Villa Calanna

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07-04-2013 09-16-39Villa Calanna è una splendida casa padronale purtroppo in stato di grave abbandono con i tetti parzialmente crollati. E’ completa di palmento, cantine ed altri opifici destinati alla trasformazione delle olive e dell’uva. All’interno della Villa Calanna si possono osservare sale dalle splendide volte affrescate. Le colonne che reggono il portico sono di probabile origine romana. Dalla Villa, guardando verso Sud-Est è possibile ammirare un intatto sistema di canalizzazione delle acque (saja) che circonda una maestosa cresta di pressione, un condotto lavico che, nel corso dell’eruzione che lo ha generato, per aumento della pressione interna, si è gonfiato fino a spaccarsi. Più avanti è possibile raggiungere la Casazza, antico agglomerato di case rurali. Queste costruzioni, non ancora valorizzate come meritano, conservano elementi caratteristici degli edifici signorili siciliani.

Pagine Etnanatura: Villa CalannaGazzena.

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Monte Scuderi

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23-11-2014 09-49-35Il monte Scuderi è una montagna della catena dei Peloritani, alta 1.253 metri, situata nei territori dei comuni di Fiumedinisi, Itala e Alì. Un monaco cappuccino di Alì, padre Serafino, scrisse che il nome originariamente era monte Sparviero, perché la vetta presentava delle protuberanze laterali che facevano pensare alle ali di uno sparviero. La vetta è perfettamente pianeggiante, e forma una grande terrazza alla quale si può accedere da due punti situati ad est e ad ovest del pianoro. Dalla cima, meteo permettendo, la vista va dall’Etna a Capo Peloro ad est e alle isole Eolie al nord- Secondo una leggenda narrata da padre Serafino, sotto la vetta vi sarebbe un lago sotterraneo. Dentro una grotta, vi sarebbe nascosto il tesoro di alcuni briganti. Questo tesoro sarebbe stato cercato anche da Ahmed I, sultano dell’Impero Ottomano, che nel 1612 avrebbe mandato un gruppo di uomini a recuperarlo: la maggior parte sarebbe morta nel crollo della grotta. Da questo episodio la fantasia popolare ricavò il mito di una maledizione che avvolgerebbe il tesoro e chi lo cerca.
Da Wikipedia
Info e foto di Francesco Marchese

Sito Etnanatura: Monte Scuderi.

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Salto del pecoraio

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30-05-2014 18-02-59A pochi metri dal Ponte del Saraceno (vedi), dove il fiume Simeto scava profonde e strette gole, si trova il Salto del pecoraio (Sautu du picuraru). Il luogo deve il suo fascino oltre che ad un’indubbia bellezza, alle leggende di cui è circonfuso. Secondo una versione, avallata da Paternò Castello (1907) in “Nicosia, Triona, Sperlinga, Adernò”, il nome nasce dal “salto” delle sponde del fiume di un pastorello per ritrovare l’amata (“… E’ questo il “salto del pecoraio” così nominato perché narra la tradizione che un pastore, per raggiungere più celermente la sua innamorata, soleva spiccare il salto…). Una versione più prosaica vede invece il pastorello costretto a scappare dalle forze dell’ordine che lo inseguivano per arrestarlo. Trovandosi il fiume davanti e i carabinieri dietro il pastore, armatosi di coraggio, spicca un salto sull’altra sponda riuscendo così a seminare i militi fermi sul greto del fiume. Giuseppe Recupero (1817) in “Storia Naturale e Generale dell’Etna” si mantiene sul vago preferendo descrivere la geografia del posto: “… Poco prima di arrivare al ponte di Carcaci, si restringe molto il letto del fiume e si chiama il passo del Pecoraro, perché dicono che con un salto un bifolco sia passato da una all’altra ripa. Non è qui forse largo una canna e si profonda in maniera che non si vedono le sue acque né si ode il suo rumoreggiare, come se qui il fiume si nascondesse …”.

Foto di Salvo Nicotra

Pagina Etnanatura: Salto del pecoraio.

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I laghetti di Cesarò

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Parco_dei_NebrodiI laghi di Maluazzo e di Biviere si trovano sul versante meridionale dei Nebrodi, nei pressi di monte Soro, e ricadono entrambi all’interno del parco dei Nebrodi. Entrambi sono circondanti da una lussureggiante vegetazione costituita per gran parte da una folta faggeta. Ricchi di piante endemiche quali la bellissima Glyceria fluitans, la Typha latifolia, il Trifolium repens, la Mentha pulegium ed altre piante acquatiche. E’ facile notare delle particolari ondulazioni delle acque formate dal nuoto flessuoso delle bisce d’acqua (Natrix natrix) mentre, nelle giornate di sole, la testuggine palustre siciliana (l’Emys Trinacris) si riscalda sulle rive generose di cibo. La popolazione avicola è ricca di Poiane (Buteo buteo), Gheppi (Falco tinnunculus), Falchi Pellegrini (Falco peregrinus), lo Sparviero (Accipiter nisuss) e la rarissima Cincia bigia di Sicilia (Parus palustris siculus), che costituiscono avifauna stanziale.

