I crateri Barbagallo si formarono in seguito all’eruzione del 2002. Grande eruzione durata dal 27 ottobre al 29 gennaio 2003. Questa eruzione è stata denominata l’eruzione perfetta. Essa è da considerarsi tra le più esplosive degli ultimi 100 anni. È da considerarsi anche la più distruttiva dal punto di vista infrastrutturale. Nella notte del 26 ottobre 2002 una forte scossa sismica avviò la fase eruttiva, che distrusse tutta la zona turistica di Piano Provenzana sul versante Etna-Nord in località di Linguaglossa. Tutte le infrastrutture turistiche-ricettive e sportive furono ricoperte dalla colata lavica, che in una nottata azzerò trent’anni di investimenti e progetti di una intera comunità. Le ferite della colata sono tuttora visibili non appena si raggiunge la località Piano Provenzana, dove uno scenario lunare ha preso il posto del un paesaggio che offriva la vista della pineta incastrata ai piedi dell’enorme montagna. (1)
Casa Cuseni
Testo di Marinella Fiume. Foto di Alessandro Lo Piccolo.
Casa Cuseni, una delle più belle ville di Taormina, deve il suo nome al quartiere in cui sorge, l’antico borgo, in quella che fu una volta una scarpata di selvaggia bellezza e che ora è un incantevole oasi di verde, sulla strada da Taormina verso il santuario della Madonna della Rocca e Castelmola. Casa Cuseni fu progettata e fatta costruire, tra il 1905 e il 1911, da Robert Hawthorn Kitson, (1873-1947), laureato a Cambridge in scienze naturali a indirizzo geologico, pittore e mecenate che, dopo aver molto viaggiato, scelse per vivere la perla dello Jonio. Don Roberto era pittore di quotati acquerelli che espose più volte nella sua città natale, Leeds, alla Royal Academy di Londra, all’Accademia Britannica di cui era membro, a Roma e Catania; era anche un grande viaggiatore, che dalla sua Taormina visitava ogni anno per esempio il Nord Africa. Fu molto amato dai Taorminesi che lo chiamavano “il pazzo inglese”, non tanto per il suo aspetto alto e dinoccolato, i suoi occhi azzurri, i baffi in stile edoardiano, quanto per la stravaganza nel vestire e le sue preferenze omosessuali.
Un bellissimo novembre.
La triste storia del Palazzo Riggio Carcaci.
Un bellissimo Novembre, un mese che solo in Sicilia sa essere languido e ovattato. Un mese “ruffiano” che protegge, fra le mura di una casa nobiliare, l’iniziazione all’amore del giovane Nino da parte della zia. Sullo sfondo le pendici dell’Etna e una disperazione sottaciuta e mai gridata perché in Sicilia anche l’amore può essere drammatico. Dalle belle pagine del romanzo di Ercole Patti “Un bellissimo Novembre” il regista Bolognini trasse uno dei suoi capolavori che conservò il titolo del racconto. Per girare le scene d’amore fra il giovane Nino, nel film interpretato dall’attore Paolo Turco, e la zia, un’avvenente Gina Lollobrigida, Bolognini scelse il vecchio palazzo nobiliare Riggio Carcaci in Aci Sant’Antonio (vedi la scena del film).
Mulini di Biancavilla
I mulini di Biancavilla furono costruiti da Antonio Moncada Ventimiglia conte di Adernò e Principe di Paternò. L’acqua proveniva dalla sorgente Cartalemmi e veniva utilizzata dai 5 mulini per poi, tramite un sistema di saje ancora presenti, essere usata per l’irrigazione delle campagne sottostanti. I ruderi si trovano sotto la cosiddetta “Rocca” un lastrone lavico che si protende sulla valle del Simeto. La Rocca, era abitata sin dalla preistoria nei suoi anfratti , oggi di essa e’ rimasto ben poco a causa della cementificazione.
Bosco di Casalotto: degrado e distruzione.
