La storia delle collezioni vede gli albori nel 1826, quando il catanese Giovan Battista Finocchiaro lascia alla città di Catania la sua preziosa collezione di dipinti. Di questa raccolta, comprendente molte tele di scuola napoletana, .faceva parte anche la grande tela raffigurante S. Cristoforo, unanimemente riconosciuta al Pietro Novelli. A questo primo gruppo di opere si aggiunge, nel 1866, la raccolta dei PP. Benedettini entrata in possesso del Comune di Catania a seguito dello scioglimento delle corporazioni religiose. Il Museo Benedettino si forma a metà del settecento per impulso dell’abate Vito Amico, intellettuale tra i più apprezzati del tempo, e del priore Placido Scammacca. Essi raccolgono, nel sontuoso Monastero di S. Nicolò, materiali greci e romani scavati e rinvenuti in città o acquistati sul mercato antiquario di Napoli e Roma, e oggetti portati dai missionari al ritorno dalla Cina e dal Giappone.
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Fortezza Poggio Cardillo
Nessun dato storico sembra, al momento, far riferimento alla presenza di una fortezza sulla sommità del colle Cardillo. Ulteriormente problematica risulta l’eventuale collocazione cronologica, ascrivibile, in via del tutto ipotetica, ad epoca bizantina. La fortezza di Poggio Cardillo presso Misterbianco trova luogo esattamente a meridione dell’abitato. Si tratta di un colle di circa 260 m. s.l.m., dalla sommità del quale è possibile dominare buona parte del paesaggio circostante.
Palazzo Riggio
“Ben presto dunque Aci Catena superò tutti gli altri quartieri per nobiltà d’istituto, ricchezza di edifizi, frequenza di popolo e copia d’uomini illustri. La residenza degli uomini più colti che sedevano al governo della città, l’affluire del popolo, il quale naturalmente tende verso il centro in cui si agitano gli affari, dovevano per necessità darle il primo posto. L’ebbe poi addirittura con la residenza dei principi Reggio, che ne furono signori. D. Stefano Reggio principe di Campofranco e Campoflorido, che nella occasione della spaventevole eruzione dell’Etna nel 1669 fu mandato a Catania dal vicerè di Sicilia, come general vicario a fine di mantener l’ordine e procurare ogni possibile aiuto alla sventurata città, dopo di avere ammirevolmente disimpegnato l’alto ufficio, innamorato di queste belle contrade fermò di portare qui la sua residenza, e comprò per scudi 36.500 il dominio della città di S.Antonio e S.Filippo, che la R. Corte nel maggio del 1643 aveva venduto per 36.000 scudi al marchese D. Nicolò Diana di Cefalà, perché la città non aveva pagato gli scudi ventimila offerti per ottenere la separazione.
Castello Schisò
Il castello di Schisò si affaccia sulla baia di Giardini Naxos, è stato costruito a cavallo del XIII e XIV secolo. Edificato nella forma attuale su uno sperone roccioso formato da una colata lavica di età preistorica, il nome Schisò deriva dalla parola araba Al Qusus che significa seno o torace e identifica le due formazioni vulcaniche sulle quali poggiano le fondamenta, formazioni visibili sul prospetto anteriore. In epoca normanna l’aggregato agricolo comprende una chiesetta esistente al tempo del Gran Conte Ruggero dedicata a San Pantaleone, utilizzata dai contadini e pescatori di Schisò prima che sorgessero edifici di culto più recenti.
Casale e san Michele
Il 4 Febbraio del 1169 un immane terremoto del nono rado della scala MCS provocò distruzione e lutti nella Sicilia Orientale. La sola città di Catania pianse 20.000 morti compresi quelli che si apprestavano a festeggiare la festa della patrona sant’Agata con una messa solenne all’interno della cattedrale che venne quasi completamente distrutta.
In quegli anni il villaggio di Forza d’Agrò era ubicato in contrada Casale e servito, per le necessità spirituali, da una piccola chiesetta dedicata a san Michele Arcangelo di probabile fattura bizantina.
Castello di Forza d’Agrò
Un vecchio castello normanno adibito a postazione militare, una terribile strage, un fratricidio, centinaia di tombe scoperchiate all’interno del maniero costituiscono il quadro d’insieme di una location dove il mistero acquisisce i colori tetri della morte e il fascino del lugubre. Ma andiamo con ordine.
