Palazzo Pennisi

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29-11-2014 13-26-39.JPGUn particolare rilievo, sia nel contesto del parco che per le caratteristiche architettoniche proprie, assume Palazzo Pennisi: vero e proprio cuore del Parco Minerario. Edificato tra il 1870 ed il 1885, inizialmente solo fino al piano fuori terra e destinato a residenza estiva della famiglia Pennisi proprietaria della miniera, successivamente fu sopraelevato di altri due piani per soddisfare l’esigenza di alloggi per il direttore e gli impiegati e di locali per uffici.

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La regina brigantessa di Maletto

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Castello di Maletto

Castello di Maletto

di Marinella Fiume.

Maletto (Ct) è il più alto comune del comprensorio etneo, sul versante nord-occidentale del vulcano. L’abitato è situato al limite tra l’edificio vulcanico etneo e la valle del Simeto ed è costruito sul versante occidentale della collina denominata Pizzo Filìcia, ad una quota media di metri 950 s. l. m., al centro del triangolo costituito dai comuni di Randazzo, Maniace e Bronte dal cui territorio è tutto circondato, mentre a valle si trova la grande pianura di lave preistoriche incorniciata dalla catena montuosa delle Caronie, da cui nasce il Simeto.

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Pancali

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28-03-2015 19-47-25Il monte Pancali, con i suoi 487 m s.l.m.m. rappresenta il primo rilievo della parte nord del massiccio degli Iblei. Sovrasta gli abitati di Carlentini e Lentini e si configura come una terrazza panoramica sulla Piana di Catania. Dalla cima è possibile ammirare un vasto panorama costellato da bellezze naturali, quali il mar Ionio a levante, L’Etna ed il Biviere a settentrione ed una serie di città quali Francofonte, Militello, Scordia oltre che Carlentini e Lentini.

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Acquedotto romano

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Acquedotto romano Valcorrente

Acquedotto romano Valcorrente

La storia. L’acquedotto romano di Catania fu la maggiore opera di convoglio idrico nella Sicilia romana. Attraversava il territorio compreso tra le fonti sorgive di Santa Maria di Licodia e l’area urbana catanese, percorrendo gli attuali territori comunali di Paternò, Belpasso e Misterbianco prima di giungere al capoluogo etneo. Nonostante la struttura fosse imponente e piuttosto articolata e sebbene fino al XIX secolo non manchino attestazioni del suo utilizzo in alcune sue parti, della presenza di tale sistema idrico non si ha menzione nelle fonti classiche.

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Monastero Benedettini

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16-03-2014 12-24-03Il Monastero di San Nicolò l’Arena o abbazia cassinese di San Niccolò l’Arena o monstareo dei Benedettini è un complesso ecclesiastico situato in piazza Dante nel centro storico di Catania e costituito da un importante edificio conventuale benedettino e da una monumentale chiesa settecentesca. Fu fondato da monaci provenienti dall’omonimo monastero situato nei pressi di Nicolosi che a metà del XVI secolo chiesero al senato cittadino l’autorizzazione a edificare entro le mura, poiché minacciati dalle eruzioni dell’Etna e dalla presenza di briganti. Per la sua allocazione prettamente urbana può essere considerato un convento, ma popolarmente viene chiamato “Monastero dei benedettini”. Data la superficie occupata, circa 210 x 130 m., è ritenuto per estensione uno dei più vasti complessi monastici d’Europa.

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Monte Spagnolo

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20101010 063Il percorso, che inizia alle Case Pirao in territorio di Randazzo, giunge attraversando un’ampia pista sterrata fino alla zona di Monte Spagnolo (a quota 1.440 m. slm) dove è presente la più estesa, secolare faggeta dell’Etna. Lungo il percorso è possibile notare gli “hornitos” della colata del 1981 che, pur se di brevissima durata (solo sette giorni), a causa della sua velocità e fluidità minacciò da vicino il paese di Randazzo.
Da Monte Spagnolo, si ridiscende verso il Rifugio Saletti, quindi, su una pista fiancheggiata da alte ginestre, verso la Cisternazza, a duecento metri dal percorso principale. Da qui si ritorna facilmente alle Case Pirao.

Da Parco dell’Etna.

