Aci sant’Antonio

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Spesso molti tesori, ancorché piccoli ma ugualmente preziosi, rimangono nascosti anche se magari li abbiamo sotto gli occhi. L’abitudine fa velo alla curiosità e alla bellezza.

“Proprio così – rispose accendendosi una sigaretta e sprofondando nella poltrona – lei vede ma non osserva. C’è una grande differenza.”

Così fa dire Arthur Conan Doyle a Sherlock Holmes in “Uno scandalo in Boemia (A Scandal in Bohemia)”, il primo dei 56 racconti che vedono protagonista il geniale investigatore.

Quante volte anche noi “vediamo” ma non “osserviamo”!

Oggi vogliamo ritrovare con voi tanti piccoli tesori della cittadina di Aci sant’Antonio.

Cominciando dal Bosco di Aci. Il Bosco d’Aci, citato anche come Bosco di Jaci e dai latini Lucus Jovis, fu un imponente bosco di querce, di castagni, di molte altre piante che si estendeva nel versante orientale dell’Etna, nella attuale provincia di Catania. Storia Le origini del bosco sono probabilmente remotissime ed hanno anticipato la fondazione dei vari borghi. Il fitto bosco era attraversato dalla strada consolare Valeria (la direttrice romana Messina – Siracusa) e quindi un luogo particolarmente ricco per i commerci ma dove imperversavano briganti senza scrupoli e contrabbando. Del bosco purtroppo, per una forma di masochismo distruttivo che accomuna noi siciliani, rimangono pochi lembi ma ugualmente significativi. E quasi tutti li ritroviamo ad Aci sant’Antonio: il bosco Santa Maria la Stella (https://www.etnanatura.it/paginasentiero.php?nome=Bosco_Santa_Maria_la_Stella), le sciare Spoto (https://www.etnanatura.it/paginasentiero.php?nome=Sciare_Spoto), il misterioso bosco di Casalotto (https://www.etnanatura.it/paginasentiero.php?nome=Bosco_di_Casalotto) e il mio preferito: il bosco dello Scacchiere (https://www.etnanatura.it/paginasentiero.php?nome=Bosco_dello_Scacchiere).

Per importanza geologica non possiamo non segnalare monte Rosso (https://www.etnanatura.it/paginasentiero.php?nome=Monte_Rosso), nell’omonima frazione del paese, che in questo ultimo periodo è stato rivalutato dall’azione meritoria di giovani volontari.

Ma un piccolo paese si riconosce spesso nei suoi luoghi di culto. Dalla chiesa madre di sant’Antonio Abate, alla chiesa di san Michele Arcangelo (https://www.etnanatura.it/paginasentiero.php?nome=San_Michele_Arcangelo_Aci_sant_Antonio) dove la nostra attenzione si è concentrata su una tela che rappresenta il territorio delle Aci, alla chiesa di san Biagio (https://www.etnanatura.it/paginasentiero.php?nome=San_Biagio) con la bella cupola circolare.

Il calendario ci porta verso Novembre. Un bellissimo novembre, un mese che solo in Sicilia sa essere languido e ovattato. Un mese “ruffiano” che protegge, fra le mura di una casa nobiliare, l’iniziazione all’amore del giovane Nino da parte della zia. Sullo sfondo le pendici dell’Etna e una disperazione sottaciuta e mai gridata perchè in Sicilia anche l’amore puó essere drammatico. Dalle belle pagine del romanzo di Ercole Patti “Un bellissimo Novembre” il regista Bolognini trasse uno dei suoi capolavori che conservó il titolo del racconto. Per girare le scene d’amore fra il giovane Nino, nel film interpretato dall’attore Paolo Turco, e la zia, un’avvenente Gina Lollobrigida, Bolognini scelse il vecchio palazzo nobiliare Riggio Carcaci (https://www.etnanatura.it/paginasentiero.php?nome=Palazzo_Riggio_Carcaci) in Aci Sant’Antonio. Purtroppo oggi il palazzo si presenta in uno stato di profondo degrado ed abbandono. Peccato!

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