Il monte Colla con i suoi 1610 metri s.l.m. offre un incomparabile panorama permettendo all’occhio di spaziare dall’Etna alla valle dell’Alcantara. Alle sue pendici i classici laghetti montani comuni sui Nebrodi e una flora esuberante che annovera anche diversi alberi secolari. L’antica settecentesca dimora nobiliare del barone Vagliasindi s’incastona mirabilmente nel paesaggio del monte.
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Caldaia del drago
Sentiero turistico in contrada Uttara lungo il fiume Ghiodaro dove si trovano due grotte e un’incavo molto grande nella pietra sagomato dal perenne scorrere dell’acqua dove le pareti rocciose si alternano a boschi rigogliosi e l’acqua e le rocce formano piccole e limpide piscine naturali. Viene denominata a Quattara U’ Drau poiché secondo un antica leggenda in questo luogo viveva un enorme drago che incuteva timore alla popolazione. La particolarità di questo luogo sta nella colorazione delle rocce circostanti che a causa dei detriti trasportati dal corso dell’acqua assumono una tonalità rossastra. La gente associava questa singolarità al sangue di una belva enorme ossia un drago che viveva in questa vallata.
Lago Ogliastro
Il lago Ogliastro si trova al confine tra la provincia di Enna e quella di Catania, e si estende nel territorio tra i comuni di Aidone (prevalentemente) e Ramacca. Il lago è stato formato, a scopo irriguo e come riserva idrica, mediante la costruzione di una diga in terra battuta sul fiume Gornalunga lunga 830 m e che nel punto più alto misura 53,6 metri. Il nucleo impermeabile della diga è realizzato in materiale limo-sabbioso di origine alluvionale ed è ancorato allo strato argilloso di base. Il progetto è stato realizzato grazie ai finanziamenti erogati dalla Cassa del Mezzogiorno tra il 1963 e il 1972. La diga venne chiamata Luigi Sturzo in onore del grande statista siciliano.
Pantano Lentini
I pantani di Lentini e di Gelsari costituiscono vaste zone umide situate sulla costa ionica della Sicilia, a confine tra le province di Catania e Siracusa, in prossimità del tratto terminale del fiume San Leonardo. Nello scorso secolo furono oggetto di interventi di bonifica idraulica e di prosciugamento che determinarono la scomparsa degli ambienti naturali. Tuttavia, a differenza di altre zone umide, non furono oggetto di trasformazioni territoriali distruttive. Negli ultimi anni l’abbandono di gran parte delle attività agricole e la difficoltà o l’impossibilità di garantire il deflusso delle acque (gran parte delle superfici dei pantani si trovano a quote prossime o inferiori al livello del mare) per l’assenza o il mal funzionamento di impianti idrovori, hanno consentito in queste aree un rapido processo di ricostituzione degli ambienti naturali tipici delle zone umide, di grande interesse naturalistico per la presenza dell’avifauna e per la vastità e la diversità degli habitat.