Castello Barresi

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Sito Etnanatura: Castello Barresi.

La storia del Castello di Pietraperzia prende inizio dall’anno 1060, quando al seguito del conte Ruggero il Normanno, arriva in Sicilia Abbo Barresi, conquistata l’intera isola, il conte volle ricompensare il suo fedele alleato donandogli alcune terre tra cui territorio di Pietraperzia e Sommatino. La famiglia Barresi ebbe cariche e ruoli assai importanti nel corso della travagliata storia di Sicilia. Quando Pietro d’Aragona sbarcò a Trapani (1282) per rivendicare la corona in nome della moglie Costanza, i Barresi Enrico e Giovanni divennero suoi alleati.

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Borgo Niria

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Sito Etnanatura: Borgo Niria.

Santa Niria è il nome in dialetto di sant’Andrea, nato a Betsaida sulle rive del Lago omonimo in Galilea. In siciliano la storpiatura del nome del santo sposta la A di Andrea su Santo che diventa Santa Niria. Il borgo di Niria si trova a Modica Alta al confine con la campagna. Si tratta di un piccolo e antico quartiere con case in pietra, grotte e dammusa, percorso da stretti vicoli che conducono, in alto, alla chiesa del santo.

Foto di Ina Garaffo

Sito Etnanatura: Borgo Niria.

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Granfonte di Leonforte

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Sito Etnanatura: Granfonte di Leonforte.

Fatta costruire dal principe N. Placido Branciforti sui resti di una antica fontana araba chiamata “Fonte di Tavi”, costituiva il luogo abituale di riunione della popolazione e, con le sue ventiquattro cannelle, anche l’abbeveratoio pubblico. La sua acqua alimentava anche le numerose fontane dell’Orto Botanico. Sembra che il suo disegno architettonico richiami un’analoga fontana che si troverebbe ad Amsterdam, in Olanda.

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Museo di Adrano

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Sito Etnanatura: Museo di Adrano.

Il primo museo archeologico nacque ad Adrano nel 1902, per volontà del reverendo Salvatore Petronio Russo, appassionato cultore della storia e dell’archeologia del paese. Pur assai limitato, era costituito da due sezioni, ospitate nella stessa casa del fondatore. Nella prima, dedicata alla città di Adrano, era possibile ammirare secondo la descrizione che ne fa lo stesso sacerdote “gli utensili di pietra…, i bronzi arcaici, greci, romani, i vasi etruschi, cumani, siculi, greco – siculi, sebbene tutto in piccola collezione”. Nella seconda erano conservate le testimonianze archeologiche fino a quel momento raccolte nel territorio dell’insediamento indigeno del Mendolito, centro le cui rovine proprio in quegli anni cominciavano a svelarsi agli studiosi.

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Mura Dionigiane Adrano

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Sito Etnanatura: Mura Dionigiane Adrano.

Le Mura dionigiane, unico monumento dell’antica Adranon rimasto sempre visibile, erano già note ad eruditi e viaggiatori del Settecento. Le prime indagini sono degli inizi del Novecento quando Paolo Orsi libera dal pietrame di risulta e dalla vegetazione oltre 100 metri della cortina muraria orientale e isola l’imponente torrione addossato alla chiesa di San Francesco, appartenente al braccio settentrionale. La recente attività di tutela e ricerca ha portato all’acquisizione al demanio regionale di un’area che include il primo tratto della fortificazione. In questa area si sono concentrati gli interventi che hanno reso possibile la valorizzazione e fruizione pubblica del monumento con lavori finanziati con i fondi statali del Gioco del Lotto. Il monumento costituiva un tratto della cinta muraria che cingeva ad est la città di Adranon, fondata, secondo lo storico Diodoro Siculo, intorno al 400 a.C., dal tiranno di Siracusa Dionigi I. La struttura difensiva doveva circondare l’intera città, lasciando probabilmente sguarnito soltanto il versante della Rupe Giambruno, naturalmente difeso dallo strapiombo. Oggi si sviluppa con un percorso a linea spezzata nella moderna contrada Difesa dei Molini. La fortificazione è costruita con pietrame lavico, a cortine del tipo a doppio paramento di blocchi lavici, squadrati e messi in opera a secco con riempimento interno di pietrame minuto, ed è intervallata da torri quadrangolari. Presenta almeno due fasi databili, in via preliminare, nel corso del IV e, forse, nei primi decenni del III secolo a.C. Lungo il percorso di visita una piccola sala espone alcuni fra i materiali più significativi rinvenuti durante la campagna di scavo. Di particolare interesse un accumulo di vasellame in frammenti, malcotto e difettoso, interpretabile come lo scarico di una fornace e databile al III secolo a.C., e delle deposizioni votive, piccole offerte rituali di vasi, monete e alimenti, disposte su più livelli e databili complessivamente in età ieroniana (270-216 a.C). L’area è dotata di una sala didattica ed un’area per la simulazione dello scavo archeologico, prevalentemente destinate gli studenti, ai quali sono indirizzate specifiche proposte didattiche ed interventi di tipo laboratoriale.
Da Regione Sicilia Beni Culturali

