Villa del Casale

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Sito Etnanatura: Villa Romana del Casale.

La scoperta della villa si deve a Gino Vinicio Gentili, che nel 1950 ne intraprese l’esplorazione in seguito alle segnalazioni degli abitanti del posto. Basandosi principalmente sullo stile dei mosaici, lo scopritore datò in un primo momento l’impianto della sontuosa abitazione – sorta su una più antica fattoria – non prima della metà del IV secolo. Successivamente lo stesso studioso assegnò la villa all’età tetrarchica (285-305). Secondo Ranuccio Bianchi Bandinelli la villa va datata al primo venticinquennio del IV secolo. Gli esami sulle murature hanno datato la villa e i mosaici stessi a una successione di tempi che va all’incirca dal 320 al 370.

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Acqua Rocca

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Sito Etnanatura: Acqua Rocca.

Un sentiero affascinante che porta sul ciglio della valle del Bove. Un panorama unico indimenticabile. Imponente il Faggio dell’Acqua rocca: enorme e centenario, aggrappato sul ciglio del burrone, ai suoi piedi una piccola sorgente di acqua cristallina.

Foto di Etnanatura e Ivan Testa.

Sito Etnanatura: Acqua Rocca.

 

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Chiesa dei tre santi

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Pagina Etnanatura: Chiesa dei tre santi.

In cima al Monte Vecchio (o Monte San Fratello), in una splendida posizione panoramica, si trova il Santuario dei Tre Santi Alfio, Filadelfio e Cirino, un monumento di interesse nazionale che ospitò in una cripta ancora visitabile le reliquie dei Santi patroni di San Fratello, che secondo documenti storici giunsero qui nel corso del IX secolo, in seguito all’invasione saracena della Sicilia. La chiesa, costruita tra la fine XI e gli inizi del XII secolo, presumibilmente sui resti di un tempio greco, è costituita da un’unica navata chiusa da una struttura a forma geometrica e da due piccoli vani laterali che conservano gli oggetti per il culto. I tre ambienti dell’interno sono divisi da un ordine murario che serve anche da sostegno agli archi e alla cupola. Sul fianco destro dell’edifico si appoggia un monastero, abitato fino agli anni quaranta del ‘900 da un frate questuante. La parte del Santuario con tamburo ottagonale che sorregge la cupola, insieme al campanile, rappresentano il corpo più antico dell’edificio, che verrà ampliato successivamente. Originalmente spoglio e semplice nella struttura, venne arricchito con stucchi ed affreschi in epoche tardive, un esempio e l’immagine di colonne in marmo rosso che adorna il muro d’ingresso e che svolge la funzione di illusione di un tempio ancora più vasto e decorato. L’unica parte a rimanere semplice è il Presbiterio che rispetta lo stile di un Convento di stampo Basiliano. Luogo di venerazione è il piccolo sotterraneo denominato “Catoio di Santa Tecla” la giovane che fu miracolosamente guarita dai Fratelli, luogo ove erano presenti, come in tutto il monastero, dipinti raffiguranti i Tre Santi ed un’intera serie di quadri riportante il loro martirio. Il Santuario, considerato una delle preesistenze dei monaci greco-ortodossi seguaci della regola di San Basilio, è rivolto a Est perchè il sole che sorge rappresenta la nuova vita in Cristo. Nei pressi del Santuario da secoli sono emersi elementi architettonici di epoca ellenistica e romana, come colonne, marmi lavorati e blocchi con iscrizioni greche, di cui una incassata su un muro della Chiesa, da ascrivere al fatto che presumibilmente qui sorgeva l’acropoli della città antica, che recenti studi hanno confermato essere Apollonia di Sicilia. La stessa Chiesa è stata costruita con molto materiale di reimpiego, come mattoni e grossi blocchi di pietra squadrata beni visibili soprattutto su alcuni angoli della struttura. 
Testo tratto da sottolapietra.blogspot.it

Foto di Rosangela Russo e Antonino Di Bella

Pagina Etnanatura: Chiesa dei tre santi.

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Le orme di sant’Agata e … del diavolo

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Nunziata è una piccola frazione di Mascali uscita miracolosamente indenne dalle devastazioni causate dall’eruzione del 1928 che distrusse la cittadina etnea. Solo da lontano si vedono le lingue di lava fuoruscite dalla Bocche di Santoro (vedi) che coprirono inesorabilmente le case di Mascali. La cittadina conserva un tesoro artistico- archeologico di inestimabile valore che fa da corona a storie, miti e leggende. Ma procediamo con ordine (si spera).
Dal centro del paese, lasciando alle vostre spalle la chiesa madre dedicata alla Madonna dell’Itria, risalendo via Etnea, dopo qualche centinaio di metri sulla destra incontrate la chiesa della Nunziatella (vedi).

