclopi. Il III canto dell'Eneide di Publio Virgilio Marone racconta l'incontro dell'eroe troiano Enea con il compagno di Ulisse Achemenide, dimenticato dall'eroe greco nella terra dei Ciclopi durante la rocambolesca fuga. Anche questo episodio é ambientato nell'odierna Aci Trezza e per tale motivo nel 2021 viene inserita come tappa dell'itinerario culturale del Consiglio d'Europa denominato La Rotta di Enea. Parte della storia di Aci e Galatea, narrata da Publio Ovidio Nasone nel suo Le metamorfosi, si svolge nel territorio dove sorge Aci Trezza.
Aree naturali. Il panorama di Aci Trezza é caratterizzato dai faraglioni dei Ciclopi: sono otto scogli basaltici che, secondo la leggenda, furono lanciati da Polifemo ad Ulisse per ostacolarne la fuga. Poco lontana dalla costa, a circa 400 m di distanza, si trova l'Isola Lachea, identificata come l'omerica Isola delle capre, ospitante la sede di un centro di studi di biologia afferente all'Universitá degli Studi di Catania, adibito a museo naturalistico e archeologico che testimonia la presenza umana sull'isola giá in epoca precedente alla colonizzazione della Sicilia da parte dei greci. Tutta l'area é riserva marina dal 1989 ed é diventata area protetta dal 2004, mentre l'Isola Lachea e i Faraglioni dei Ciclopi sono riserve naturali integrali della Regione siciliana dal 1998, in gestione al CUTGANA. Sotto il mare di Aci Trezza, in corrispondenza dell'Isola Lachea, si sta espandendo una faglia crostale che ogni anno aumenta di alcuni millimetri. Questo fenomeno conferma l'ipotesi geologica del bradisismo negativo, sostenuta anche dalla presenza di alghe fossilizzate risalenti a circa 6 000 anni fa che emergendo incrostano le Isole Ciclopi fino all'altezza di 6 metri sul livello del mare. All'interno del porto storico si trova il geosito dei basalti colonnari di Aci Trezza, come testimonianza delle prime eruzioni dell'Etna; oggetto di una lunga battaglia per la riqualificazione portata avanti dall'associazione culturale Centro Studi Aci Trezza e conclusasi positivamente nel 2010 con l'inaugurazione dei lavori di recupero del sito e dell'Antico scalo dei Malavoglia, eseguiti dalla Sovrintendenza ai beni culturali e ambientali di Catania. Il geosito dei basalti colonnari comprende anche una zona piú a sud, dove si trovano i cosiddetti faragghiuneḍḍi (piccoli faraglioni), ovvero formazioni laviche composte da basalti colonnari obliqui. La zona é un'oasi naturale, grazie anche alla presenza del torrente Feudo che permette la crescita di piante e fiori e inoltre porta alla formazione di pozze d'acqua dolce all'interno delle quali vive e si riproduce il discoglosso dipinto.
Verga. Aci Trezza é il luogo in cui Giovanni Verga ambientó il romanzo I Malavoglia (1881), caposaldo del verismo e parte del cosiddetto Ciclo dei Vinti. I personaggi principali sono i pescatori trezzoti della famiglia Toscano, ma é lo stesso paese di Aci Trezza a essere protagonista dell'opera. Inoltre l'utilizzo del discorso indiretto libero dá voce agli abitanti del borgo che prestano le proprie parole e la propria grammatica all'autore. Nel centro storico della cittadina é possibile riconoscere alcuni luoghi descritti dal Verga come i Faraglioni, la Chiesa di San Giovanni Battista e l'Edicola della Provvidenza. Meno note, ma citate nel romanzo, sono due fontane di Aci Trezza: Lo Sgricciu che prende il nome dal modo in cui l'acqua sgorgava dalla cima ed é situato in piazza Stefano Riggio e un fontanone in pietra lavica nella zona Fontana, ultimo resto degli antichi lavatoi pubblici sotto i quali veniva «ammarata la Provvidenza», barca in legno di Padron 'Ntoni.
Fonte Wikipedia
Dati sentiero
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Indicazioni percorso:
Lungomare di Aci Trezza
Mappa altimetrica
Lunghezza percorso Grado difficolt Coordinate inizio sentiero Coordinate fine sentiero Quota inizio sentiero Quota fine sentiero Tempo percorso
4.84 km 2 /10 - Facile/T 15°09'52'' - 37°34'01'' 15°09'28'' - 37°33'36'' 5 m.s.m. 1 m.s.m. 1h
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(*) Distanza, misurata in km, in linea d'area dall'inizio del sentiero.
(**) Distanza, misurata in km, in linea d'area dalla fine del sentiero.
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