Eruzione del 1865

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27-10-2013 11-31-10L’eruzione dell’Etna del 1865 ebbe inizio il 29 gennaio e si concluse nella metà di giugno dello stesso anno. In seguito ad essa nacquero i Monti Sartorius sul versante a nord-est. Più a valle si formò la Grotta dei rotoli che deve il nome a tunnel di lava accartociata. L’attività del vulcano ebbe inizio, con emissione di fumo dal monte Frumento delle Concazze, alle ore 14,30 del 28 gennaio 1865 seguita da rombi e scuotimenti e scosse sismiche. Il 29 gennaio alle ore 23 si manifestò un forte sisma che interessò tutta l’area orientale del vulcano provocando panico negli abitanti di tutti i comuni dell’area reiterandosi per alcune ore; poco dopo tre fontane di lava sgorgarono da fenditure apertesi tra 1800 e 1750 m. s.l.m. Il 30 gennaio ad est di monte Frumento si aprì una fenditura di circa 400 metri che emise ulteriori 8 fontane di lava. Con passare del tempo le fratture e i punti di emissione continuarono a spostarsi verso est con la formazione di otto coni tutti attivi tra il 4 il 5 febbraio. L’eruzione sembrò rallentare ma riprese vigore tra il 19 e il 25 marzo. Le colate furono almeno tre di cui la più bassa, verso nord-est si fermò il 9 febbraio mentre una successiva si arrestò il 12 dello stesso mese. Una nuova colata circondava Monte Chiovazzi alla fine di marzo raggiungendo la massima lunghezza il 4 aprile. Dopo varie emissioni successive l’attività cessò nella metà del mese di giugno. (Notizie prese da Wikipedia).

Sentieri Etnanatura:

Monti Sartorius

Grotta dei rotoli

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Il risveglio del gigante

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Emov0117Nuova intensa fase parossistica dell’Etna che potete seguire dalle webcam di Etnanatura:

Webcam

Storico webcam

(Da Repubblica.it) Tre scosse di terremoto nella notte sull’Etna: la prima, la più forte, è stata registrata dall’Istituito di Geofisica e vulcanologia all’una e 20. Magnitudo 2.8 a 24 km di profondità. Poi una scossa 2.2 alle 3,23 e una e una 2.3 alle 5,11. Da ieri le scosse registrate sono 15.

E’ in corso da stanotte una nuova attività stromboliana dell’Etna dal nuovo cratere di Sud-Est, caratterizzata da alte fontane di lava accompagnate da emissione di cenere lavica, trasportata dal vento in direzione Sud-Ovest.

L’aeroporto di Catania è operativo ma è in corso una riunione dell’unità di crisi dello scalo. L’attività dell’Etna è iniziata intorno alla mezzanotte. Quella delle fontane di lava alle 4,50.

Non si sono formate al momento colate laviche. La situazione é monitorata dall’Istituto di Geofisica e Vulcanologia di Catania

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Grotta di Monpeloso

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14-11-2012 10-09-54Il primo febbraio dell’anno 252 d.C., alla fine dell’impero di Traiano Decio, da Monpeloso, vicino Nicolosi, si dipartì una violenta eruzione che in pochi giorni arrivò a Catania; le lave superarono le colline di Cibali e poi, a nord, raggiunsero l’attuale frazione di Borgo. La leggenda narra che l’eruzione ebbe termine il 5 febbraio grazie al velo della santa Agata morta martire l’anno precedente proprio il 5 febbraio. Oggi di quell’eruzione resta la galleria d’effluvio dell’apparato eruttivo costituita da una grotta lunga 55 m con una caratteristica volta a sesto acuto.

Pagine etnanatura: https://www.etnanatura.it/sentieri/sentieri.php?nome=Grotta_Monpeloso

 

