Forte Mulino a Vento

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Il Mulino a vento è un antico forte di avvistamento risalente ad un’epoca precedente all’invasione saracena. Durante l’epoca normanna venne riadattato a piccolo mulino a vento; tuttora all’interno è possibile vedere le macine in pietra. A partire dal XVI secolo conserva al suo interno tre cannoni, utilizzati annualmente per segnare l’inizio dei festeggiamenti in onore dei santi martiri Alfio, Filadelfo e Cirino.

Foto di Milena Palermo.

Sito Etnanatura: Forte Mulino a Vento.

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Ponte di Cicerone

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Nel territorio di Cerami, in contrada Ponte, si riscontra la presenza del cosiddetto Ponte Vecchio, citato da Cicerone e costituito da un’arcata libera a sesto rialzato con profilo stradale a schiena d’asino. Di architettura arabo-normanna, la tradizione attribuisce un’origine romana al ponte, mentre l’analisi filologica e storica riconduce le sue origini ad epoca Normanna. Rappresentava il crocevia della rete viaria sub-Nebroidea, che collegava il centro Sicilia con le coste.
 

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Monte Ferro

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Dove oggi sorge il vulcano più alto d’Europa, esisteva durante l’era Quaternaria una ampio golfo “pre-etneo”. Nell’area di Acitrezza, Acicastello e Ficarazzi, affiorano i prodotti delle prime manifestazioni vulcaniche etnee sottomarine emesse da 500.000 a 200.000 anni fa. Le prime manifestazioni di questo vulcanismo risultano contemporanee alla sedimentazione di argille marnose del Pleistocene medio, (Ioniano, compreso tra 781.000 e 126.000 anni fa) affioranti lungo la costa ionica, che costituiscono il substrato sedimentario del vulcano. Ai terreni sedimentari (argille e marne pre-etnee) si sono intercalati masse eruttive con intrusioni in ambiente subacqueo.

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Monte Alveria (Noto antica)

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«Allah protegga una casa in Noto
e nubi cariche di pioggia la bagnino
la vedo con gli occhi del ricordo
e a lei invio le lacrime che verso
mi struggo di nostalgia per la casa, gli amici
e la virtù delle donne
Chi partendo, ha lasciato il cuore in quella terra
con tutto se stesso desidera tornare,
terra mia!»
(Ibn Hamdis, poeta siculo-arabo vissuto a Noto antica durante la sua giovinezza)

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Monte Recavallo

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Splendido sentiero nella valle dell’Agro, ben curato e ben segnalato (non è poco considerando lo stato di molti altri sentieri). Arriverete sulla cima del monte Recavallo (547 metri s.l.m.) da dove lo sguardo abbraccia Forza d’Agrò (contrada Fondaco Parrino), L’Etna, Roccafiorita, la Rocca di Novara di Sicilia, Limina, Casalvecchio, Savoca, Monte Scuderi, Fiumara d’Agrò, la costa Calabra e S. Alessio.

Setiero Etnanatura: Monte Recavallo.

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Villa del Tellaro

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La villa del Tellàro è una ricca residenza extraurbana della tarda età imperiale romana, che si trova nei pressi di Noto. I resti, rinvenuti a partire dal 1971, si trovano in un fertile comprensorio agricolo, su una bassa elevazione presso il fiume Tellaro, sotto una masseria sette-ottocentesca. Il corpo centrale della villa, più piccola di quella di Patti, si articola intorno ad un vasto peristilio. Il tratto del portico sul lato settentrionale presentava una pavimentazione a mosaico con festoni d’alloro che formano cerchi e ottagoni con i lati inflessi includenti motivi geometrici e floreali e su di esso si affacciano altri due ambienti che conservano i mosaici figurati.

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Cascate di Mistretta

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A pochi chilometri dal suo centro abitato, nella valle sottostante il bosco di Montepiano, l’antica cittadina di Mistretta, sui monti Nebrodi in Sicilia, presenta un sito naturalistico composto da un rilevante numero di cascate di varie dimensioni, attive prevalentemente dall’autunno fino alla tarda primavera e, qualcuna di loro, talvolta anche d’estate . La maggiore, che si trova in contrada Pietrebianche e supera i 33 metri di altezza. A meno di 500 metri da questa, se ne trovano altre sei, ciascuna con una propria caratteristica conformazione, con alezze che oscillano dai 5 ai 25 metri.

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Sant’Anna Bocena

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La prima colonia greca di Sicilia fu fondata da popoli provenenti dalla Calcidia.

Racconta Tucidide ne “La guerra del Peloponneso” (libro VI, 3,1):

“Primi fra i Greci i Calcidesi venuti per mare dall’Eubea fondarono Nasso ed innalzarono un altare ad Apollo Archegetes…”.

Dopo la sconfitta subita da Dionisio I°, tiranno di Siracusa, i greci di Nasso fuggirono dalla città per trovare rifugio nel promontorio di Taormina che abbracciava un vasto territorio che aveva inizio da Milazzo e comprendeva anche la Valle d’Agrò. Tutti territori dell’entroterra che garantivano una certa sicurezza e che, nel contempo, si segnalavano per la loro bellezza essendo delle terrazze che si affacciano sullo Ionio.

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Colonna Pizzuta

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La Colonna Pizzuta è un monumento di epoca greca del III secolo a.C. sito in una collina nei pressi dell’antica città di Eloro. Il nome pizzuta potrebbe derivare dalla sua forma originaria a guglia o pizzo, o forse si collega alla coltivazione di un tipo di mandorla chiamata anch’essa pizzuta. Il monumento è alto 18 metri e possieda una circonferenza di base di 3,90 metri. La colonna è posta sopra un basamento di quattro gradini che misura 19,30×11,20 metri. Non è ancora certa la sua origine. Il monumento potrebbe essere stato eretto dopo la disfatta di Ippocrate di Gela contro Siracusa nel V secolo a.C. oppure a ricordo della vittoria contro gli eserciti ateniesi nel 413 a.C. comandati da Demostene e Nicia che al termine della Spedizione ateniese in Sicilia, proprio in quella zona, precisamente nei pressi del fiume Asinaro ebbero una cocente disfatta.

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Torre Cabrera

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Nel XV secolo il sito dell’attuale Pozzallo era conosciuto dai naviganti per le sorgenti di acqua chiamate di “Pozzofeto” e della “Senia”, in quei tempi tanto famose da essere segnalate sui portolani e sulle carte nautiche per il rifornimento delle scorte d’acqua dei navigli. Quando i Chiaramonte, Conti di Modica, vi costruirono un Caricatore, cioè un complesso di magazzini sulla costa completo di pontili e scivoli per l’imbarco di merce sui velieri, considerato il secondo per importanza della Sicilia dell’epoca, si rese necessaria anche la costruzione di strutture per la sua difesa; agli inizi del XV secolo il re Alfonso V d’Aragona autorizzò la richiesta del conte Giovanni Bernardo Cabrera, di costruire una torre di difesa che da lui prese il nome: Torre di Cabrera.

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