Foto di Ina Garaffo.

Sito Etnanatura: Mura Dionigiane Adrano.

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Museo Archeologico Lentini

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Sito Etnanatura: Museo Archeologico di Lentini.

La sede museale risale agli anni Cinquanta; originariamente progettata come edificio scolastico, fu acquisita dalla Soprintendenza alle Antichità per la Sicilia Orientale, per consentire la creazione di un museo destinato ad illustrare le prime grandi scoperte nel sito dell’antica Leontinoi. Il museo illustra la storia di Leontinoi e del suo territorio a partire dalla preistoria fino all’età medievale, attraverso l’esposizione di materiali provenienti dall’antica città e dai principali siti archeologici del comprensorio. Leontinoi, colonia calcidese, fu fondata nel 729 a.C., sul margine di un territorio fittamente interessato da insediamenti indigeni.

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Santa Maria La Cava

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Sito Etnanatura: Santa Maria la Cava.

Il Duomo dedicato a Santa Maria la Cava e Sant’ Alfio, fu edificato nell’impianto attuale tra il 1700 e il 1750. E’ attribuito tradizionalmente all’architetto Vincenzo Vella da Malta. Fu costruito sulla piccola Chiesa di S. Alfio, sorta dopo il catastrofico terremoto del 1693, sulle rovine della precedente basilica dedicata a S. Alfio. Ha impianto basilicale, a tre navate, secondo lo schema tradizionale delle Basiliche Memorie o Funerarie edificate, sin dall’epoca paleocristiana, sulle tombe dei martiri. I lavori per la costruzione dell’attuale Duomo impegnarono per quasi cinquant’anni le risorse della città. Esso non fu del tutto terminato secondo il progetto originario, e tutt’oggi sono visibili diverse parti prive di decorazione pittorica.

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Castello di Roccavaldina

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Sito Etnanatura: Castello di Roccavaldina.

Il Castello di Roccavaldina è la testimonianza storico-architettonica più importante e significativa di Roccavaldina. Si tratta di una maestosa costruzione sorta inizialmente come struttura difensiva e successivamente ampliata ed adibita a residenza principesca dalla nobile famiglia dei Valdina In assenza di fonti documentali non è facile attribuire una data certa alla parte più antica del castello, tuttavia, da alcuni elementi originali ancora leggibili, la costruzione si può collocare intorno al primo Cinquecento.

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Riconco di Liricio

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Sito Etnanatura: Riconco di Liricio.

Il termine dialettale riconco fa pensare che anche quest’anfratto, come tanti sull’Etna, sia legato a storie (leggende) di briganti che cercavano rifugio nelle grotte. Da un punto di vista geologico si tratta di una cavità legata a fenomeni clastici. E’ costituita da un unico vano suddiviso da un rudimentale muro a secco che delimita un terrazzamento.

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Saline di Priolo

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Sito Etnanatura: Saline di Priolo.

La Riserva naturale orientata Saline di Priolo è un’area naturale protetta della Sicilia istituita nel 2000.La riserva, ricadente nel territorio del comune di Priolo Gargallo (SR), tutela un’area di circa 55 ettari sulla quale si sviluppava in passato l’attività delle saline di Priolo. L’area è stata riconosciuta dalla Comunità europea come Zona di Protezione Speciale e come Sito di Interesse Comunitario (ITA 0900013), individuato dalla Direttiva Habitat (92/43/CEE) per “La Conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della Flora e della Fauna selvatiche” e dalla Direttiva Uccelli (79/409/CEE) concernente la conservazione degli uccelli selvatici.

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