Torre Casalotto: degrado e distruzione.

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26-12-2015 10-36-05

I nostri amici più attenti si accorgeranno che il titolo di queste note è quasi uguale ad uno precedentemente pubblicato e riferito alla località Gazzena di Acireale. Cambia il sito, cambia il comune ma non cambiano le condizioni di degrado. Abbiamo visitato ancora una volta la Torre di Casalotto, in quel di Aci Catena, nella speranza di ritrovare una situazione ambientale migliorata. “Spes contra spem” diceva san Paolo riferendosi alla fede di Abramo: “Egli ebbe fede sperando contro ogni speranza …”. I vecchi siciliani invece ci ammoniscono che “cu di spiranza campa dispiratu mori”.

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L’Etna delinquente della futurista catanese Adele Gloria

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di Marinella Fiume

 


La vetta delinquente
Il cielo
per la ferita
della vetta aguzza del monte
sanguina
e la bambagia
bianca
s’inumidisce di rosso.
Il lividore della morte
striscia piano piano
assaporando
il tattilismo aereo
delle carni azzurrine
e il mare
che riflette la pietà per il cielo
s’intristisce.
Invano
le torri e i campanili
si tendono
in spasmodico slancio;
esso agonizza
e travolge
travolge
colla sua grigia agonia
tutte le cose.
Il cielo morirà.

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Gazzena: degrado e distruzione

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Villa Calanna

Villa Calanna

“Arcangelo Calanna beneficò questa terra l’anno del Signore 1868” sta inciso su una roccia in località Gazzena. Ma la “terra del Signore”, primo lembo della timpa di Acireale, unica per la sua bellezza, è stata da tempo oggetto degli appetiti insani di palazzinari e cavalieri che sono anche riusciti a profanarla nella sua propaggine sud con lo scempio di villette e palazzine che si affacciano sul mare. Poi è stata colpevolmente dimenticata e lasciata all’abbandono. Non sta a noi cercare i colpevoli: Regione, Comune, Provincia? Forse si tratta di un concorso di colpe e di sciatteria. Oggi vogliamo registrare un evento irreparabile ma prevedibile. Un’ala della villa Calanna, la bella villa di fine ottocento, è crollata e con essa i magnifici affreschi del tetto: distrutti irrimediabilmente.

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Petraro

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19-12-2015 17-39-46In territorio di Melilli, nei pressi della frazione di Villasmundo, si trova la contrada Petraro ricca di interessanti emergenze archeologiche che testimoniano della presenza dell’uomo nella zona, sin da dalla Preistoria. Il sito archeologico si articola in due elementi strutturalmente diversi ma intimamente correlati: la Timpa Ddieri ed il soprastante pianoro dove sovrapposti segni indicano l’esistenza di abitazioni riferibili al Neolitico ed al Bronzo antico. La Timpa Ddieri è una parete rocciosa alta circa cento metri che si trova sulla riva sinistra del fiume Mulinello nel punto in cui esso lambisce la contrada Petraro. Questa parete rocciosa racchiude un insediamento rupestre costituito da grotte scavate nel calcare, distribuite su più piani. Alle grotte, fino a qualche anno fa, si accedeva attraverso uno stretto cunicolo che gli antichi abitanti del sito avevano scavato nella parete a metà del costone.

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Abbazia Santa Maria la Scala

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03-12-2015 20-31-45L’abbazia di Santa Maria la Scala fu eretta in epoca normanna, probabilmente tra il 1112 e il 1140, e nel 1160 fu devoluta ai Padri Benedettini, che vi abitarono fino all’avvento della dominazione bizantina in Sicilia, a seguito della quale vi si insediarono i monaci basiliani di rito greco ortodosso. Latinizzata nel 1366, ritornò ai benedettini, prima di passare ai certosini e agli agostiniani, i quali vi abitarono fino al 1785, quando lo abbandonarono per insediarsi in una nuova chiesa costruita al Cassero Vecchio.

