Viene fondata in età bizantina, il suo nome in greco vuol dire le difese, le fortezze (ta erymata). Dopo lunghissima resistenza viene occupata dagli Arabi e il suo nome viene pronunciato rimtah, da cui il medievale Rametta e successivamente nel XVI secolo Rometta. Nel territorio romettese sono state trovate testimonianze di vita che risalgono alla prima età del neolitico, nella sua prima fase appartenente alla cultura di Stentinello (4000 anni prima di Cristo), all’età del ferro, per giungere alla necropoli del V-III secolo a.C. Intorno al V secolo d.C. a Rometta si formò la comunità greco-latina che, in fuga dai centri della costa, venne qui a cercare rifugio dalle devastanti invasioni vandale. Ben presto Rometta assunse un preciso ruolo strategico: dall’alto delle sue mura e delle sue torri controllava un buon tratto dell’antica strada che da Messina conduceva a Palermo.
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Santa Maria dei cerei
Il monumento certamente più antico di Rometta è la chiesa di Gesù e Maria, anticamente detta di Santa Maria della Candelora (o dei Cerei), risalente ai secoli della dominazione Bizantina, tra il VI e X secolo. Presso questa chiesa, alla fine del secolo XIII, si stabilì un convento di suore trasferitosi dalla piana di Milazzo dove aveva il titolo di Santa Maria di Basicò. Nel 1320 le suore ottennero l’approvazione pontificia del loro trasferimento a Rometta, ma nel 1345, per intercessione della regina Elisabetta D’Aragona, passarono a Messina.
Basilica del Murgo
I resti della Basilica del Murgo presso Agnone Bagni trovano posto non lontano dalla costa lentinese. Il complesso, mai ultimato, avrebbe dovuto ospitare i monaci di Roccadia. Il trasferimento in un sito apparentemente più consono, sarebbe dovuto avvenire, sulla base di una affermazione del Manriquez, per volontà di Federico II [R. Pirri 1733, vol. II, pag. 1306]. E’ bene precisare che non rimane alcun documento, databile al XII/XIII secolo, che confermi il trasferimento della comunità cistercense di Lentini dalle colline verso la costa.
Grotta sant’Agrippina
Nelle balze scoscese che chiudono a nord il colle di Mineo si apre una profonda forra, indicata con il toponimo greco di Làmia nel significato di stretta valle fluviale o di edificio con soffitto a volta. Il torrente Lamia Questo vallone, che ha sempre offerto un veloce raccordo viario lungo l’antica “via dei monti” tra l’altopiano ibleo e la Sicilia interna, fa gomito al suo sbocco verso la Piana di Mineo, determinando uno sperone roccioso, in cui è stata scavata nel tardo medioevo una dimora fortificata, successivamente adattata ad edificio di culto, detta “Drafone” per la presenza di un boschetto di allori. Il sito è eponimo di una famiglia feudale, collegata alla nobiltà lentinese, i “de Lamia”, che tra la fine del secolo XIII e il secolo seguente disponeva di signorie feudali nel sud-est dell’isola e ricopriva importanti ruoli nell’ambito della burocrazia statale.
Castello di Milazzo
Quello di Milazzo è il più grande castello di Sicilia e si estende per oltre sette ettari di superficie e quasi quattordicimila metri quadri coperti. Sorge sui luoghi dei primitivi insediamenti greci, romani, bizantini, musulmani. I primi documenti sul nostro Bene Storico Primario risalgono al periodo normanno (XI-XII sec.) quando venne eretto l’edificio dominante, il Mastio, in seguito ampliato dagli Svevi. Proprio la presenza di Federico II di Svevia è una pietra miliare del Castello e della Città. Con lui l’interculturalità diventa Leggi comuni, Strutture militari e Scuole siciliane, poetiche o di caccia coi falchi. Milazzo cresce e si afferma come avamposto strategico militare e viene costruita la prima cinta muraria. Con la scomparsa di Federico il meridione d’Italia declina e sono gli Aragonesi, nella seconda metà del ‘400, a costruire la seconda cinta, che abbraccia la struttura preesistente e adegua il Castello alle nuove necessità di battaglie nelle quali le armi da fuoco avrebbero avuto un ruolo sempre più determinante.
Grotta san Mauro
Di Rosaria Privitera Saggio.
In una terrazza mediana della costa orientale di cava San Mauro, 1 km circa a sud di Lentini, si hanno i resti di un interessante oratorio facente parte di un quartiere rupestre medioevale. Gli alloggi grottali sono allineati per alcuni centinaia di metri lungo la stessa terrazza e consistono di cameroni con soffitto piano delle tipologie lentinesi comuni.
Castello di Brolo
È oramai risaputo che il nome Brolo proviene dall’originale termine Brolium, che nella bassa latinità aveva il significato di parco o giardino. Dalla ricostruzione della Tabula Peutingeriana, si possono ricavare alcune notizie storiche riguardanti il territorio di Brolo. Da questa cartografia storica, che descrive la viabilità della Sicilia nel IV secolo, si evince che la strada principale dell’isola, ossia la Via Valeria, metteva in comunicazione la Sicilia settentrionale da oriente ad occidente, conducendo dallo stretto di Messina fino al Capo Lilibeo.
Castello Adrano
Il cosiddetto Castello Normanno di Adrano, uno dei simboli della città etnea, è una torre eretta sotto Conte Ruggero I di Sicilia, nel XI secolo. Il castello a cui apparteneva, insieme a quelli vicini e simili di Paternò e Motta, rientrerebbe in un sistema difensivo di età normanna volto a controllare la valle del Simeto, il pieno controllo di Catania e dei passi che portavano a Troina, Regalbuto e Randazzo. In quest’ottica può essere messo in relazione con il Ponte dei Saraceni.
Montalbano Elicona
Gli studiosi non sono concordi sulle origini del paese e del suo nome. Alcuni fanno risalire tale origine dai nomi latini mons albus con riferimento ai monti innevati, altri al nome arabo al bana, dal suggestivo significato di “luogo eccellente”. L’appellativo Elicona risale senz’altro alla colonizzazione greca.
Torre Albospino
La Torre di Albospino presso Raddusa e Ramacca, è un bene isolato che trova luogo poco a nord della sponda settentrionale del lago di Ogliastro. Si tratta di una torre probabilmente feudale, edificata su di un affioramento di roccia calcarenitica. L’edificio ha pianta poligonale irregolare; la tecnica edilizia si caratterizza per l’utilizzo di pietra locale non sbozzata, legata insieme da abbondante malta. Solo i cantonali sono rinforzati attraverso l’utilizzo di pietra calcarenitica ben squadrata. La torre si presenta molto rimaneggiata. In origine doveva constare di un pianterreno e di un primo piano. In un momento successivo, forse per esigenze abitative, si decise di aggiungere una seconda elevazione, costruita con tecnica edilizia tanto rudimentale da far apparire netto lo stacco tra primo e secondo piano. Nonostante i numerosi rimaneggiamenti, la disposizione delle finestre non è del tutto caotica, ma sembra rispondere a esigenze abitative e di difesa.