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Vena

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13-10-2013 10-56-29La tradizione narra che santa Silvia, madre di papa Gregorio I, aveva dei possedimenti nel versante orientale dell’Etna. Una missione di frati (forse basiliani) prevenienti da Mascali era stata inviata da Gregorio che aveva deciso la fondazione di un monastero ed al loro seguito vi era una icona che era trasportata a dorso di mulo. La leggenda narra che per volere divino il mulo ad un tratto si sarebbe fermato ed iniziando a scalciare avrebbe fatto sgorgare un rivolo o “vena” d’acqua (datazione approssimativa tra il 575 e il 580). Gregorio avrebbe così deciso nel successivo 597 di realizzare in loco un monastero basiliano dove conservare l’icona e dedicarlo a Sant’Andrea. Spesso Gregorio citò il monastero come «Sant’Andrea sopra Mascali».
Il bizantino Teofane Cerameo, che si formò nel XII secolo proprio nel monastero e fu noto come arcivescovo di Rossano (CS), scrittore e predicatore citò l’icona di Vena. Successivamente ai normanni le informazioni attendibili sul monastero si perdono sino al 1500 quando viene citata una «Abbazia di Vena». Le ipotesi più accreditate propendono per l’abbandono del monastero a causa di eventi naturali legati al vicino vulcano, probabilmente il terremoto e la successiva eruzione del 1169, come avvenne nel caso dell’Abbazia di Santa Maria di Maniace di Bronte. Una causa comune anche ad altri monasteri alle pendici dell’Etna che, pur se in momenti diversi, dovettero essere abbandonati come quello di Sant’Andrea a Milo, di San Giacomo a Zafferana Etnea e quello di San Nicola a Nicolosi. Inoltre sull’abbandono è possibile che abbia anche influito il progressivo ridimensionamento dei cenobi basiliani avvenuto dopo la ricca epoca normanna. Il monastero, dedicato da Gregorio a sant’Andrea venne successivamente abbandonato ed oggi non se ne trovano più tracce. Secondo alcuni dei ruderi sarebbero rimasti sino ai primi del XX secolo. L’impronta dell’attuale Santuario è decisamente novecentesca essendo stato ultimato nel 1930 e di antico conserva solo l’icona della Madonna. A fianco del tempio si trova la vena d’acqua tradizionalmente attribuita all’evento divino. L’immagine che ritrae la Madonna e Gesù bambino nell’icona è di dimensioni cm.170 X 67. La tavola di cedro del Libano è spessa 3 cm. Si trova una iscrizione, probabilmente postuma, che recita: “Sancta Maria, Vena omnium gratiarum, ora pro nobis” ( Santa Maria, Vena di tutte le grazie, prega per noi).
Sulla datazione dell’icona ci sono due correnti di pensiero, una prevalente si rifà alla tradizione popolare (VI secolo) dell’icona bizantina mentre altri autorevoli studiosi ipotizzano che possa anche trattarsi di una icona del XIII secolo di fattura locale.
Da Wikipedia.

Sito Etnanatura: https://www.etnanatura.it/sentieri/sentieri.php?nome=Vena

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La terribile eruzione del 1669

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Etna_eruzione_1669_plataniaDa www.argocatania.org/

Due ricercatori dell’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia sulle tracce di un’eruzione, quella terribile del 1669 che sconvolse il fianco meridionale dell’Etna e la stessa Catania. Sono Raffaele Azzaro e Viviana Castelli che con i sassi e con le carte, hanno riportato in vita il ribollire del magma, la devastazione del territorio, il terrore delle popolazioni con i resti degli edifici perduti e i racconti dei testimoni e di coloro che li raccolsero e li diffusero. Col libro, che si intitola “L’eruzione etnea del 1669 nelle relazioni giornalistiche contemporanee” ed è edito dall’INGV e da Le nove muse editrice, viene recuperato “un gruppo di testimonianze originali mai considerate prima nella loro integrità”.

“…chi potrà mai raffigurarsi un fiume di materia densissima, che in sostanza non è altro che pietra ferrea liquefatta, di altezza di dieci, venti, trenta, sessanta e più palmi e di larghezza di sei, dieci, dodeci e più miglia; e questo andar girando con lasciar dovunque passa montagne di sassi, ricuoprendo città e terre e buttando giù palaggi e torri; a cui non vi ha riparo che possa resistere, né argine sì gagliardo che l’impedisca , né acqua che lo smorzi anzi che più l’accende; il quale, dove una volta mette il piè, vi vogliono secoli fin che vi nasca un suol fil di erba o per picciolo che sia ramoscello”. Siamo nel 600 e così scriveva uno degli antesignani del giornalismo che la dottoressa Castelli ci ha fatto conoscere nel corso della presentazione del volume, avvenuta nell’aula magna dell’Università di Catania, alla presenza del rettore dell’università Giacomo Pignataro, del presidente dell’INGV Stefano Gresta e del direttore dell’osservatorio etneo-Catania, Eugenio Privitera. Quello dell’informazione sull’eruzione fu – diremmo oggi- un “fenomeno mediatico internazionale” che poté prendere corpo attraverso lettere e gazzette (simili ai nostri giornali), scritte e inviate da scienziati e studiosi ma anche da semplici “curiosi per professione” cioè giornalisti. Si crearono da una parte reti di informatori e dall’altra consumatori non sempre e non solo ricchi e sfaccendati. Inseguendo le fonti,Viviana Castelli si è imbattuta così in una relazione che, stampata a Catania per ordine del Senato e del vescovo della città, arrivando in Toscana ha perso il lessico siciliano per assumere quello fiorentino. Mentre un altro ricercatore dell’INGV, Stefano Branca, ha parlato nel suo intervento dell’eruzione del 69 nella vulcanologia moderna, Raffaele Azzaro, ci ha presentato l’eruzione nella ricostruzione delle fonti originali, un percorso attraverso la riscoperta degli eventi e del territorio. ”Il corso della lava pur copioso e ramificato non ha sempre distrutto tutto – ha detto Azzaro – ma ha lasciato intatti alcuni vecchi insediamenti”. Queste enclavi graziate dalla furia del magma e scampate, evidentemente, anche al terremoto catastrofico del 1693, sono ancora lì. Sono il Santuario della Madonna della Sciara di Mompilieri, la Chiesa della Madonna della Grazie di Misterbianco vecchio, la chiesa rurale della Madonna del soccorso di Botteghelle. C’è di che incuriosire, di che interessare, di che volerne sapere di più. E’ quello che Argo si propone di fare tra qualche giorno. Oggi intanto ecco questo breve resoconto della presentazione del libro. Successivamente ci torneremo approfondendo l’argomento con una recensione. E se a qualcuno ancora non basterà, potrà sempre andare alla fonte e leggere “L’eruzione etnea del 1669 nelle relazioni giornalistiche contemporanee” .