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San Giovanni in Palagonia

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03-02-2013 10-20-20I resti della piccola basilica di San Giovanni si trovano nella valle del fiume Catalfaro a Palagonia. Si tratta di una chiesa a pilastri con arcate e rozze decorazioni di cui è difficile stabilire un’esatta datazione. Secondo alcuni studiosi dovrebbe risalire al periodo bizantino e quindi intorno al V-VI sec., altri, rifacendosi ad un dipinto ottocentesco che la riproduce quasi integra, ritengono che apparterrebbe allo stile circestense e quindi al XII secolo.

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Monte Nero degli Zappini

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08-11-2012 12-22-24E’ stato il primo sentiero natura realizzato in Sicilia (a metà del 1991) e ad oggi rimane uno dei sentieri più frequentati nel territorio del Parco dell’Etna, deve il suo nome al termine dialettale siciliano per indicare i pini. Il percorso, che non presenta particolari difficoltà, si snoda a partire dal pianoro ad ovest di Monte Vetore, a breve distanza dal Grande Albergo dell’Etna. Attraversa campi lavici antichi e recenti (1985 – 2001), grotte di scorrimento lavico, hornitos, pietre “cannone” (sarcofago di lava solidificata attorno ad un tronco d’albero), formazioni boschive, imponenti pini di eccezionale bellezza, raggiungendo il Giardino Botanico Nuova Gussonea.

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Serra del Salifizio

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10062012 292Il paesaggio etneo per eccellenza è certamente la Valle del Bove: chi non ha avuto un fremito nello sporgersi dalle sue alte pareti ? Chi, ammirando questo singolare scenario, non ha almeno per un attimo provato a immaginare la sua antica origine, perduta nella notte dei tempi?

Johann Wolfgang von Goethe (Viaggio in Italia – 1828)

Il sentiero che vi proponiamo oggi vi porta su una delle terrazze più belle dell’Etna con affaccio mozzafiato sulla valle del Bove.

Partendo da Piano del Vescovo, dove cercherete di evitare i cumuli di immondizia abbandonati dai nuovi barbari, percorrete il sentiero che costeggia la ripida parete dell’Acqua Rocca dove un magnifico faggio secolare (il Faggio della Rocca) si affaccia sulla verde valle sottostante.

Il sentiero da qui si inerpica lungo una dorsale che vi condurrà a Serra del Salifizio.

Sentiero Etnanatura: Serra del Salifizio.

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Il castello di Paternò

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12-03-2014 19-53-20Per Castello normanno di Paternò si intende la torre principale – sovente detta “dongione” – di un complesso fortilizio che essa dominava. Assurta a simbolo della città, la torre faceva parte di un castello fatto edificare nel 1072 dal Gran Conte Ruggero per garantire la protezione della valle del Simeto dalle incursioni islamiche. Il castello fu assegnato alla figlia di Ruggero, Flandrina, sposa dell’aleramico Enrico di Lombardia. Attorno al castello e al piccolo borgo la popolazione iniziò a crescere grazie ai numerosi mercenari al seguito dei conquistatori normanni e all’arrivo di coloni provenienti dall’Italia settentrionale attirati dai privilegi a loro concessi.

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Museo castello Ursino

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03-02-2015 18-51-20La storia delle collezioni vede gli albori nel 1826, quando il catanese Giovan Battista Finocchiaro lascia alla città di Catania la sua preziosa collezione di dipinti. Di questa raccolta, comprendente molte tele di scuola napoletana, .faceva parte anche la grande tela raffigurante S. Cristoforo, unanimemente riconosciuta al Pietro Novelli. A questo primo gruppo di opere si aggiunge, nel 1866, la raccolta dei PP. Benedettini entrata in possesso del Comune di Catania a seguito dello scioglimento delle corporazioni religiose. Il Museo Benedettino si forma a metà del settecento per impulso dell’abate Vito Amico, intellettuale tra i più apprezzati del tempo, e del priore Placido Scammacca. Essi raccolgono, nel sontuoso Monastero di S. Nicolò, materiali greci e romani scavati e rinvenuti in città o acquistati sul mercato antiquario di Napoli e Roma, e oggetti portati dai missionari al ritorno dalla Cina e dal Giappone.

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