Foto di Santo Bella

Sito Etnanatura: I laghetti di Cesarò

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Riserva Immacolatelle e Micio Conti

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cantarellaLa Riserva naturale integrale Immacolatelle e Micio Conti, estesa circa 70 ettari, ricade all’interno dei comuni di San Gregorio di Catania e Aci Castello. Istituita con decreto dell’assessorato Territorio e Ambiente della Regione Siciliana (numero 617/98), la riserva è interna ad un’area di notevole bellezza paesaggistica, tra l’Etna e il golfo di Catania, e comprende un importante sistema di grotte di scorrimento lavico colonizzate da fauna cavernicola con elementi troglofili legati al guano di colonie di pipistrelli. Il territorio, parte di un vasto sistema ambientale lineare che da San Gregorio di Catania si spinge sino ad Acireale, è caratterizzato dalla presenza di un’area protetta all’interno di un’area metropolitana densamente abitata. Il paesaggio agrario è quello tipico del “vigneto costruito” con la presenza di un sistema diffuso di ‘casudde’ (piccoli edifici rurali in pietra lavica per lo più non intonacata) che un tempo costituivano il centro vitale dei fondi. Di una certa importanza testimoniale è la Guardiola Cantarella, una garitta spagnola del ’600 che caratterizza i quadri visuali dell’area. La genesi delle grotte vulcaniche è legata allo svuotamento del tunnel lavico che può avvenire durante o al termine di una eruzione di durata superiore ad un mese. Il Complesso Immacolatelle e Micio Conti è costituito da un sistema di otto cavità laviche avente una lunghezza complessiva di circa 1,5 km, situato all’interno di un campo lavico a morfologia hawaiiana. Alle grotte si accede attraverso ingressi creatisi per il crollo delle volte. All’interno delle cavità sono presenti interessanti fenomeni morfologici: particolari striature sulle pareti lasciate dal passaggio della lava e piccole stalattiti di rifusione sulla volta, osservabili all’interno delle grotte Micio Conti e Cantarella; caratteristici rotoli di lava alla base delle pareti generate dal parziale raffreddamento del tunnel lavico che caratterizzano il complesso di grotte Immacolatelle; “cascate” di apparati radicali appartenenti alla soprastante vegetazione che dalla superficie penetrano all’interno della grotta dei Tedeschi ornandone la volta. Il sistema di grotte presenti nella riserva ospita una fauna cavernicola peculiare, adattata alle particolari condizioni ecologiche dell’ambiente ipogeo: ben sei sono le specie di Chirotteri (pipistrelli) che nelle grotte trovano possibilità di rifugio diurno ed un ambiente idoneo per svernare; numerosi anche gli invertebrati (Ragni, Crostacei Isopodi, Collemboli) ed un pidottero notturno (Noctuide), soltanto recentemente segnalato all’interno della Riserva. L’epigeo offre ambienti idonei per una grande quantità di invertebrati, fra i quali una preziosa ape endemica della Sicilia, che prende il nome dall’area della riserva (Pseudoanthidium gregoriense); fra i Vertebrati annoveriamo diversi Rettili, la Lucertola campestre, il Gongilo (Chalcides ocellatus) ed il variopinto Colubro leopardino (Elaphe situla). I Mammiferi sono rappresentati dal Coniglio (Oryctolagus cuniculus) e dalla Volpe (Vulpes vulpes). Molte sono le specie di uccelli che popolano la riserva principalmente rappresentati da Passeriformi, da alcuni Falconiformi come il Gheppio (Falco tinnunculus), e da Strigiformi come Assiolo (Otus scops) e Barbagianni (Tyto alba). Il territorio conserva lembi di relitti di vegetazione forestale termofila a querce caducifoglie, vera rarità per il comprensorio etneo. Sulle creste rocciose si scorge l’euforbia arborescente (Euphorbia dendroides) che, assieme all’alaterno (Rhamnus alaternus), l’ogliastro (Olea europea), il terebinto (Pistacia terebinthus) ed altre piante mediterranee, tende a ricostituire una tipica vegetazione di macchia. All’ombra delle formazioni rocciose laviche è presente la rara Aristolochia altissima assieme alla calistegia e la brionia (Bryonia dioica). Negli spazi aperti e pietrosi, si rinviene una vegetazione steppica a barboncino comune (Hyparrhenia hirta) tra i cui cespugli si trova la Serapias vomeracea, una graziosa orchidea. Nei terreni un tempo adibiti a coltivo svetta la candida infiorescenza dell’asfodelo (Asphodelus microcarpus) e della ferula (Ferula communis), mentre sulle superfici laviche delle colate si rinviene un molteplicità di piccole piante dalle variopinte fioriture primaverili, tra queste la Campanula dichotoma e numerose succulente annuali come il Sedum rubens. Da Wikipedia.

Siti Etnanatura:

Immacolatelle Micio Conti

Grotte Immacolatelle

Grotta Micio Conti

Grotta Cantarella

Grotta delle Fate

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