Foto di Etnanatura e Pierpaolo Inverno Di Bartolo

Sentiero Etnanatura: Monte Spagnolo.

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Grotta delle Palombe: dentro il vulcano.

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21-03-2015 12-31-32L’undici Marzo del 1669 presso a Nicolosi ebbe inizio una fra le più disastrose eruzioni dell’Etna che si ricordi. L’abate Vito Maria Amico così ricordava l’evento: “Aprissi la mattina da mezzogiorno a settentrione dal piano di S. Leone a Monte Frumento verso il supremo cratere profondissima fenditura larga cinque o sei piedi su cui apparse fulgido splendore. All’ora undicesima fra tremiti aprissi voragine di fuoco sotto la Nocilla lungo la fenditura, che proruppe in ceneri e sassi tuonando”. Ancora più terrificante è la descrizione che ne fa Giuseppe Recupero nella sua “Storia naturale e generale dell’Etna”: “commoversi con grande violenza tutto il perimetro della montagna, saltare in aria dal cratere una prodigiosa colonna di nero fumo, e rovente materia, e profondarsi finalmente la sua cima con orridi rumoreggiamenti nel suo baratro. Cadde in primo luogo quella vetta che guardava verso Bronte, di poi l’altra rimpetto l’oriente ed ultimamente si rovesciò quella posta in faccia al mezzogiorno”. Ben presto la lava arrivò a Catania dove coprì il lago Anicito e il fiume Amenano e si riversò in mare per circa due cliometri. La lava coprì le abitazioni di 27.000 persone contribuendo allo spopolamento della città.

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Mulino di Montagnareale

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20-03-2015 21-10-01Il mulino di Montagnareale è stato acquistato dal comune negli anni ’80 e restaurato, ed è diventato meta di turisti, scolaresche e studiosi. A differenza di tutti gli altri mulini che sono presenti lungo il corso del torrente Montagnareale, questo è l’unico ancora perfettamente funzionante; l’alimentazione avviene con l’acqua del torrente che, dopo essere stata raccolta nel grande recipiente in muratura facente parte del fabbricato e nella vasca che si trova a monte, una volta aperta la saracinesca (grosso rubinetto), va ad azionare una ruota orizzontale, con pale in legno che a sua volta tramite apposite cinghie aziona il mulino in pietra.

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Torre Albospino

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06-12-2014 11-20-27.JPGLa Torre di Albospino presso Raddusa e Ramacca, è un bene isolato che trova luogo poco a nord della sponda settentrionale del lago di Ogliastro. Si tratta di una torre probabilmente feudale, edificata su di un affioramento di roccia calcarenitica. L’edificio ha pianta poligonale irregolare; la tecnica edilizia si caratterizza per l’utilizzo di pietra locale non sbozzata, legata insieme da abbondante malta. Solo i cantonali sono rinforzati attraverso l’utilizzo di pietra calcarenitica ben squadrata. La torre si presenta molto rimaneggiata. In origine doveva constare di un pianterreno e di un primo piano. In un momento successivo, forse per esigenze abitative, si decise di aggiungere una seconda elevazione, costruita con tecnica edilizia tanto rudimentale da far apparire netto lo stacco tra primo e secondo piano. Nonostante i numerosi rimaneggiamenti, la disposizione delle finestre non è del tutto caotica, ma sembra rispondere a esigenze abitative e di difesa.

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Il castello degli schiavi

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Castello_degli_schiavi_20100207 004Racconto di Marinella Fiume.
Il castello, una villa barocca di campagna costruita sui ruderi di una villa romana, ha quattro torrette agli angoli dove sono scolpiti occhi e orecchie di pietra lavica per ricordare ai picciotti che lavorano nel feudo che i padroni ovunque li vedono e perciò non si mettessero a cantare e babbiàre aspettando di vedere calare l’ombra proiettata sulla falce dal dito medio della mano che la impugna. Dalle inferriate delle balconate che poggiano su cagnòli di pietra lavica pendono, per rischiarare l’atrio la sera, minne di vacca sospese tra strofe di campadaria dai fiori ciclamino. Nel piano superiore, dalla loggia, si affacciano due statue di corsari mori, prigionieri dei castellani, loro che una volta, ancorata la galera nei pressi del fiume per l’acquata, fecero irruzione nel castello.

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