Continua la nostra triste rassegna sui siti degradati del nostro territorio. Oggi vi presentiamo un bosco che si trova nel comune di Aci sant’Antonio: il bosco di Casalotto. “La storica Villa Casalotto è quanto rimane di un vasto possedimento agricolo (27 ettari), coltivato a vigneto, appartenente all’illustre famiglia dei Casalotto. La proprietà, una residenza di campagna con annesso un parco di inizio Novecento, sviluppato su preesistenze sei-settecentesche, sembra rappresenti il nucleo di fondazione del comune di Aci S. Antonio (Balistreri et al., 1993), ed è andata riducendsi drasticamente in seguito all’intensa urbanizzazione del territorio, oggi in gran parte lottizzato e attraversato dall’autostrada Catania-Messina. Allo stato attuale, la Villa si estende per 21.500 mq e risulta costituita da un vasto giardino e dai ruderi degli antichi edifici.
Acquedotto romano Scalilli
L’acquedotto romano di Catania (vedi) fu la maggiore opera di convoglio idrico nella Sicilia romana. Attraversava il territorio compreso tra le fonti sorgive di Santa Maria di Licodia e l’area urbana catanese, percorrendo gli attuali territori comunali di Paternò, Belpasso e Misterbianco prima di giungere al capoluogo etneo. Nonostante la struttura fosse imponente e piuttosto articolata e sebbene fino al XIX secolo non manchino attestazioni del suo utilizzo in alcune sue parti, della presenza di tale sistema idrico non si ha menzione nelle fonti classiche. La prima citazione la compie il Fazello nella seconda metà del XVI secolo che lo definisce ricco di acque e monumentale come quello di Roma.
Torre Casalotto: degrado e distruzione.
I nostri amici più attenti si accorgeranno che il titolo di queste note è quasi uguale ad uno precedentemente pubblicato e riferito alla località Gazzena di Acireale. Cambia il sito, cambia il comune ma non cambiano le condizioni di degrado. Abbiamo visitato ancora una volta la Torre di Casalotto, in quel di Aci Catena, nella speranza di ritrovare una situazione ambientale migliorata. “Spes contra spem” diceva san Paolo riferendosi alla fede di Abramo: “Egli ebbe fede sperando contro ogni speranza …”. I vecchi siciliani invece ci ammoniscono che “cu di spiranza campa dispiratu mori”.
L’Etna delinquente della futurista catanese Adele Gloria
di Marinella Fiume
La vetta delinquente
Il cielo
per la ferita
della vetta aguzza del monte
sanguina
e la bambagia
bianca
s’inumidisce di rosso.
Il lividore della morte
striscia piano piano
assaporando
il tattilismo aereo
delle carni azzurrine
e il mare
che riflette la pietà per il cielo
s’intristisce.
Invano
le torri e i campanili
si tendono
in spasmodico slancio;
esso agonizza
e travolge
travolge
colla sua grigia agonia
tutte le cose.
Il cielo morirà.
Gazzena: degrado e distruzione
“Arcangelo Calanna beneficò questa terra l’anno del Signore 1868” sta inciso su una roccia in località Gazzena. Ma la “terra del Signore”, primo lembo della timpa di Acireale, unica per la sua bellezza, è stata da tempo oggetto degli appetiti insani di palazzinari e cavalieri che sono anche riusciti a profanarla nella sua propaggine sud con lo scempio di villette e palazzine che si affacciano sul mare. Poi è stata colpevolmente dimenticata e lasciata all’abbandono. Non sta a noi cercare i colpevoli: Regione, Comune, Provincia? Forse si tratta di un concorso di colpe e di sciatteria. Oggi vogliamo registrare un evento irreparabile ma prevedibile. Un’ala della villa Calanna, la bella villa di fine ottocento, è crollata e con essa i magnifici affreschi del tetto: distrutti irrimediabilmente.
Petraro
In territorio di Melilli, nei pressi della frazione di Villasmundo, si trova la contrada Petraro ricca di interessanti emergenze archeologiche che testimoniano della presenza dell’uomo nella zona, sin da dalla Preistoria. Il sito archeologico si articola in due elementi strutturalmente diversi ma intimamente correlati: la Timpa Ddieri ed il soprastante pianoro dove sovrapposti segni indicano l’esistenza di abitazioni riferibili al Neolitico ed al Bronzo antico. La Timpa Ddieri è una parete rocciosa alta circa cento metri che si trova sulla riva sinistra del fiume Mulinello nel punto in cui esso lambisce la contrada Petraro. Questa parete rocciosa racchiude un insediamento rupestre costituito da grotte scavate nel calcare, distribuite su più piani. Alle grotte, fino a qualche anno fa, si accedeva attraverso uno stretto cunicolo che gli antichi abitanti del sito avevano scavato nella parete a metà del costone.