Il castello di Forza d’Agrò è una fortificazione edificata, sulle rovine di una preesistente fortezza, nel sec. XI dai Normanni. Si accede tramide una lunga e ripida scalinata in pietra. Nel 1595 venne restaurato ad opera dei giurati e dei deputati del paese. All’interno della cinta muraria sono visibili i resti della chiesa del S.S. Crocifisso, i magazzini delle granaglie e gli alloggiamenti dei soldati. Nel 1676, durante la Rivolta antispagnola di Messina, il castello rimase fedele alla Spagna, per questo venne assediato e conquistato dai francesi; questi lo misero sotto la giurisdizione militare di Savoca che poco prima aveva capitolato un vantaggioso armistizio con gli stessi francesi. Proprio durante quel periodo travagliato, si consumò nel castello un feroce massacro, ordito da don Antonio de Hox, nobile francese e capitano del castello, fermamente intenzionato a diventare signore di Forza d’Agrò. Lo stesso don Antonio, dovendo consegnare al fratello Giacomo il comando del castello, lo attirò dentro il maniero con la scusa di una cena di benvenuto, in occasione della quale ci sarebbe stato il passaggio delle consegne. Giacomo, non sospettando nulla, vi si recò con i suoi famigliari; dopo una succulenta cena, don Giacomo De Hox ed i suoi famigliari vennero uccisi e fatti a pezzi dagli sgherri di don Antonio. Era la notte del 24 luglio 1676. Per non attirare sospetti sulla sua persona, Antonio De Hox fece spargere la voce che il fratello aveva deciso di lasciare nottetempo il castello. I cadaveri delle vittime, a quanto sembra, non vennero più ritrovati. Ai primi dell’Ottocento, il castello venne occupato dalle truppe inglesi, le quali vi apportarono alcune modifiche architettoniche. Dal 1876, per circa 100 anni è stato adibito a cimitero comunale. Purtroppo, come tante risorse culturali della nostra regione, si trova in uno stato di profondo degrado che si è creduto attenuare rendendo inaccessibile il maniero (notizie storiche tratte da Wikipedia).
Archivi autore: camillobella
Demoliamo il mostro!
Monte Nero delle Concazze
Dagale lunghe e quercia Panzazza
Grotta del gelo
I sentieri che conducono alla grotta del gelo sono sicuramente fra i più affascinanti dell’Etna. Attraversare Piano dei dammusi con le sue lave a corda che disegnano fantasmagorici ghirigori, incontrare il Monte dei morti dove le lave sembrano i corpi di cadavere affastellati, sono esperienze uniche che solo l’eterogeneità unica dei paesaggi etnei può offrirci.
Roverella cugnu di mezzo
Pietra Barca
Grotta degli archi
La Grotta degli Archi è un bell’esempio di apparato eruttivo che presenta un cono di scorie, formatosi sulla frattura eruttiva, un canale ed un tubo di scorrimento che si sviluppano su due livelli sovrapposti. Il livello superiore, che parte dal cono di scorie, è costituito da un bel canale di scorrimento a cielo aperto, chiuso in alcuni tratti da archi di roccia (da cui il nome della cavità). Questo livello è lungo circa 350 m. Al di sotto di questo, si trova un tubo di scorrimento che è ostruito, nella parte centrale, per il congiungimento del pavimento con la volta ed è accessibile dalle due estremità. L’accesso superiore, che si trova in corrispondenza dell’arco di roccia formatosi a ridosso del cono di scorie, è costituito da uno scivolo che dà accesso al tratto della grotta di scorrimento lungo circa 100 m. Un altro scivolo, a valle del primo arco di roccia, dà invece accesso, dal basso, al tratto di tubo di scorrimento, a valle dell’ostruzione, e che è possibile risalire per circa 70 m, superando anche un salto di circa 3 m. Si ha notizia dell’uso, nel passato,
della cavità come deposito di neve.
Da CSE Catania – Renato Bonaccorso e Roberto Maugeri.