Il sentiero attraversa il Parco dei Nebrodi partendo da Maniace con splendidi panorami dei Nebrodi e dell’Etna.
Foto di Francesco Marchese.
Sito Etnanatura: Bosco Petrosino.
Il sentiero attraversa il Parco dei Nebrodi partendo da Maniace con splendidi panorami dei Nebrodi e dell’Etna.
Foto di Francesco Marchese.
Sito Etnanatura: Bosco Petrosino.
Campanarazzu è un sito archeologico, probabilmente il primo al mondo, dove si è scavato al di sotto di una eruzione lavica. A Pompei ed Ercolano gli archeologi hanno scavato sotto la cenere vulcanica a Misterbianco si è scavato sotto dodici metri di basalto lavico durissimo, con ruspe munite di un potente martello idraulico prima di rompere la lava ed arrivare al pavimento ed alle sottostanti cripte. Un sogno inseguito da secoli poiché tutti conoscevano il luogo dove sorgeva l’antica Misterbianco coperta dall’eruzione lavica del marzo 1669 che aveva distrutto l’intero abitato ma non era riuscita a sovrastare l’annesso campanile che si ergeva fuori dalle nerissime lave come a testimoniare ai posteri una presenza.
Il museo sorge presso il Capo Schisò e l’attuale porto di Giardini Naxos, ai margini dell’area archeologica dell’antica città di Naxos, alla quale, si accede anche dagli spazi limitrofi al museo, grazie all’apertura di un percorso di visita, che, ricalcando in parte il tracciato di un importante asse stradale del V sec. a. C., conduce sino al versante occidentale delle mura. La sede museale si articola in tre corpi di fabbrica due dei quali destinati all’esposizione. L’edificio “A” realizzato negli anni ’70 quando venne istituito il museo, e l’edificio “B”, torrione del fortino borbonico di cui restano larghi tratti di mura. Il Museo illustra la storia della colonia greca di Naxos, prendendo al contempo in esame le evidenze preistoriche, attestanti l’ininterrotta continuità di vita nel sito, dal neolitico sino all’arrivo dei Greci nonché testimonianze dal territorio (Cocolonazzo di Mola, grotta Monaci, Fiumedenisi, Malvagna).
Il Museo civico archeologico di Ramacca, istituito nel 1979 e inaugurato nel 1982, è uno dei musei più attivi della Provincia di Catania. Nonostante si avvalga solo delle attività di volontariato per la parte scientifica e didattica, riesce a dare un contributo notevole alla ricerca archeologica e allo studio del popolamento umano nel calatino, sia in ambito nazionale che internazionale. Nel 2013 è stata inaugurata una esposizione elegante, moderna e ricca di ausili didattici e di informazioni per i visitatori.
Si era fatta estate, l’estate siciliana che prosciuga i corsi d’acqua e brucia i campi d’arsura e le pinete alle pendici dell’Etna. Debora, diciannove anni e le sorelle Elena, quindici e Valeria, dodici, una sera d’agosto sentivano bussare alla porta. Era un carabiniere che diceva loro e al padre di seguirlo. Alle ragazze il cuore balzò in gola, per la paura che fosse successo qualcosa alla loro mamma.
Il Parco archeologico della Montagna, Torricella e S. Maria è stato realizzato grazie ai finanziamenti europei dei Progetti integrati territoriali, nell’ambito del PIT 16 “Le economie del Turismo”. È stato inaugurato nel gennaio del 2007 con lo scopo di delimitare le aree di interesse archeologico della zona, già individuate e studiate da anni da Università e Soprintendenza ai Beni Culturali di Catania, di custodirle e di permetterne la fruizione sostenibile alla collettività ramacchese e ai visitatori.
Un sentiero che discende lungo la collina di Tindari per raggiungere la frazione di Marinello e, se volete, da qui i laghetti di Marinello (vedi). Splendido panorama sul Tirreno con sullo sfondo le isole Eolie.
Foto di Francesco Marchese.
Pagina Etnanatura: Coda di Volpe.
Un vecchio castello normanno adibito a postazione militare, una terribile strage, un fratricidio, centinaia di tombe scoperchiate all’interno del maniero costituiscono il quadro d’insieme di una location dove il mistero acquisisce i colori tetri della morte e il fascino del lugubre. Ma andiamo con ordine.
Il castello di Forza d’Agrò venne edificato, sulle rovine di una preesistente fortezza, nel secolo XI dai Normanni, si trova a 420 m. s.l.m.. Si accede tramite una lunga e ripida scalinata in pietra. Nel 1595 venne restaurato ad opera dei giurati e dei deputati del paese. All’interno della cinta muraria sono visibili i resti della chiesa del Crocifisso, i magazzini delle granaglie e gli alloggiamenti dei soldati. Nel 1676, durante la Rivolta anti spagnola di Messina, il castello rimase fedele alla Spagna, per questo venne assediato e conquistato dai francesi; questi lo misero sotto la giurisdizione militare di Savoca che poco prima aveva capitolato un vantaggioso armistizio con gli stessi francesi.
Il monte Colla con i suoi 1610 metri s.l.m. offre un incomparabile panorama permettendo all’occhio di spaziare dall’Etna alla valle dell’Alcantara. Alle sue pendici i classici laghetti montani comuni sui Nebrodi e una flora esuberante che annovera anche diversi alberi secolari. L’antica settecentesca dimora nobiliare del barone Vagliasindi s’incastona mirabilmente nel paesaggio del monte.
Gli arsenali navali (o neorie) dell’antichità, a lungo trascurati, sono di recente oggetto di ricerca. Edifici di carattere pubblico con chiara funzione militare, essi rappresentano un’evidenza topografica specifica e inconfondibile per l’identificazione di porti, o di loro settori adibiti ad accogliere le flotte militari. Si diffondono con apparente maggiore frequenza nel Mediterraneo Orientale dal VI secolo a.C. e, oltre ai menzionati dati topografici, essi sono utili indicatori sia delle risorse economiche, sia, almeno per il periodo più antico, delle risorse demografiche della città cui appartengono. Le fonti letterarie antiche ne accrediterebbero il loro carattere rappresentativo ben utilizzato da talune città, quali Atene o Rodi, come diretta esemplificazione della potenza militare.