L’abbazia di Santa Maria la Scala fu eretta in epoca normanna, probabilmente tra il 1112 e il 1140, e nel 1160 fu devoluta ai Padri Benedettini, che vi abitarono fino all’avvento della dominazione bizantina in Sicilia, a seguito della quale vi si insediarono i monaci basiliani di rito greco ortodosso. Latinizzata nel 1366, ritornò ai benedettini, prima di passare ai certosini e agli agostiniani, i quali vi abitarono fino al 1785, quando lo abbandonarono per insediarsi in una nuova chiesa costruita al Cassero Vecchio.
La peste della cenere
Di Marinella Fiume – Foto di Alessandro Lo Piccolo
Non voleva proprio più smetterla di piovere dal cielo. Tre mesi ininterrotti erano davvero troppi. Roba che a memoria d’uomo in paese nessuno ricordava una pioggia di cenere di così lunga durata. I vecchi giungevano con la memoria alla pioggia di una diecina di giorni cominciata il giorno dei morti dell’anno 1928, durante la terribile eruzione quando la lava aveva ricoperto e raso completamente al suolo la vicina cittadina di Mascali, arrivando fino al mare. Poi, per quasi ottant’anni, solo ogni tanto pioggia di qualche ora e per qualche giorno, non più di tre o quattro. Anche l’anno prima, in estate, durante le proiezioni del cinema all’aperto, era piovuta in paese una pioggia di lapilli leggeri, ma di più grossa dimensione della cenere, come un chicco di grandine, che li aveva costretti ad assistere al film coprendosi il capo con cappellini e foulards. Ed anche la vigilia di Natale dello stesso anno il paese si era svegliato ricoperto di una lieve coltre di fine sabbia nera, ma il vento del giorno di festa l’aveva spazzata via facilmente, lasciandola attaccata solo alla neve finta dei presepi e annidata tra le pieghe più profonde del mantello celestrino della Vergine.
San Giovanni in Palagonia
I resti della piccola basilica di San Giovanni si trovano nella valle del fiume Catalfaro a Palagonia. Si tratta di una chiesa a pilastri con arcate e rozze decorazioni di cui è difficile stabilire un’esatta datazione. Secondo alcuni studiosi dovrebbe risalire al periodo bizantino e quindi intorno al V-VI sec., altri, rifacendosi ad un dipinto ottocentesco che la riproduce quasi integra, ritengono che apparterrebbe allo stile circestense e quindi al XII secolo.
Monte Nero degli Zappini
E’ stato il primo sentiero natura realizzato in Sicilia (a metà del 1991) e ad oggi rimane uno dei sentieri più frequentati nel territorio del Parco dell’Etna, deve il suo nome al termine dialettale siciliano per indicare i pini. Il percorso, che non presenta particolari difficoltà, si snoda a partire dal pianoro ad ovest di Monte Vetore, a breve distanza dal Grande Albergo dell’Etna. Attraversa campi lavici antichi e recenti (1985 – 2001), grotte di scorrimento lavico, hornitos, pietre “cannone” (sarcofago di lava solidificata attorno ad un tronco d’albero), formazioni boschive, imponenti pini di eccezionale bellezza, raggiungendo il Giardino Botanico Nuova Gussonea.
Serra del Salifizio
Il paesaggio etneo per eccellenza è certamente la Valle del Bove: chi non ha avuto un fremito nello sporgersi dalle sue alte pareti ? Chi, ammirando questo singolare scenario, non ha almeno per un attimo provato a immaginare la sua antica origine, perduta nella notte dei tempi?
Johann Wolfgang von Goethe (Viaggio in Italia – 1828)
Il sentiero che vi proponiamo oggi vi porta su una delle terrazze più belle dell’Etna con affaccio mozzafiato sulla valle del Bove.
Partendo da Piano del Vescovo, dove cercherete di evitare i cumuli di immondizia abbandonati dai nuovi barbari, percorrete il sentiero che costeggia la ripida parete dell’Acqua Rocca dove un magnifico faggio secolare (il Faggio della Rocca) si affaccia sulla verde valle sottostante.
