Tutti i versanti che vanno fra Scordia, Militello, Francofonte e Vizzini, trenta chilometri quadrati, formano un bacino idrografico, in cui si getta, alimentato da altre acque, il fiume Trigona o Galici. Questo fiume si converte nel lago, chiamato Biviere di Lentini. Il lago Biviere di Lentini, è uno dei trentasette laghi siciliani, non sembra vero, ma è così. L’origine del lago ci tuffa nelle acque della storia mitologica. La leggenda narra che Ercole, recando in dono a Cerere la pelle del leone Nemea, si fosse innamorato dei luoghi facendo nascere un lago che da lui avrebbe preso il nome.
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Timpa Falconiera
La Timpa di Santa Tecla o Falconiera va dalla località Grotte di Acireale alla contrada Mortara, nei pressi di Santa Maria Ammalati. La sua base, contrariamente alle altre porzioni della Timpa, non è a diretto contatto con il mare, ma al di sotto di essa si estende una spianata (Pedi ‘i Timpa) in cui si sviluppa un’area coltivata a limoni e vi è insediato il borgo marinaro di Santa Tecla. La vegetazione naturale si è qui ben conservata nei terreni a ripida pendenza solcati da naturali canaloni (lavanara) formati dal deflusso delle acque, mentre le superfici più accessibili furono messe a coltura con lavori di dissodamento (scatinu) e di sistemazione con terrazzamenti (custeri) in pietra lavica.
Santa Maria dei cerei
Il monumento certamente più antico di Rometta è la chiesa di Gesù e Maria, anticamente detta di Santa Maria della Candelora (o dei Cerei), risalente ai secoli della dominazione Bizantina, tra il VI e X secolo. Presso questa chiesa, alla fine del secolo XIII, si stabilì un convento di suore trasferitosi dalla piana di Milazzo dove aveva il titolo di Santa Maria di Basicò. Nel 1320 le suore ottennero l’approvazione pontificia del loro trasferimento a Rometta, ma nel 1345, per intercessione della regina Elisabetta D’Aragona, passarono a Messina.
Basilica del Murgo
I resti della Basilica del Murgo presso Agnone Bagni trovano posto non lontano dalla costa lentinese. Il complesso, mai ultimato, avrebbe dovuto ospitare i monaci di Roccadia. Il trasferimento in un sito apparentemente più consono, sarebbe dovuto avvenire, sulla base di una affermazione del Manriquez, per volontà di Federico II [R. Pirri 1733, vol. II, pag. 1306]. E’ bene precisare che non rimane alcun documento, databile al XII/XIII secolo, che confermi il trasferimento della comunità cistercense di Lentini dalle colline verso la costa.
Parco monte Troina
Monte Troina è un antico conetto vulcanico di origine preistorica di cui rimane la caldera. Oggi è un parco urbano del comune di Pedara.
Foto di Francesco Marchese.
Sito Etnanatura: Parco monte Troina.
Cercatori d’oro
Noi di Etnanatura spesso ci sentiamo pionieri alla ricerca dell’oro. Un oro metaforico, ma non per questo meno prezioso, dato dalla bellezza, che è essa stessa valore morale e culturale, e dalla storia delle nostre terre. Ma, per una volta, vi invitiamo ad diventare cercatori d’oro “vero”: l’oro che si nasconde nelle montagne di Fiumedinisi, prezioso borgo dei Peloritani, conosciuto sin dall’antichità per le miniere di ferro, argento e per le pietruzze d’oro.
Santuario Dinnammare
Il santuario della Madonna di Dinnammare sorge sulla cima dell’omonimo monte, alto circa 1130 metri, che fa parte della catena dei monti Peloritani. Il nome Dinnammare deriverebbe dal termine latino “bimaris”, poiché dalla sua vetta è possibile godere della visuale dei due mari, lo Jonio e il Tirreno. Dal piazzale della chiesa si può ammirare la città di Messina in tutta la sua grandezza e lo stretto nella sua maestosità. Volgendo lo sguardo sul versante Tirrenico, è invece possibile osservare la baia di Milazzo le vulcaniche Eolie. Due sono le leggende che raccontano l’inizio del culto della Madonna di Dinnammare.
Grotte Balze Soprane
Il complesso delle grotte di “Maniace” nella contrada Balze Soprane in territorio di Bronte, è costituito da un ambiente principale occupato da numerose sepolture databili al Bronzo Antico con una grande presenza di ceramica. Quest’ultima è rappresentata dalla tipologia della ceramica dipinta dello stile di Castelluccio con motivi a losanghe e appendici laterali. Probabilmente tali figure antropomorfe e zoomorfe erano legati alla sfera mitica e del sacro.
Gabriele Spitaleri da www.academia.edu
Foto di Salvo Nicotra
Pagina Etnanatura: Grotte Balze Soprane.
Grotta sant’Agrippina
Nelle balze scoscese che chiudono a nord il colle di Mineo si apre una profonda forra, indicata con il toponimo greco di Làmia nel significato di stretta valle fluviale o di edificio con soffitto a volta. Il torrente Lamia Questo vallone, che ha sempre offerto un veloce raccordo viario lungo l’antica “via dei monti” tra l’altopiano ibleo e la Sicilia interna, fa gomito al suo sbocco verso la Piana di Mineo, determinando uno sperone roccioso, in cui è stata scavata nel tardo medioevo una dimora fortificata, successivamente adattata ad edificio di culto, detta “Drafone” per la presenza di un boschetto di allori. Il sito è eponimo di una famiglia feudale, collegata alla nobiltà lentinese, i “de Lamia”, che tra la fine del secolo XIII e il secolo seguente disponeva di signorie feudali nel sud-est dell’isola e ricopriva importanti ruoli nell’ambito della burocrazia statale.
Castello di Milazzo
Quello di Milazzo è il più grande castello di Sicilia e si estende per oltre sette ettari di superficie e quasi quattordicimila metri quadri coperti. Sorge sui luoghi dei primitivi insediamenti greci, romani, bizantini, musulmani. I primi documenti sul nostro Bene Storico Primario risalgono al periodo normanno (XI-XII sec.) quando venne eretto l’edificio dominante, il Mastio, in seguito ampliato dagli Svevi. Proprio la presenza di Federico II di Svevia è una pietra miliare del Castello e della Città. Con lui l’interculturalità diventa Leggi comuni, Strutture militari e Scuole siciliane, poetiche o di caccia coi falchi. Milazzo cresce e si afferma come avamposto strategico militare e viene costruita la prima cinta muraria. Con la scomparsa di Federico il meridione d’Italia declina e sono gli Aragonesi, nella seconda metà del ‘400, a costruire la seconda cinta, che abbraccia la struttura preesistente e adegua il Castello alle nuove necessità di battaglie nelle quali le armi da fuoco avrebbero avuto un ruolo sempre più determinante.