Descrizione |
Il monastero fortificato di S. Salvatore della Placa sorgeva sulla “Rocca della Batiazza", un massiccio banco arenario nei pressi di Francavilla di Sicilia, del quale, in grande abbandono, non é rimasto quasi nulla, ad eccezione di pochi ruderi, che gli studiosi distinguono come residui murari delle celle dei monaci, di una chiesa e di resti identificati dagli esperti di settore, come palmenti rupestri coperti. Le cronache dell'epoca raccontano della presenza nella zona di un fitto bosco, cosiddetto foresta della “Placa”, il quale, doveva essere sicuramente l'estrema propaggine di sud-est dell'odierno bosco di “Malabotta-Pittari”, vegetante poco distante dal sito e ricadente in gran parte in territorio di Malvagna. Questa circostanza fa pensare che la coltivazione dell'uva da vino in questa zona, doveva essere marginale e riservata soltanto al fabbisogno dei monaci del cenobio. Questo monastero, é stato edificato geograficamente lungo la via dei Greci che collegava il mare ai monti, dunque, un presidio strategico di grande interesse per numerosi monaci del periodo medievale che si spostavano in questi vasti comprensori per portare alle genti contadine di queste terre il conforto della religione. Un tempo questo complesso claustrale palpitava di vita, oggi riproduce il fatiscente abbandono e ricovero transitorio per le bestie da pascolo. Osservando queste “pietre”, si puó effettivamente convalidare il concetto che questo antico eremo era davvero importante per l'epoca in cui era stato realizzato, insomma, un'avamposto della civiltá progredita che si faceva strada in un mondo ancora privo di grandi prospettive di sviluppo e uguaglianza sociale. Oggi completamento dirúto, si presume che non verrá mai ripristinato, pertanto, attende con pazienza il lento e incessante scorrere del tempo e il suo normale e inesorabile dissolvimento.
Enzo Crimi
In direzione nord, guardando dal Castello di Lauria verso Novara di Sicilia, visibili i resti dell'abbazia del SS. Salvatore della Placa in contrada Badiazza. Nel dicembre dell'anno 1092 Il Gran Conte Ruggero d'Altavilla il Normanno, transitando col suo esercito da Taormina a Troina, nell'attraversare questa valle incontró l'Anacoreta Cremete, che solitario, conduceva vita d'eremita in una spelonca nei boschi della Placa.
Il gran Conte rimasto sorpreso di questa figura che al suo dire odorava di santitá, per glorificare l'autenticitá della sua esistenza ordinó che in quel luogo venisse costruito un monastero, un monastero dei Basiliani del quale il Cremete ebbe affidata la direzione e ne fu persino il primo abate. Inoltre concedeva alcune terre et vigesimam numerationem hominum Castrileonis.
Dallo stesso Cremete, Ruggero, si fece condurre sulla rupe dove doveva sorgere il Cenobio, e rivolgendosi al Cremete disse:
"Questa contrada sará del monastero che fonderai a maggiore gloria di Dio"
Sito davvero inespugnabile, altissimo e difficile da raggiungere. Nel 1093 Cremete ebbe concesso il feudo della Placa e dintorni, mentre il Monastero veniva insignito di privilegi ed immunitá.
Inizialmente fu un cenobio dotato di giurisdizione proprie, nel 1131 venne posto sotto l'Archimandritato del Santissimo Salvatore di Messina, nel 1133 dipendeva ancora dall'Archimandritato pur rimanendo autodespota, nel 1328 il convento ospitava sei monaci, nel 1336 sette, e nel 1448-49 il feudo di San Paolo appartenente al monastero, chissá, forse sotto pressione dei Ruffo signori di Francavilla, viene interamente venduto.
Nel 1457 circa, il territorio della Placa monastero compreso vengono annessi come proprietá dai Francavillesi.
Sul finire del XVII secolo, i monaci, a causa del terribile terremoto del 1693 che causó la rovina del monastero, si trasferirono nella vicina cittá di Francavilla, altri nella cittá di Castiglione, ospiti inizialmente in un'ala del castello. Nel 1770 i monaci si trasferirono definitivamente a Randazzo portando seco la Reliquia del Santo, ivi, tutt'ora conservata. Il Cremete morí e fu sepolto proprio nel suo nido d'aquila. La tomba dove giacevano le sue spoglie fu purtroppo profanata presumibilmente nella seconda metá del 1700.
Da Castiglione |