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Catania e Agata

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Il lavoro che vi proponiamo nasce dalle ricerche congiunte di due gruppi affiliati: “Etnanatura” e “Ti cuntu“. Volutamente abbiamo tralasciato gli aspetti religiosi e folkloristici preferendo un’analisi storica e ricercando i siti che la leggenda e la storia hanno individuato nella città di Catania come luoghi di Agata.

Alleghiamo inoltre il racconto “Il velo di Agata” di Marinella Fiume che abbiamo già pubblicato nei giorni precedenti.

Foto di Etnanatura e Michele Torrisi.

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Santa Maddalena

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Sito Etnanatura: Santa Maddalena.

La chiesetta di santa Maddalena, di cui oggi rimane la suggestiva abside ricavata nella pietra, secondo tradizione risalirebbe all’età bizantina, ma molto probabilmente è stata edificata agli inizi del XVIII secolo,come attesta la data 1711 scolpita nella parete di destra. L’ingrottato della Maddalena, ubicato su una via d’accesso al paese,fronteggiava l’antica chiesa Matrice dedicata a San Teodoro Martire (oggi non più esistente), e nei pressi di essa si svolgeva in passato il famoso “incontro degli Stendardi” tra le confraternite dell’Assunta di Gallodoro e della SS. Trinità di Forza D’Agrò. 
Fonte Comune di Gallodoro

Sito Etnanatura: Santa Maddalena.

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Balze soprane

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Sito Etnanatura: Balze Soprane.

In località Balze Soprane si trova una struttura megalitica costituita da dieci lastroni di pietra lavica sbozzati e disposti a spirale (larghi 0,80/0,90 m, alti da 1,40 a 1.60 m, spessi 0,20/0,30 m, ad eccezione di uno che non è un lastrone bensì un blocco, spesso circa 0,70 m).
Non si è conservata traccia dell’eventuale copertura e riteniamo probabile la struttura ne fosse del tutto provvista. Il primo lastrone, il più interno della spirale, è l’unico ad avere un’altezza di un solo metro ed è
ruotato rispetto agli altri.

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L’Aron di Agira

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Sito Etnanatura: Chiesa SS Salvatore di Agira.

La chiesa del SS. Salvatore sorge in uno dei quartieri più antichi sotto il monte occupato dal Castello, proprio accanto ai resti della sua cinta muraria. E’ tra le più antiche e prestigiose parrocchie agirine. Eretta in epoca normanna, dalla fine del XII secolo fu soggetta come le altre chiese esistenti in quell’epoca ad Agira alla giurisdizione del monastero di San Filippo, per privilegio concesso da Ansgerio primo vescovo di Catania, e confermato nel 1170 dal vescovo Roberto. La storia del SS. Salvatore è infatti per secoli legata a quella dell’abbazia di San Filippo che ha detenuto sino alla metà dell’Ottocento anche il possesso della navata sinistra della chiesa. All’interno della chiesa si trova l’Aron haQodesh o Aron-Ha-Kodesh oppure solo Aron o semplicemente Armadio Sacro. E’ un arredo sacro della religione ebraica, sempre presente all’interno della Sinagoga. Quello di Agira è l’Aron più antico in Europa di cui oggi si ha notizia.

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Castello di Agira

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 Sito Etnanatura: Castello di Agira.

Nel periodo sicano forse esisteva già il Palazzo sulla cima del monte Teja (poi divenuto Castello), nel quale abitavano i Capi dei primi Agiri e nel quale abitarono successivamente i principi-tiranni siculi. Oltre al Castello si narra esistesse una fortificazione muraria munita di porta ciclopica. Durante il periodo greco, romano e bizantino, il Castello rivestì soltanto un ruolo di rappresentanza ad uso delle varie autorità della città. Con gli arabi, invece, riacquistò il ruolo originario, tornando nuovamente fortezza e costruzione di interesse primario. La fortificazione della città era formata da tre cinte murarie: la prima girava ad anello attorno al monte subito sotto il castello; la seconda circoscriveva una quota più bassa del monte; la terza, molto irregolare perché seguiva l’andamento delle rocce, si sviluppava all’altezza delle Rocche di S. Pietro. Castello di AgiraLa porta, detta Eraclea, doveva trovarsi in prossimità di via Adamo.

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Grotta dell’Eremita

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Sito Etnanatura: Grotta dell’Eremita.

Nel 1669 si ebbe un’eruzione tra le più grandi e disastrose che le genti dell’Etna ricordino, che iniziò l’8 marzo da una frattura a Nord di Nicolosi con terremoti continui, prima lievi e via via sempre più forti. Quella stessa eruzione arrivò fino a Catania, la seppellì in massima parte ed allontanò la costa per oltre un chilometro. Mompileri fu tra i paesi più colpiti e già il 13 marzo era stato completamente distrutto dalla lava che lo seppellì sotto una coltre spessa in alcuni punti anche 10 m. Una cronaca di questo grande disastro fu scritta nel 1688 dal cappellano di Mompileri, Don Antonino di Urso, che così racconta passo passo quei terribili giorni:

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