Da http://www.argocatania.org/

 

Siti Etnanatura:

Grotta Mompilieri

Monti Rossi Nicolosi

Grotta delle Palombe Nicolosi

Ulivo di Motta

 

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La via del grano

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costruiamo_la_via_del_granoQuesta raccolta fondi, questo voler ricostruire  ha certamente per noi un grande significato simbolico, poiché significa reagire alle minacce, alla violenza, al mancato rispetto, con una proposta chiara: progettando strade, aperture, vie di scambio, combattendo nella pratica l’abbandono che ha reso per anni questa contrada, questa parte di valle, terra di nessuno. In contrada Sciddicuni si trova l’azienda agricola bio di Emanuele Feltri, un giovane agricoltore, un amico, che da due anni ha acquistato cinque ettari di terra per realizzare il senso di una scelta di vita che associa alla produzione di arance, olio, ortaggi, l’organizzazione di attività didattiche e culturali, nel solco di radici contadine antiche da preservare, innovare e tramandare.  Le intimidazioni mafiose subite, le minacce, la violenza, il sangue versato hanno segnato per chiunque e per l’ennesima volta il confine per il quale, o si combatte o si è coinvolti. Noi abbiamo reagito così, a chiare lettere: questa è la nostra terra, dei nostri padri e delle nostre madri, dei nostri antenati, gente onesta e infaticabile, da qui ripartiamo e non saremo noi ad andarcene. 

Questa raccolta fondi nasce dunque per ripristinare un’antichissima via di comunicazione che nei secoli ha permesso la vita ed il lavoro nella Valle del Simeto. La via del grano ha rappresentato nel tempo un importante asse di comunicazione per lo scambio ed il commercio tra il territorio di Paternò e i comuni simetini limitrofi. Purtroppo oggi, questa strada può praticamente dirsi inesistente, accessibile solo con fuori strada e destinata ad una inesorabile erosione, alla scomparsa. Questo ha determinato nel tempo una esposizione della zona all’abbandono dei campi con il conseguente accrescersi di fenomeni di discariche abusive, furti dei mezzi di produzione e della produzione stessa, desertificazione, frane. Con questo progetto di produzione dal basso, vogliamo dare nuova vita a questa porzione stupenda di territorio,  ricostruendo secondo tecniche antiche e rispettose della natura, il manto stradale e rendendo nuovamente accessibile a tutti l’intera zona. A piccoli passi, per quattro kilometri, partendo da ciò che è più urgente.

Per contribuire clicca qui: http://www.valledelsimeto.it/contribuisci-adesso/

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Sciammaro lupo

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22042012 083Partendo da monte Ilice, il sentiero attraversa le lave del 1634 e del 1792 per arrivare alla grotta Cassone (una delle più lunghe grotte dell’Etna). Lungo il percorso merita una sosta la grotta di monte Cicirello. Le lave antiche formano disegni fantasmagorici che non mancheranno di affascinarvi.

