Descrizione |
Si tratta di un castello rupestre di cui sopravvivono alcuni ambienti scavati in roccia chiaramente identificabili. L'intero complesso sorge sulla sommità di una rupe (1050m s.l.m.) e risulta accessibile attraverso due sentieri, da sud-est e sud-ovest. E' ragionevole pensare che la zona ove insistono gli affioramenti di roccia più consistenti sia quella ove un tempo sorgeva il nucleo più antico del castello, successivamente estesosi occupando il limitrofo pianoro. Sulla consistenza della fortezza, a metà del XVI sec., si pronuncia Fazello, che ricorda la presenza di un “palazzo baronale fornito di magnifiche sale e camere da consiglio e dalla chiesa di S. Giorgio” [T. Fazello, vol. I, pag. 445 e seg.]. A questa descrizione si aggiungono le importanti testimonianze fotografiche del G. Paternò-Castello [G. Paternò Castello 1907, pp. 85-87], attraverso le quali è possibile ricostruire in linea di massima la consistenza dell'antico complesso.
L'ingresso principale doveva trovarsi a sud-est. Qui un arco a tutto sesto, semi diruto agli inizi del XX secolo e oggi scomparso, conduceva alla rupe principale a quel tempo affiancata da almeno due edifici. Il primo, a piante quadrangolare, era l'imponente palazzo ricordato dal Fazello, fondato dalla famiglia Rosso intorno alla metà del XVII secolo su un'area rettangolare opportunamente spianata e rinforzata da sostruzioni lungo il versante meridionale e occidentale. Le sostruzioni avevano l'ulteriore compito di isolare l'edificio dal territorio circostante attraverso una leggera scarpatura che contribuiva alla verticalità dell'insieme. All'angolo occidentale insisteva probabilmente una torre, di cui oggi rimane la base fondata sulla roccia. La struttura quadrangolare era rinforzata da una scarpa caratterizzata da un marcapiano che sottolineava la separazione con il pian terreno posto al livello del piano di posa del palazzo settecentesco. La tecnica edilizia si caratterizza per i cantonali rinforzati da conci ben squadrati e da una muratura in pietrame sbozzato disposto su assise in linea di massima regolari. A nord/ovest della predetta torre si osservano resti murari presumibilmente afferenti a un muro di cinta. Il palazzo baronale, che occupava la parte centrale del pianoro, constava di due elevazioni e copertura a spiovente. Agli inizi del XX sec. si osservavano, lungo il prospetto principale, due finestre balconate al primo piano e al pian terreno tre aperture. Presso l'angolo nord-est del grande edificio si addossava, sopraelevata, una seconda struttura con copertura a doppio spiovente. Si presume che i vani rupestri fossero ancora utilizzati tra XIX e XX secolo.Quello ricavato lungo la parete meridionale era tampognato e vi si accedeva per mezzo di una piccola porta rettangolare. Pressoché nulla di medievale si evince dalle foto del Paternò Castello, non una volta ad ogiva, non una decorazione policroma che possa risalire ai secoli normanno/svevi. L'unica immagine scattata all'interno del complesso mostrava già una diffusa rovina e due archi a sesto ribassato costruiti con bei conci di calcarenite locale. Oggi la desolazione è assoluta, lo spazio attorno alla rupe è, in sostanza, un piccolo pianoro da cui affiorano solo creste murarie o tagli nella roccia. A est e a sud della grande rupe si conservano, infatti, tagli e pochi resti murari, che testimoniano la presenza di vani ed edifici di servizio, certamente legati al complesso baronale. Il motivo della totale scomparsa del complesso castrale probabilmente deve ricercarsi nel progressivo smantellamento da parte della popolazione locale a seguito di terremoto e, non ultimo, bombardamenti alleati relativi alla Seconda Guerra Mondiale, durante la quale la vicina Troina fu al centro di operazioni militari. Un discorso a parte merita la chiesa di S. Giorgio, da interpretarsi come cappella palatina, di cui oggi rimarrebbero pochi ruderi all'interno dell'area del castello. Ai piedi del complesso fortificato, in direzione est insisterebbero i ruderi copiosi di un secondo complesso religioso afferente al culto di S. Michele, successivamente annesso ad un monastero di Francescani. La chiesa è diruta, priva di copertura, orientata est-ovest, con pesanti rifacimenti che lasciano trasparire poco o nulla sulle possibili origini normanno-sveve
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