Il castello di Forza d’Agrò venne edificato, sulle rovine di una preesistente fortezza, nel secolo XI dai Normanni, si trova a 420 m. s.l.m.. Si accede tramite una lunga e ripida scalinata in pietra. Nel 1595 venne restaurato ad opera dei giurati e dei deputati del paese. All’interno della cinta muraria sono visibili i resti della chiesa del Crocifisso, i magazzini delle granaglie e gli alloggiamenti dei soldati. Nel 1676, durante la Rivolta anti spagnola di Messina, il castello rimase fedele alla Spagna, per questo venne assediato e conquistato dai francesi; questi lo misero sotto la giurisdizione militare di Savoca che poco prima aveva capitolato un vantaggioso armistizio con gli stessi francesi.
Bricinna
E se chiedessi: “Sapete dirmi dove si trova la strada di san Giuliano?” Mi risponderebbero??!!! Credo proprio di no. A Lentini c’è un antico quartiere, un quartiere storico, si chiama san Paolo. Perché si chiama così visto che a Lentini, non esiste, una chiesa intitolata al Santo?! La leggenda narra che l’Apostolo sia venuto nella vetusta città per parlare agli ebrei che lo popolavano, mentre era a Siracusa. Ecco, il quartiere denominato “Judecca” era occupato da gente di origine ebraica. Nel fondo valle della Valle Ruccia in senso Sud – Nord troviamo lo storico quartiere. Ad Ovest lungo la chiesa parrocchiale di San Luca sale la strada di San Giuliano, oggi, via Bricinna.
Castellaccio
Non distante dalla basilica del Murgo, a Sud del moderno abitato di Lentini, esistono alcuni ruderi identificabili con la struttura federiciana menzionata dai documenti dell’epoca come Castrum Vetus, tramandataci poi come II Castellaccio . Essi sono visibili sopra un promontorio che si innalza tra le valli del Crocifisso e di San Mauro, fiancheggiato a Sud-Est dal monte Lastrichello e a Nord- Ovest dal monte Tirone. La nascita di Lentini (Leontinoi’), fondata dai calcidesi nel 729 a. C., si inquadra nel movimento della colonizzazione greca. Dionigi di Siracusa fortificò il promontorio che, secondo qualche studioso potrebbe essere identificato con il forte Bricinna menzionato da Tucidide in occasione delle discordie civili che insanguinarono la città agli inizi del V secolo a.C. Conquistata poi dai romani di Marcello (212 a.C.) e sottoposta al dominio arabo prima e poi risollevatasi con la conquista normanna, la città raggiunse un buon livello di floridezza in epoca sveva.
Santa Maria degli Ammalati
In tempi assai remoti fu fondata a Lentini su una collina distante circa 6 Km (4 miglia all’epoca) dal centro urbano, una Casa Ospedale dell’Ordine Religioso Militare di San Lazzaro. Estinta la Commenda rimase la chiesa sotto il titolo di Santa Maria degli Ammalati. Nel 1591 la signora Anna Modica vi fonda un Beneficio di Diritto Patronato. Conversano il 15 Agosto 1685 scrive questa nota:
Rometta
Viene fondata in età bizantina, il suo nome in greco vuol dire le difese, le fortezze (ta erymata). Dopo lunghissima resistenza viene occupata dagli Arabi e il suo nome viene pronunciato rimtah, da cui il medievale Rametta e successivamente nel XVI secolo Rometta. Nel territorio romettese sono state trovate testimonianze di vita che risalgono alla prima età del neolitico, nella sua prima fase appartenente alla cultura di Stentinello (4000 anni prima di Cristo), all’età del ferro, per giungere alla necropoli del V-III secolo a.C. Intorno al V secolo d.C. a Rometta si formò la comunità greco-latina che, in fuga dai centri della costa, venne qui a cercare rifugio dalle devastanti invasioni vandale. Ben presto Rometta assunse un preciso ruolo strategico: dall’alto delle sue mura e delle sue torri controllava un buon tratto dell’antica strada che da Messina conduceva a Palermo.