 

Sentieri etnanatura:

Sciamaro Lupo

Monte Ilice

Grotta di monte Cicirello

Grotta Cassone

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Salto del cane

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Crateri_di_salto_del_cane_20100228 025Intorno all’anno 150 a.C., quindi in epoca romana, si formarono i crateri di Salto del cane. La colata lavica che ne scaturì arrivò a lambire l’attuale Acireale. Oggi in zona si può ammirare un paesaggio di estremo fascino e di interesse naturalistico e geologico. Ai piedi del monte si attraversano boschi di castagne mentre il versante alto è ricoperto da un fitto ginestreto. Giunti al bordo del cratere si ritrova un profondo baratro a forma di imbuto in cui si ammassano bombe laviche e blocchi di tufo. Sulle pareti scoscese troviamo il Leccio, il Pioppo tremulo che, come dice il nome, possiede foglie che fremono ad ogni alito di vento, il Sorbo meridionale, assai simile al Sorbo montano, ambedue molto rari sull’Etna, la Roverella e alcuni robusti esemplari di Faggio, che qui formano una stazione isolata di questa pianta. Inoltre si riscontrano molti arbusti: dalla già citata ginestra, alla rosa canina. Prima di scendere nel cratere in lontananza possiamo ammirare  i Monti Silvestri, la Serra Pizzuta Calvarina, La Montagnola, il conetto di Monte Escrivà e le Serre che delimitano la valle del Bove.

Sentiero etnanatura: Salto del Cane.

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Notte della luna

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etna-3-con-lunaSabato 12 ottobre vi invitiamo presso il Liceo Scientifico, Linguistico e per le Scienze Applicate Statale “E. Boggio Lera” di Catania per una serata dedicata alla Luna.

La “InOMN (International Observe the Moon Night)” è una notte di osservazioni del nostro satellite promossa a livello mondiale dalla NASA, l’agenzia spaziale degli Stati Uniti, e da altre prestigiose istituzioni scientifiche.

Ribattezzata in Italia la “Notte della Luna”, l’iniziativa è organizzata dall’INAF (Istituto Nazionale di Astrofisica) in collaborazione con l’UAI (Unione Astrofili Italiani).

A Catania le iniziative INAF per la “Notte della Luna” sono organizzate congiuntamente dall’Osservatorio Astrofisico, dal Liceo “Boggio Lera” e dal Gruppo Astrofili “Guido Ruggieri” e si svolgeranno presso la sede centrale del Liceo (ingresso di via
Quartarone, 3 per assistere alle conferenze, ingresso di via Vittorio Emanuele 348 per accedere direttamente all’area delle osservazioni).

Programma della manifestazione (ingresso libero):

– ore 18:30 – Conferenza “La Luna: lo specchietto retrovisore”, relatore Angelo Adamo (Osservatorio Astrofisico di Catania)

– ore 19:30 – Conferenza “La conquista della Luna”, relatore Giuseppe Cutispoto (Osservatorio Astrofisico di Catania)

– ore 20:30 – Intermezzo teatrale-musicale: “La Luna tra le note”, a cura di Angelo Adamo (Osservatorio Astrofisico di Catania)

– ore 21:00-23:00 Osservazioni della Luna e di stelle doppie con i telescopi del Gruppo Astrofili Catanesi “Guido Ruggieri”

Ulteriori informazioni sono presenti alla pagina web:
http://www.oact.inaf.it/visite/Notte_Luna_2013.htm (dove è anche
possibile scaricare “Dalla Terra alla Luna”, uno spettacolare video prodotto combinando immagini del suolo lunare e misure topografiche ottenute in gran parte dalla sonda della NASA Lunar Reconnaissance Orbiter).

Per ulteriori informazioni su questa iniziativa potete scrivere a
divulgazione@oact.inaf.it

 

Vi segnaliamo infine un’altra iniziativa per la Notte della Luna realizzata dall’associazione Alchimie d’Arte, che propone un percorso tra arte e astronomia presso la Fondazione La Verde-La Malfa. L’Osservatorio di Catania non è direttamente coinvolto nell’organizzazione di questo secondo evento, questo ufficio non è quindi in grado di fornire informazioni. Per maggiori informazioni su questa iniziativa vi consigliamo di visitare la loro pagina web:

http://www.alchimiedarte.com/la-notte-della-luna-2013/

Cordiali saluti,

Ufficio Rapporti con il pubblico e divulgazione

INAF-Osservatorio Astrofisico di Catania, e-mail:
divulgazione@oact.inaf.it – tel. 095.7332312

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Pubblicato in News

Liberate Cristian

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_AGI8709In corso oggi in tutto il mondo iniziative di solidarietà, manifestazioni e veglie per chiedere la scarcerazione degli attivisti di Greenpeace detenuti in Russia con l’accusa di pirateria a seguito della pacifica protesta contro la piattaforma petrolifera di Gazprom, la prima ad operare nell’Artico. Eventi in corso o in programma in 140 città in 47 Paesi, dalla Nuova Zelanda al Messico, dalla Thailandia alla Norvegia.
Tra i trenta attivisti anche un italiano, Cristian D’Alessandro. Cristian, 31 anni, napoletano, è laureato in biotecnologie mediche, fa parte dell’equipaggio delle navi di Greenpeace (Arctic Sunrise, Esperanza, Rainbow Warrior) da due anni.

http://www.greenpeace.org/italy/it/

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