Descrizione |
Il palazzo Platamone alla marina era ubicato tra il porto Saraceno ed il porto Pontone che rappresentavano i due piú importanti
approdi della Catania medievale. Apparteneva alla illustre e ricca famiglia dei Platamuni che si distinse nel campo commerciale ma che
ebbe anche importanti esponenti che primeggiarono nell'ambiente politico ed ecclesiastico.
Tra essi Battista Platamuni Vicerè di Sicilia nel 1436 e segretario del re Alfonso il Magnanimo dal quale ricevette l'investitura del
fondo di Aci; Giuseppe, dell'ordine dei domenicani, che nel 1530 tenne il discorso ufficiale nella cattedrale di Bologna per
l'incoronazione dell'Imperatore Carlo V alla presenza del Pontefice Clemente VII; Antonio Vescovo di Malta; la venerabile suor Agata
alla cui preghiera si raccomandava da Madrid il medesimo re Filippo II.
A questo casato la ricchezza proveniva comunque dal commercio dei prodotti agricoli, del bestiame e dei tessuti esportati da Catania
via mare nonchè dall'attivitá svolta da alcuni esponenti della famiglia che esercitavano la professione di affermati banchieri.
Il loro palazzo sorgeva nell'area sulla quale successivamente fu eretto il monastero di San Placido, che spesso ospitó la Regina
Bianca, moglie di re Martino il Giovane. La medesima regina di Navarra per agevolare i traffici commerciali dei Platamuni aveva
concesso l'apertura di una posterna nelle mura di cinta del baluardo adiacente alla casa di Don Antonio Platamuni. Questo privilegio
fu goduto successivamente dai principi di Biscari.
Le case dei Platamone si trovano inserite nel monastero perchè giá nel XV secolo la famiglia le aveva donate ai religiosi. Secondo la
tradizione la dimora era stata edificata sui ruderi del tempio dedicato a Bacco.
Le scosse sismiche del 9 e dell'11 gennaio del 1693 distrussero le fabbriche del monastero ed al sisma sopravvissero solo due monache;
quanto rimasto in piedi venne, poi, abbattuto durante la ricostruzione della cittá. Nel periodo post-terremoto, cosí come era accaduto
per altri monasteri femminili di Catania, al monastero di San Placido venne assegnato un intero isolato della nuova cittá, il sito era
piú ampio di quello prima del terremoto e solo in parte si sovrapponeva all'area preesistente.
Oltre 100 anni durarono i lavori di ricostruzione del monastero e furono spese migliaia di onze. A questa ricostruzione parteciparono
alcuni fra i protagonisti della rinascita della cittá: Alonzo Di Benedetto, l'architetto Giuseppe Palazzotto, Francesco Battaglia e
Giovan Battista Vaccarini, mentre per il nuovo prospetto della Chiesa, iniziato nel 1768, le monache si affidarono all'architetto
Stefano Ittar.
Il convento é costituito da tre elevazioni, due delle quali risultano realizzate in maniera esaustiva, mentre l'ultima é quasi
completamente scoperta, costituita dalla semplice parete di prospetto sia per rapportare l'altezza dell'edificio monastico a quello
della chiesa sia per "difendere" la clausura delle monache.
All'interno del cortile, sul fondo, si possono notare i resti di Palazzo Platamone risalente al XV secolo. Si puó ammirare un profondo
archivolto, sormontato da un balcone con parapetto decorato con un motivo a chevron, cioé con fasce bicolori, pietra calcarea e
schiuma lavica. L'archivolto é formato da numerose mensole sempre in pietra calcarea legate fra di loro con una serie di piccoli archi
ogivali decorati con motivi vari.
Al centro lo stemma della famiglia, dove vi é raffigurato un monte sovrastato da tre conchiglie e a loro volta sormontate da un
giglio. Questa loggia costituisce la sola testimonianza che ci resta della cittá tardo-medievale.
da Comune di Catania. |