Il sentiero da qui si inerpica lungo una dorsale che vi condurrà a Serra del Salifizio.
Sentiero Etnanatura: Serra del Salifizio.
Il castello di Paternò
Per Castello normanno di Paternò si intende la torre principale – sovente detta “dongione” – di un complesso fortilizio che essa dominava. Assurta a simbolo della città, la torre faceva parte di un castello fatto edificare nel 1072 dal Gran Conte Ruggero per garantire la protezione della valle del Simeto dalle incursioni islamiche. Il castello fu assegnato alla figlia di Ruggero, Flandrina, sposa dell’aleramico Enrico di Lombardia. Attorno al castello e al piccolo borgo la popolazione iniziò a crescere grazie ai numerosi mercenari al seguito dei conquistatori normanni e all’arrivo di coloni provenienti dall’Italia settentrionale attirati dai privilegi a loro concessi.
Museo castello Ursino
La storia delle collezioni vede gli albori nel 1826, quando il catanese Giovan Battista Finocchiaro lascia alla città di Catania la sua preziosa collezione di dipinti. Di questa raccolta, comprendente molte tele di scuola napoletana, .faceva parte anche la grande tela raffigurante S. Cristoforo, unanimemente riconosciuta al Pietro Novelli. A questo primo gruppo di opere si aggiunge, nel 1866, la raccolta dei PP. Benedettini entrata in possesso del Comune di Catania a seguito dello scioglimento delle corporazioni religiose. Il Museo Benedettino si forma a metà del settecento per impulso dell’abate Vito Amico, intellettuale tra i più apprezzati del tempo, e del priore Placido Scammacca. Essi raccolgono, nel sontuoso Monastero di S. Nicolò, materiali greci e romani scavati e rinvenuti in città o acquistati sul mercato antiquario di Napoli e Roma, e oggetti portati dai missionari al ritorno dalla Cina e dal Giappone.
Sant’Antonio Milazzo
Scendendo dallo spiazzale omonimo verso il sottostante litorale, a metà costa, è ubicato il Santuario rupestre di S. Antonio da Padova rifugio del Santo dopo il naufragio sulle coste del Capo (gennaio 1221). Trasformato in luogo di culto (1232), nel 1575 assunse l’aspetto di chiesa a spese e cura del nobile Andrea Guerrera. Più considerevoli i lavori del XVIII secolo (altari e rivestimenti marmorei).
Museo di Centuripe
Il Museo archeologico regionale di Centuripe espone la maggiore collezione di reperti archeologici della romanità nella Sicilia interna, ed è posto nel comune di Centuripe nei pressi del tempio degli Augustali e di altre aree archeologiche. Le collezioni del vecchio museo civico sono state integrate con i reperti forniti dagli scavi condotti a partire dal 1968 dalla Soprintendenza per i Beni Culturali. Il Museo presenta la storia della città dai tempi remoti alla sua distruzione.
Madonna dell’Adonai
Il santuario della Madonna dell’Adonai si trova nei pressi di Brucoli e fa parte della diocesi di Siracusa. In base ad antiche testimonianze, riprese anche da scrittori del XVI e XVII secolo, il santuario sarebbe un oratorio paleocristiano, come attesta l’epiteto ebraico della Madonna Mater Adonai, ovvero Madre del mio Signore. L’oratorio venne fondato nella prima metà del III secolo da un cristiano di nome Publio, in uno degli ipogei costituiti dalle cosiddette grotte del Greco che, fin dal paleolitico, mostrano una marcata vocazione sacra. Inizialmente utilizzate come ipogei funebri, poi occupate dai Greci Megaresi come ricovero e luogo di sepoltura intorno al VII secolo a.C., durante la colonizzazione greca della Sicilia, quindi rifugio e luogo di culto dei cristiani perseguitati (250 d.C.). Si trattava dei fedeli della comunità di Leontinoi, oppressa dalla persecuzione di Decio e Valeriano.